libro di isaia commento

Questo è un dato generale e si apre allora un orizzonte sterminato di rispetto davanti ad ogni vita e ad ogni vicenda. Le domande sono giuste solo quando sono un'invocazione per conoscere la sua grandezza; purtroppo l'uomo spesso vuole dirigere lui la sua vita. Il testo passa quindi dal servo reietto ai miseri. Al vs 4 l'innalzamento di cui si parla richiama la croce di Gesù. Geremia dice che Babilonia è stata come un martello nelle mani del Signore (Ger 51), ma abbiamo visto nei giorni scorsi che la scure non è staccata da chi la maneggia e non può insuperbirsi per il lavoro fatto. La scrittura ci insegna che tutto quanto c'è di bello e di buono, tutta la speranza e la vita nuova sono doni ricevuti, portati a noi dallo Spirito del Signore. Il compito loro assegnato è di umiliazione o, anche per loro, di onore? - La preghiera di Ezechia è molto bella. Nel disegno del Signore è necessario che sia abbattuto ogni idolo, che vada in rovina ogni falsa gioia. Confessiamo allora i nostri peccati e chiediamo al Signore di rinnovare la nostra vita. La rovina di tutto ciò che non sta bene insieme a Gesù. La stanchezza sulle alture (vs 12) ancora richiama il culto degli idoli, la cui ricerca non può dare riposo (sono le vie del nostro orgoglio). Gli Angeli sono la mano di Dio che ci impedisce di prendere strade sbagliate, strade solitarie, strade temerarie. La sua gloria è come quella del fiore del campo (nei LXX è "gloria", mentre in ebraico è "misericordia"). Così è del cuore dell'uomo che, se non è occupato dalla presenza del Signore, diventa preda del male. E' un servo amato. Poi c'è la preghiera molto bella: "Se tu squarciassi i cieli e scendessi!" 11-11-00 Is 22, 15-25; 2 Pt 2, 4-10a; Lc 8, 22-25 (Francesco), Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide. Questo vale particolarmente per i preti che, più che assetati, sembrano distributori d'acqua. San Francesco rappresenta un improvviso risvegliarsi del vangelo nella nostra vita. Il riconoscere i nostri peccati ci immette in una strada di speranza. Al vs 14 è descritto il silenzio di Dio, che è il suo stile normale, che deriva dal suo amore: "Tacqui dall'eternità, feci silenzio, mi contenni" (è il verbo usato quando Giuseppe si contenne davanti ai fratelli). - vs 10: la conseguenza del peccato è nascondersi; richiama la Genesi ed il Cantico dove però lo sposo chiama la sposa e la porta fuori, come Gesù ci porta fuori dal peccato. Al vs 15 si parla di una profondità del cuore che porta a nascondersi al Singore. Noi siamo sempre trascinati lontano da questo banchetto, verso altre seduzioni. Dio (vs 5) è creatore di tutto e di tutti e dà non solo la vita, ma anche lo Spirito a quanti camminano sulla terra. "Viene il mattino" è lo stesso verbo di "venite" visto prima; questo fa pensare che noi possiamo venire perché prima è venuto il mattino (Gesù). Si capisce che Moab si compiace della sua potenza espressiva; i LXX dicono che si tratta di divinazione. Quando recitiamo i Salmi ci "nascondiamo" dietro questo Giusto per entrare con lui nella benedizione del Signore. - Si può notare la presenza forte del Signore, il suo farsi vicino. Noi abbiamo sempre un'idea molto mondana e ristretta della nostra vita, per cui tutti e tutto ci è estraneo. - La vicinanza con la settimana santa che attendiamo con tremore ed il testo d'Isaia di oggi con la presenza di Dio in ogni luogo e tempo rinnovano la meraviglia per questa presenza. Chiediamo, per noi e per tutta la comunità cristiana, una presenza sempre più viva della misericordia divina. La Parola ha due tempi: prima c'è la Parola detta, poi c'è quello che lei genera. Ecco il senso delle due espressioni evangeliche "pregare incessantemente" e " gridare a Lui giorno e