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Anna Costanzo, simbolo pugliese del femminicidio. Perché il suo sacrificio non è stato inutile, ma aiuta adesso tante donne perseguitate dai compagni violenti

anna costanzo
 di Romolo Ricapito
La trasmissione di Rai Tre “Amore Criminale” ha riproposto ultimamente il caso di Anna Costanzo, truccatrice e costumista teatrale del Teatro Petruzzelli di Bari, uccisa barbaramente dall’ex compagno nel 2009, perchè non accettava di essere stato lasciato.

Anna è adesso una sorta di simbolo del femminicidio per quanto riguarda i pugliesi. La cugina, Annamaria Minunno,

Annamaria Minunno
Annamaria Minunno

giornalista professionista, ha postato sul  suo profilo Facebook in occasione della ricorrenza della nascita della Costanzo, la riproduzione della targa posta tre anni fa presso il Policlinico di Bari e dedicata a questa vittima di una violenza assurda e ingiustificabile.

La scritta sotto il nome di Anna dice: “Vedeva la vita a colori perché  viveva a colori”.

Come non ricordare a tale proposito la splendida canzone La Vie en Rose, scritta e portata al successo daEdith Piaf, che parla di una donna che, amando, vedeva la vita “in rosa”.

Purtroppo  ad Anna è stato negato il diritto di continuare la sua esistenza, fatta di tanti interessi, cose semplici e amicizie. E poi il lavoro, soprattutto, che questa brava truccatrice amava sopra ogni altra cosa. Per lei servire gli artisti, le modelle e le rappresentazioni teatrali e di moda era una forma d’arte.

Non soltanto “artigiana” dunque, ma grande lavoratrice e artista  che apportava ai volti quel valore aggiunto che li rende magici sulle scene, o sotto i riflettori dei fotografi.

Annamaria Minunno ci ha parlato della stanza in rosa che presso il padiglione Asclepios del Policlinico di Bari costituisce una corsia preferenziale per le vittime di violenza domestica e non. In questa stanza è possibile attivare  una corsia preferenziale per  quelle donne, purtroppo numerose, che affluiscono al pronto soccorso  ferite dalle   botte,    ma che in passato,a  causa delle lunghe attese, spesso si convincevano a non presentare denuncia. Oppure, ovviamente, venivano convinte.

La stanza, inaugurata nel 2013 con la presenza dell’assessore al Welfare Ludovico Abbaticchio, che conosceva Anna, si avvale dell’aiuto di una psicologa e di uno  staff che documenta le violenze anche con  delle fotografie.

E’ l’unica cosa buona derivante dalla morte di Anna- ci ha detto Annamaria Minunno – e per puro caso la prima donna a usufruire della “stanza rosa” è  stata un’infermiera”.

La giornalista Minunno si è espressa favorevolmente riguardo la trasmissione Amore Criminale che ha trattato il  caso della cugina scomparsa,  osservando che si è trattato di una ricostruzione fedele, anche nel mostrare la cruda rappresentazione  dell’omicidio. La  regista Matilde D’Errico ha dunque  rivelato capacità e mestiere. Mentre, per quanto riguarda il caso di  cronaca di una  donna uccisa da  tantissime  coltellate  di recente in Puglia,  Annamaria Minunno si è soffermata sul numero enorme di fendenti che in questo, come in altri casi,dilaniano il corpo della donna   che non è più considerata un essere umano, ma un oggetto da distruggere con le modalità più barbare e crudeli. “Bene hanno fatto le donne che hanno organizzato una fiaccolata per commemorare l’ultima vittima di femminicidio  a mostrare durante il corteo la fotografia del suo corpo dilaniato, per fare capire a quale deriva persecutoria si può arrivare, sensibilizzando così la gente”.

Alessandro Angelillo, riconosciuto colpevole dell’ omicidio di Anna Costanzo  ha visto ridurre dalla Corte d’Assise la sua pena da 30 a 16 anni, con l’esclusione dell’aggravante della crudeltà.

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