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TOUR PUGLIESE PER LA GIORNALISTA MONICA MAGGIONI. “TERRORE MEDIATICO”: “STATO ISLAMICO E’ UN FRANCHISING”

ROMOLO RICAPITO
Tour pugliese per la giornalista Monica Maggioni, presente al Festival del Libro Possibile di Polignano a Mare e subito dopo a Martina Franca col saggio edito da Laterza “Terrore Mediatico“, 183 pagine, 16 euro.

La direttrice di RaiNews 24 per spiegare l’impatto delle gesta dell’Isis sull’opinione pubblica mondiale, opera dei distinguo e torna indietro nel tempo.
Nel 2003 ero in Iraq– ha spiegato- e quello che succedeva allora, in guerra, già dodici anni fa, fu l’inizio di quello che accade adesso“.
“Dopo la guerra a Baghdad è partita una nuova “guerra” più sotterranea e devastante”, ha anticipato.
La popolare giornalista ha detto  anche che occorre tenere presente le due fazioni  (sciiti e sunniti) operanti su quei territori, etnie che iniziarono a combattere  tra loro, mentre il nord era in mano ai   curdi.
“L’errore del governo iracheno è stato quello di lasciare a casa il partito dominante dei sunniti, perché una parte di  costoro si è poi allenata con combattenti stranieri”.
Nel 2008 gli Usa vanno via dall’Iraq, realizzando che l’opinione pubblica statunitense era contraria alle guerre.
Dal 2008 dunque, morti alcuni dei più pericolosi terroristi , Al Quaeda  assunse il controllo delle città.
Maggioni ha narrato tra l’altro: “nel 2011 mi recai in quei territori, nascosta in un’auto, sotto una coperta.
Abbiamo avuto il torto, noi comunicatori, di non avere raccontato per  intero questa storia:  lo stato islamico andava frammentandosi“.
Secondo la Maggioni, il grande caos della Siria aiutò il precipitare degli eventi e dunque in Medio Oriente gli Stati hanno cambiato completamente i  loro assetti.
 “Ma chi finanzia i terroristi?”
– è stato chiesto a Monica Maggioni .
Ella ha così replicato: lo Stato islamico si è costituito sui posti più ricchi di petrolio della  terra.
 Inoltre esso ha usufruito di denaro offerto da fondazioni di stati confinanti che hanno una forte volontà di supporto.  In più  Arabia Saudita e Qatar vendono opere d’arte e trafficano con reperti archeologici, importante attività per il bilancio dello stato.
Quanta paura dobbiamo avere ?,- si chiede e ci chiede  Monica Maggioni. Qual è inoltre la differenza tra la situazione libica e quella irachena?
Secondo Maggioni , lo stato islamico è un franchising, ossia si diffonde in una maniera quasi “commerciale”, anche sfruttando  propri  simboli di affiliazione.
In Libia è presente uno stato islamico, ma non così pervasivo come in Iraq.
Un monito: “se la Libia non uscirà dal caos odierno, è una nazione ad altissimo rischio“.
I flussi dei migranti sono un elemento di potenziale rischio terroristico.
Dobbiamo avere paura?  –“Moltissima“.
“Ma non in forme isteriche- chiarisce Monica Maggioni- occorre maggiore razionalità”.
Secondo la sua opinione la strage di Charlie Hebdo è stata in qualche modo sopravvalutata: fu causata da appena 3 elementi che hanno tenuto in scacco i media mondiali.
 Dopodiché, già dopo 10 giorni, la vicenda era messa in  secondo piano dalle redazioni, che s’interessavano  ad  altro.
“Quando non si ha più paura non si ha la forza di capire”
I principali nemici dell’Isis sono musulmani: dunque  largo ai distinguo.
Interventi militari? “ Non in Libia e non oggi dove tutti sono contro tutti”.
I “ribelli” si  sono mischiati completamente alla popolazione civile, “la stessa che noi abbiamo dimenticato per 10 anni”.
Vengono offerti  gratuitamente servizi per i minori,   costruiti ambulatori medici, con assistenza dentistica e scuola gratis.
Si sfruttano dunque i bisogni della gente, che è  affiliata in modo quasi naturale.
Queste popolazioni vengono da anni così devastanti che dunque la difesa della libertà è più difficile.

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