notte". Di Gesù, l'unico che può riscattare i peccati. Al vs 4 il cuore degli stolti che può diventare un cuore intelligente fa pensare allo spirito di Gesù che fa cambiare il cuore dell'uomo. C'è collegamento con la preghiera che Gesù fa nel vangelo: una vita tutta consegnata, appoggiata al Signore. Il vangelo invita ad "arricchire" in Dio (non "davanti" a Dio): non si tratta di fare buone opere. - "Precetto su precetto" cosa vuol dire? Il nome di «Secondo Isaia» gli è stato dato perché il suo pensiero s’ispira a una tradizione che risale al grande profeta Isaia (VIII secolo). - Parole molto belle e ricche. - vs 3: "nudo e senza scarpe" perché questo sarà un segno. - La descrizione che oggi Isaia fa del male è più profonda e chiara di quanto era stato fatto finora. L'uomo è chiamato ad uscire dai suoi limiti, dai suoi "soli"; sembra quasi un nuovo esodo. Poi, nel vangelo, c'è Gesù, il Figlio di Dio, che dice che c'è il cielo aperto e gli angeli salgono e scendono su di lui. L'uomo quando si innalza umilia se stesso: solo quando si abbassa nei confronti del suo Signore trova la via buona. Al vs 20 c'è il riferimento al lutto e quindi al dolore della morte. La nostra regola poi ci fa fare un passo ulteriore: noi non possiamo fare solo i liturghi, ma c'è il lavoro come luogo per accogliere la parola di Dio e svolgere in modo fedele il nostro compito. Entriamo spesso nell'alienazione mondana di trovare colpe, cause e rimedi alle vicende importanti della nostra vita: tutto, invece, è determinato dalla nostra relazione con Dio. E' questo cammino della speranza che ci dà il senso della partecipazione alla misericordia di Dio. come dice oggi. Solo quando tutto viene ricevuto da Dio e Lui torna ad essere "il Maestro", allora tutto quello che prima ci occupava e preoccupava, anche se molto prezioso, svanisce. E' questo che noi dobbiamo sempre fare per tutte le cose che il Signore ha fatto per noi. Isaia (in ebraico יְשַׁעְיָהוּ, latino Isaias, "il Signore salva"; 765 a.C. circa – VIII secolo a.C.) è stato un profeta ebreo.. Egli è uno dei cinque maggiori profeti biblici, al quale se ne attribuisce un libro: il cosiddetto libro di Isaia.Considerato insieme ad Elia uno dei profeti più importanti di tutta la Bibbia, gli succederanno Geremia, Ezechiele e Daniele. 10-11-00 Is 22, 5b-14; 2 Pt 2, 1-3; Lc 8, 16-21 (Francesco), Mangiamo e beviamo perché domani moriremo. - L'amore misericordioso, di cui abbiamo letto ora nella Regola, è un modo bello per ricordare l'eredità di don Giuseppe, tornato al Padre 4 anni fa in questo giorno. Le ragioni che portano via dal banchetto possono essere anche molto rilevanti ("ho preso moglie"), ma bisogna tornare ad una lucidità che solo Dio può dare. Il verbo innalzare è il mistero della Passione e della sua gloria (quando verrà innalzato attirerà a sè tutti i popoli). Chiediamo perdono per non aver recitato bene questa preghiera dei piccoli, per non aver cercato una pace confidente più grande. Questi figli sono il suo abito nuziale, che indica quasi un'unione fra maternità e sponsalità. E' il Signore, invece, colui che opera, come anche oggi ci dice il profeta Isaia. Questo canto ci indica la direzione del nostro cammino quaresimale: contemplare il volto dell'uomo dei dolori, di Gesù. L'unica soluzione è l'Emmanuele, Padre per sempre, Dio potente. - Ezechia è l'oggetto dell'invettiva del coppiere; Ezechia è pericoloso perché confida nel Signore. 