Il Contagio: film ibrido e non disprezzabile ma che potrebbe faticare ad imporsi sui nostri schermi a causa della sua complessità Cinema 29 Settembre 2017 di Romolo Ricapito Il Contagio è un film drammatico, ma anche di costume, che vede schierati alla regia due validi registi: Matteo Botrugno e Daniele Coluccini. Variegato il cast, rappresentativo della varia umanità romana narrata nell’intreccio. Va detto poi che il tutto è ispirato al romanzo omonimo di Walter Siti. E’ sufficientemente evidente come il film evidenzi due anime: nella prima parte la coralità dell’intreccio predomina, ma non sempre in maniera organica e completa. I personaggi indagati sono troppi e le due coppie protagoniste vengono trascurate con la descrizione talvolta dispersiva di personaggi minori, destinati a scomparire del tutto, oppure si tratteggiano caratteri femminili degni di Almodovar, ma senza la stessa fantasia o ironia del celebre regista iberico. La fotografia è di fatto ottima, dunque artisticamente rimane la cosa migliore del film. Ma il clima che si rifà a una forma di neorealismo resuscitato e pregresso è anacronistico, mentre il personaggio interpretato da Anna Foglietta , quello di Chiara, moglie di Marcello (Vinicio Marchioni) è pleonastico, laddove viene poi trascurato nella seconda parte. Questi difetti, piuttosto evidenti, rendono l’opera lenta nel lungo prologo, al pari di un vecchio motore diesel. Il carattere del professore (Walter, alter ego di Walter Siti) e scrittore interpretato da Vincenzo Salemme pare mutuato dalla figura di Pier Paolo Pasolini. Egli nobilita in maniera aulica sia la relazione omosessuale con Marcello ( gigolò da strapazzo dalla fisicità esibita e consumatore abituale di cocaina) ma anche il contesto delle case popolari dove la vicenda è ambientata. Case, va rilevato, dalla curiosa struttura ad arco per quanto riguarda l’estetica esteriore. L’altro personaggio interessante, dopo quello di Marcello, è quello di Mauro (Maurizio Tesei) anche lui cocainomane, dedito ad affari sporchi con quei colletti bianchi che daranno vita ad improbabili società per reinvestire il denaro ottenuto dalla vendita di stupefacenti. Mauro è sposato con Simona (Giulia Bevilacqua) ma pure qui il personaggio femminile viene quasi ignorato dalla sceneggiatura, che introduce nella seconda parte il singolare carattere interpretato da Carmen Giardina , quello di Lucia. Trattasi della classica single ormai matura, lavoratrice, addetta alle pubbliche relazioni aziendali sul prototipo nordista. Se a ciò si aggiunge, sempre nel primo tempo , il personaggio di Attilio (Daniele Parisi) che sembra un po’ il classico ladro di polli, quello di Flaminia (Luciana De Falco) una milf che convive con un toy boy psicopatico, si avverte ancora più limpidamente come il film sia troppo affollato e che la sceneggiatura non riesce a padroneggiare totalmente il tutto, coinvolgendo lo spettatore medio. Meglio l’ultima parte che si svolge tre anni dopo. Mauro si è spostato al quartiere romano di Prati grazie ai suoi affari poco puliti, che hanno innalzato il suo tenore di vita, mentre Marcello è rimasto nel vecchio quartiere ed è nei guai fino al collo. Qui la pellicola da commedia si trasforma in un poliziesco-thriller di matrice anche televisiva incentrandosi sui caratteri maschili, quelli ottimamente resi da Vinicio Marchioni e Maurizio Tesei. Sono molto riuscite alcune scene d’azione oppure ambientate in discoteca, in quanto evidenziano la deriva psicologica del personaggio di Mauro. In pratica il secondo tempo aderisce a forme più convenzionali, o commerciali, epperò aumentando la qualità del film, che comunque si rivela complesso strutturalmente e nelle sue ambizioni di una descrizione compatta del degrado umano nella Roma d’oggi, indagato a 360 gradi. Probabilmente i due registi, hanno optato per una via di mezzo tra arte e sfida al cinema convenzionale e “opportunista” al fine di cercare di padroneggiare un romanzo corposo e denso di significati ,generando però un prodotto che difficilmente potrà accontentare i palati di coloro che sono abituati ai film di cassetta Questo film apparentemente ibrido ma di indubbia qualità probabilmente faticherà a trovare spettatori nelle sale e a rimanere a lungo in programmazione, ma si spera il contrario, in quanto esso fa emergere il talento di due nuovi splendidi, talentuosi e giovani cineasti.