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La Bambola Assassina 2019. Cosa c’è di nuovo in questo remake.

di Romolo Ricapito

La Bambola Assassina, versione 2019 di un classico dell’horror omonimo uscito in Italia nel 1989, a 30 anni di la bambola assassinadistanza vuole aggiornare le avventure della pestifera bambola Chucky e del suo sventurato padroncino che in questo nuovo contesto è  il figlio di una mamma single, ma c’è l’aggiunta di un lieve handicap fisico. Il ragazzino infatti porta un apparecchio acustico per un problema d’udito. Dirige il tutto Lars Klevberg.

E’ abbastanza chiaro sin dall’inizio che l’horror, il cui titolo originale è Child’s Play, è anche un pretesto per denunciare situazioni come  la dipendenza dei ragazzini da oggetti tecnologici quali smartphone e altri.
Anche perché il “nuovo” Chucky oltre che una bambola è un mini-robot tecnologizzato che si collega ai cellulari, gestisce le app, interagisce con i bimbi sfruttando le nuove tecniche di comunicazione imposte alle masse, ma che spesso vengono usate in modo inappropriato sia dai piccoli che dagli  adulti.
Chucky è una spugna che assorbe anche la diseducazione del piccolo protagonista, Andy, dedito con gli amici a guardare horror splatter e a pronunciare maledizioni, ad esempio, nei confronti dell’ennesimo compagno della madre, Shane.
Il giocattolo è difettato: uno degli operai vietnamiti  dediti alla sua costruzione tecnologica lo ha disattivato dei filtri di sicurezza, per vendicarsi del mobbing di un superiore.
Inoltre la ditta produttrice mette in commercio in continuazione nuovi ritrovati del bambolotto, in varianti più aggiornate  e aspetti che  mutano,  dalla tinta dei capelli alla trasformazione in animale, ad esempio un orsetto.
Chucky è dunque uno scarto, restituito da una cliente che ha avvertito qualcosa di anomalo  dal normale al negozio che distribuisce il giocattolo, la cui commessa, la madre di Andy, Karen, salvando la bambola dalla distruzione, la regala  al figliolo  per il  compleanno.
Da qui partono  una serie di psico drammi che diventano effettivi quando il pestifero Chucky se la prende col gatto di casa, colpevole di avere graffiato Andy, ma diventando ancora più letale attenzionando  il “patrigno” Shane.
Patrigno curiosamente dai capelli rossi (come la stessa bambola) e che non è uno  stinco di santo, essendo sposato con due bambine al seguito.
La morte dell’uomo che atterra dal tetto della sua casa nel campo di angurie attiguo alla sua proprietà (location quanto meno originale) anticipa la follia totale della bambola che. ormai ingestibile, tenta di eliminare tutti coloro che circondano affettivamente il bambino, nel tentativo di esserne il solo amico e referente.
Tacito il riferimento alla tecnologia che isola le giovani generazioni, spesso affidate dai genitori stessi a compagni irreali, dai giochi elettronici a smartphone di ultima  generazione.
Nella seconda parte il film accontenta gli affezionati dell’horror, però con alcune derive di cattivo gusto sconfinanti nella malvagità pura.
Viene eliminata un’anziana donna di colore, Doreen, vicina di casa dei protagonisti, donna innocua e affettuosa, che è la madre del detective Mike.
L’attore Mark Hamill, il protagonista della saga Guerre Stellari, doppia nella versione Usa la bambola malefica e il suo apporto  è stato annunciato tre-quattro mesi prima dell’uscita del film nella seconda metà di giugno, dunque è  stato eseguito nella post produzione ormai avviata,  mentre la pellicola è uscita in contemporanea in Italia con gli Stati Uniti. Da noi  il doppiatore di Chucky è Loris Loddi.
Audey Plaza e Gabriel  Bateman sono rispettivamente Karen e Andy, madre e figlio  sufficientemente espressivi e convincenti, mentre la caratterista afroamericana Carlease Burke è Doreen, ma c’è anche un cameo di Tim Matheson nel ruolo di un dirigente della ditta che produce le bambole. Del film, in ogni caso riuscito e di qualità medio-alta, potrebbe essere realizzato un seguito.
26 giugno 2019

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