13-2-01 Is 48, 12-22; 2 Co 3, 1-6; Lc 18, 24-30 (Francesco). Abbiamo la grazia di essere dentro a questa funzione di sentinelle con la preghiera, che non è pia pratica, ma il modo di sorvegliare perchè la festa sia bella e accolga tutti. - Non dobbiamo dimenticare mai che la salvezza viene dal Signore. Perché la loro lingua e le loro opere sono contro il Signore. Innalzamento ed umiliazione coincidono in Gesù. E' un uomo "piccolo" consapevole di essere debole nei confronti del male. Il testo è collegato ai Salmi 14 e 23 dove si parla delle caratteristiche del giusto, ma con un'avvertenza: il giusto non è un uomo ideale, inesistente, scoraggiante per noi, ma è "Il Giusto", Gesù, l'unico giusto attorno al quale si costruisce la congiura dei popoli. - Può apparire strano per noi il discorso iniziale, il paragone coi cani muti; poi però ci si accorge che è rivolto a ciascuno di noi. - Isaia è sempre attualissimo: il vs 7 descrive la nostra situazione di smarrimento continuo della via buona, seguito sempre da un giorno in cui si volge lo sguardo al Signore. 27-1-01 Is 43, 9-13; 1 Co 15, 12-19; Lc 16, 1-9 (Francesco). - Testo di speranza: il popolo non è contento, Dio manda il male, ma è con noi perché ci ama. La misericordia di Dio è tale che Lui entra nel nostro gioco solitario ed idolatrico. Oggi questo viene trasferito sulle sentinelle che non devono tacere perché devono ricordare il Signore. Si è occupato soprattutto del vangelo di Matteo, dei Profeti e dei Salmi. E' un dialogo fra Dio e noi, è un rapporto di ascolto e restituzione e questo avviene anche quando cantiamo i Salmi; vanno presi sul serio, altrimenti saltano fuori degli idoli paurosi. 23-10-00 Is 14, 28-32; Gc 4, 1-3; Lc 6, 27-36 (Francesco). Passati i 70 anni, col ritorno alla prosperità, Tiro tornerà alle sue tresche e prostituzioni. Dobbiamo prepararla chiedendo perdono al Signore per i nostri peccati. L'invito d'Isaia di riconoscere la luce vera e di invocare il Signore riconoscendo la nostra piccolezza anticipa il vangelo. Al vs 2 ("Si è riposato Aram su Efraim") è come se la Siria, sempre nemica di Israele, trovasse riposo nell'amicizia con questo re. Anche Francesco nella quinta ammonizione dice che è bene non gloriarsi di nulla, salvo delle nostre infermità e del portare ogni giorno la croce di Gesù. C'è si una preferenza nuziale per Isaia, che però richiede una partecipazione, non c'è imposizione. - vs 8: è molto solenne. Il contatto con la santità di Dio e l'iniquità del popolo è vissuto dal profeta (vedi cap 6) come una condizione di grande disagio, di perdutezza. - E' chiaro che sussiste una certa frizione fra i due interventi, che rispecchia il clima culturale di lettura della Bibbia di questi ultimi decenni. Per andare al di là, per avere un incontro col Signore, bisogna passare da un crogiuolo. Il signore del male mette il dito fra professione di fede e vita di peccatore. Dalla pianta dei piedi alla testa non c'è in esso una parte illesa, ma ferite e lividure e piaghe aperte, che non sono state ripulite, né fasciate, né curate con olio. Poi c'è il mondo delle ricchezze e quello dei cavalli e carri (industrie belliche); infine quello degli idoli, che viene a coincidere con l'opera delle nostre mani: lavoro concepito non come mezzo per vivere, ma come fine. - Letti insieme i versetti di oggi parlano della stessa persona, di ciascuno di noi. E' proprio lui, la sua persona che dà luce a tutto il Concilio. Ma lo fa piangendo e non c'è lacrima che Dio non veda. Se il pianto ha una direzione è una delle preghiere più importanti che si possono fare. Dio è estremamente interessato alla vicenda della gente; è una grande storia d'amore, con ferite e tradimenti, che ci vede amare Dio, ma anche gli idoli, ravvederci ed essere perdonati. Le parole di oggi sono di liberazione, di sconfitta del male: è la battaglia della fede. Ci si chiede sempre se Dio abbia creato prima il mondo o prima Israele. Parallelamente abbiamo letto il vangelo dell'Annunciazione. La parola di Dio sempre ci coglie in situazioni di difficoltà ed è lì che interviene. Anche