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La parità di genere non è rosa

di Cinzia Santoro
Dobbiamo lavorare su quel substrato socio-culturale che declina ancora  l’universo femminile in 50 sfumature di rosa.
Se vogliamo contribuire realmente ad annullare le disparità di genere dobbiamo incominciare da un seria e definitiva presa di distanza dai più banali luoghi comuni, come ad esempio quello che identifica la donna con il rosa barbie.
La pretesa di fare cultura non  prescinde mai da una corretta informazione.
Ed è proprio dall’informazione e dalla narrazione tossica delle morti violente di donne, che vi ricordo solo nel 2018 sono state circa 120, che dobbiamo distaccarci.
Ad esempio  io mi oppongo al giornalista che, narrando della morte  di Violeta Venchiu  giovane mamma di tre bambini, bruciata viva dal suo convivente, ha scritto  “alla base del gesto vi sarebbero le continue liti fra i due conviventi, che sarebbero appunto sfociate nella follia”, La morte di Violeta, Felicia, Palmina e le altre è morte annunciata. Lo stato diviene complice allorquando non riconosce che queste donne muoiono per mano assassina, con  premeditazione, per futili motivi  e crudeltà.
Allora se vogliamo riflettere e agire concretamente  non rimarremo ad assistere in silenzio allo smantellamento dei diritti civili duramente conquistati dalle donne. Penso a Pillon e cito le coraggiose parole dell’Avvocata Filomena Zaccaria impegnata in prima persona con il Centro Antiviolenza Rompiamo il Silenzio “Dietro la ventilata riforma dell’affido condiviso si cela una cultura conservatrice e stereotipata, che elimina ogni istituto giuridico di tutela effettiva dei minori e dei soggetti più deboli della famiglia, intesa solo come nucleo composto da madre e padre, ignorando ogni altra forma di famiglia  che è parte essenziale della nostra società”
E dalla cultura stereotipata e conservatrice, di cui Pillon e amici della chiesa  cattolica sono rappresentanti e militanti bisogna ripartire per riaffermare il diritto alla parità di genere.
Questa spinta assolutamente antistorica e antisociale va fermata e l’iniziativa del Senatore Pillon va bocciata in tronco  in sede parlamentare o in extremis ricorrendo alla Consulta, confidando nelle prerogative istituzionali e nella sensibilità del Presidente della Repubblica.
26 novembre 2018

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