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“A tutela dell’ecosistema marino”, Turco presenta una proposta contro la pesca dei cetrioli marini

Beppe Turco
cetriolo di mare
cetriolo di mare

Una proposta di legge per tutelare i banchi naturali di Oloturia, comunemente noto come ‘cetriolo di mare’ vietandone il prelievo, la detenzione, il trasporto e il commercio.Il testo disciplina, per la prima volta nelle Regioni che si affacciano sul mare, il fenomeno di questa specie marina a rischio, molto richiesta soprattutto dai mercati extraeuropei e asiatici, mettendo a serio rischio l’ecosistema del mare Mediterraneo e la biodiversità. È l’iniziativa legislativa depositata dal gruppo consiliare La Puglia con Emiliano e dai consiglieri Giuseppe Turco (primo firmatario), Alfonso Pisicchio e Paolo Pellegrino.

I cetrioli marini rivestono infatti l’importante ruolo di ‘spazzini del mare’, soprattutto nel riciclo delle scorie dei fondali utili alla sopravvivenza dei coralli e alla pulizia delle praterie di Poseidonia Oceanica presenti nei nostri mari.

“La nostra proposta di legge – spiega il consigliere Turco – è una tappa importante per la salvaguardia dell’ecosistema marino saccheggiato da uomini che involontariamente non riescono a capire l’utilità della catena biologica arricchendo i Paesi Orientali, dove i cetrioli marini vengono utilizzati per finalità culinarie o per cosmesi. Bisogna ringraziare le forze dell’ordine e le Capitanerie di porto che, nonostante la vacatio legis europea e nazionale, riescono a tamponare questa cattiva abitudine. Per questo la nostra proposta di legge ha un obiettivo: rivendicare con forza che il nostro mare non si tocca e che è parte integrante della nostra storia e della nostra cultura al pari dei siti archeologici”.

Le cronache degli ultimi mesi raccontano infatti di continui interventi da parte delle Capitanerie: a maggio scorso ad esempio nell’area di Taranto sono stati scoperti pescatori di frodo pronti a commercializzare il prodotto all’interno di due magazzini utilizzati per lo stoccaggio e la vendita. Non da meno l’allarme lanciato dal circolo Legambiente di Manduria con diversi esposti inviati alla Regione Puglia e alla Procura della Repubblica di Taranto.

“Un fenomeno – continua Turco – che viene al momento contrastato con sanzione amministrative molto blande rispetto agli ingenti margini di profitto derivanti dal commercio del cetriolo di mare. Le sanzioni infatti oscillano tra i mille e i tremila euro, rispetto a un prodotto il cui valore si attesta tra i 200 e i 600 euro al chilo”.

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