al vs 8 si parla di una punizione e del vento d'oriente (che è causa della rovina degli egiziani che inseguivano Israele). - Dove e quando avvengono queste nozze? Cerchiamo di metterci nelle sue mani, confidare nella sua opera e nel bene che Lui vuole a noi. Questo è il principio di tutti i peccati per cui si potrebbe forse dire: beati quelli che restano alla vista del Signore. Anche le immagini di bacchetta e verga del vs 27 (in greco, verga e scettro), in realtà sono la verga con cui Mosè agisce nelle piaghe d'Egitto, che assume il significato profetico della croce del Signore, e lo scettro che troviamo nel Salmo 2: "Il figlio pascerà le genti con scettro di ferro". C'era già al cap 63, 7. Questo vale per noi, davanti alla grande "novità" della nascita di Gesù. - L'alleanza contro Giuda richiama in negativo l'alleanza fra i popoli per salire a Gerusalemme (cap 2). E' un riconoscimento senza attenuanti che, quindi, diventa una preghiera. Gesù va alla croce come uomo: cosa che il cristiano non capisce. Così è per Gesù: è nelle mani di chi? Chiediamo perdono per tutte le volte che abbiamo pensato che certe vicende fossero senza scopo e senza speranza. Don Giuseppe ha dato un'interpretazionbe politica a questo: siamo nella notte senza spiragli di speranza. Quello di Dio è un invito affinché anche noi crediamo al di là di quello che possiamo vedere. - Il testo di oggi conferma che la conversione, come ben sappiamo, è prima di tutto una relazione ristabilita, un fatto, non un'ipotesi moralistica. Se non fosse così saremmo idolatri perché ci attribuiremmo la storia. Ci sono insomma tanti elementi di collegamento col vangelo. Se Dio fosse solo giusto punirebbe, ma è una giustizia che diventa salvezza. Il ministero di Isaia, e Dio ne è ben consapevole, non sarà per nulla facile poiché nobili, potenti e popolo si rifiuteranno di ascoltare la sua parola (Isaia 6,8-10). L'accostamento col vangelo è importante: il regno di Dio è piccolo e nascosto come il seme di senapa ed il lievito. C'è un invito pressante di Dio a consolare il suo popolo. Anche le parole del profeta Isaia oggi ci parlano del mistero dell'incontro fra le ombre della storia e la speranza che ci dona la parola del Signore. Anche tutta l'esultanza e la gioia di Dio per Gerusalemme e per il suo popolo lasciano piuttosto stupiti. Sembra siano i popoli, in realtà è con Dio che Gerusalemme ha la sua relazione fondamentale. Il "Chi?" Queste due parole ci dicono che succede veramente qualcosa di nuovo. Riconosciamo i nostri peccati e con fiducia chiediamo perdono al Signore. - vs 2: non dice "i popoli vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria", ma "i popoli vedranno il tuo giusto, tutti i re il tuo famoso". - vs 7-8, "breve istante": fanno capire che Dio non è mai lontano da noi. La persona sola, veloce, leggera, che viene è Gesù, mite e dolce che prende su di sè la nostra povertà. Attribuendo al mio fratello il male, io mi arrogo il potere di giudicare, che è solo di Dio. - vs 5: la rivelazione della gloria del Signore avviene solo dopo che è stato fatto tutto il lavoro di appianamento delle strade per il ritorno del popolo del Signore. Nei LXX è "tribolazione su tribolazione, speranza su speranza", che significa accusare la Parola di Dio di essere una favola, un qualcosa che non si realizza mai. Sono tutti accenni al dono di Dio ed alla sua bellezza e splendore. "La pace scenda su di te" sono le parole che i fratelli francescani debbono portare per il mondo. Solo nella liturgia riprendiamo il senso delle proporzioni, è lì che riceviamo la grazia di poter rimisurare la nostra vita. - Alla fine del vs 15 "non forzarti all'insensibilità" non c'è; dice invece "esse si sono trattenute da me", cioè tutte le cose belle di Dio (zelo, potenza, tenerezza, misericordia), diventano domanda perché sono come trattenute, allontanate da me. Ad esempio, la donna Cananea non ha dubbi su questo: lei ha il suo male e va da Lui perché solo Lui può sconfiggere il male. E' la Pasqua: prima morte, poi resurrezione. Il servo, nonostante le sua debolezza è strumento del giudizio di Dio. - vs 6: ricorda la passione secondo Giovanni, quando Gesù dice ai suoi discepoli "non vi chiamo più servi, ma amici". Ciò che caratterizza il profeta è dunque, come ha incisivamente affermato A. J. Heschel, «la cognizione profonda del presente pathos di Dio»: il profeta trasmette all'umanità ciò che non sarebbe possibile ascoltare direttamente. - Ai collegamenti col tema della Pasqua si può aggiungere il vs 2: "E' salita la gente di Dibon sulle alture, per piangere"; richiama la salita di Gesù al Calvario, seguito dalle donne che piangono. Bisogna stare attenti a come si ascolta il vangelo, perché alla fine non conta tanto la liberazione di Gerusalemme, quanto il modo in cui si comporta il nostro cuore. - Oggi la Regola ci ha parlato della speranza nel Padre ricco di misericordia e la misericordia è anche al centro del brano del profeta Isaia. Come fanno cielo e terra ad incontrarsi? - Oggi il profeta Isaia ci parla di nozze, dello sposo e della sposa, dei loro splendidi abiti. A questo si accosta l'atteggiamento buono di sperare in Dio. Acclamate popoli il nome del Signore Dio d'Israele! Così Gesù è sempre al centro della nostra speranza. - Affidiamo a San Matteo la nostra comunità dei Ronchi, tutta la gente che vi abita e soprattutto il nostro rapporto col vangelo. Questo porta ad una comprensione più profonda del rapporto fra il popolo del Signore e gli altri popoli. - vs 1: colpisce la parola "fiume" che richiama la Genesi: "il Signore piantò un giardino in Eden, un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino". Quest'acqua leggera è un'alternativa agli impeti ed agli sconvolgimenti che possono sedurci. I testi si illuminano a vicenda. La custodia del rapporto personale fra noi e lui vissuto nel segreto, quasi un mistero d'amore nuziale, prima ancora di un annuncio ad altri. Nel crescere della paura finché rimane uno solo si vede molto bene la passione di Gesù. Riconosciamoci deboli e peccatori, perchè è proprio in questa condizione che incontreremo il Signore. La profezia finisce in modo molto severo (vs 24) tanto che nella sinagoga dopo il vs 24 rileggevano il vs 23 per non terminare la lettura del libro con questo terribile avvertimento. ": chi decide quando la morte diventerà la vita nuova. Questo vale per il nostro rapporto con Dio e fra noi. Quando Ciro fa l'editto per il ritorno a Gerusalemme, è Dio che decide e parla. Quindi non è un salario secondo i meriti, ma secondo il suo cuore. E' una preghiera per la fede, non per evitare il peccato che è una tappa ineludibile nell'esperienza di fede. I suoi fedeli contenti, altrimenti a cosa serve Dio? In Lui viene celebrato come un grande abbraccio ed oggi, alla soglia della preghiera per l'unità dei cristiani, chiediamo al Signore che Ebrei e Cristiani possano leggere assieme le Scritture. Appartenere al Signore è importante, contro la quotidiana tentazione di fare da soli. Al vs 2 "ammutolite" fa pensare che le sventure che si abbattono su Tiro e Sidone devono portare al silenzio (segno della resa del cuore superbo che si pone in una condizione d'ascolto). Ogni vicenda di dolore è connessa alle sofferenze di Gesù. Le relazioni che Dio apre con noi non possono essere spezzate, per la potenza del suo sangue. Chiediamo perdono in modo particolare per tutti i nostri peccati contro la carità. Solo Gerusalemme non è stata ancora conquistata. Per noi questo versetto si celebra in ogni rapporto col fratello, che è sempre portatore di un mistero che va oltre la sua persona. 9-12-00 Is 32, 9-20; 1 Co 6, 1-11; Lc 11, 14-23 (solo lodi). Quindi il giudizio verso il fratello è gravissimo: per noi c'è la figura drammatica della trave nell'occhio. Povero ci avrebbe spaventato, poverello fa tenerezza perché vi si avverte la povertà del Signore, una povertà da piccoli. Tutti sono invitati ad avvicinarsi per ascoltare. Per questo bisogna stare dentro a tutte le vicende ed assistere a come si compie il giudizio del Signore. La nostra scuola della pace non è la scuola delle idee giuste; bisogna essere aperti ad ogni pensiero in quanto in ogni pensiero c'è un frammento di verità. Gesù nel vangelo dice: "lasciate che i morti seppelliscano i loro morti", a dire che ci sono dei vivi che è come fossero morti perché alleati con la morte. Deve superare questa difficoltà per giungere alla nuova storia dell'amore. La Parola di Dio si manifesta a ciascuno in un incontro nuziale, non è una parola qualunque. C'è un'oggettività della storia, questo popolo ha vissuto in diretta l'opera di Dio e si deve fare testimone della sua unicità ed in particolare dell'unicità della salvezza. - Sembra di capire che Sion debba accettare di avere figli allevati da altri (vedi anche il brano di ieri). All'inizio del testo la Vulgata dà una versione messianica, "Invia Signore l'agnello Sovrano della terra", che ben si accorda con quanto segue. Così si potrà abitare in alto e ricevere il pane e l'acqua della fedeltà. Isaia capitolo 6 -A A A + Capitolo 6 . E' bello quindi che questo velo sia tolto. Qui però si chiede a Dio di "non ricordare per sempre", cioè fino alla fine. Dio non viene come giudice, ma come guardiano della sua deliziosa vigna. 1 Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Il profeta oggi dice che i peccatori hanno paura. Siamo fratelli di tutti, partecipi di tutto. - Sembra che Dio ripeta sempre le stesse cose (" Sono io che vi ho creato", "non c'è altro Dio fuori di me", "gli idoli", "voi sarete salvati"). L'eliminazione di Assur è il segno della liberazione da tutti i mali, anche i nostri e questo avviene nella nostra fede. Non bisogna scandalizzarsi del Signore che arriva non nella potenza, ma nella leggerezza e nella mitezza. 27-11-00 Is 28, 14-22; 1 Co 1, 26-31; Lc 9, 57-62 (Francesco). Dio ha promesso di sanare il suo popolo dalla sua malattia; nel capitolo precedente (vs 18-19) c'è il verbo guarire. 20-10-00 Is 14, 3-21; Gc 3, 7-12; Lc 6, 12-19 (Francesco). - Di tutte le conseguenze della vanagloria, colpiscono due cose: la nudità del capo (vs 17), che richiama il fatto che ognuno deve essere rivestito di Cristo, e la desolazione (vs 26). Così la croce è il luogo della consumazione, ma anche dello spegnersi dell'ira di Dio. L'amore per il fratello, per i poveri ecc., non è in mano nostra, ma è il riflesso del fiorire della carità di Dio verso di noi. C'è poi una categoria di persone che avrebbe sete e non viene a Messa perché noi carichiamo tutto di ortodossia e di precetti. Nel testo di oggi sono molto presenti i figli. Tutto si riempie di significato, la solitudine e l'idolatria sono alienazione, mentre Dio ci riporta dentro la realtà del mondo laborioso, concreto, bello. La malattia è momento d'amarezza che però, nella preghiera, si trasforma in pace. 1)Nel vangelo la parola dei demoni ("Sei venuto a rovinarci?") Tutto questo richiede da parte nostra ascolto e docilità di fronte alla sua parola, perchè non passi invano nei nostro cuori. E' un modo di richiamarci ai segni piccoli ed il pane e il vino che quotidianamente riceviamo devono essere la nostra tenda. I guardiani nei LXX non vengono nominati; il vs 10 dice "Vedete, tutti sono diventati ciechi", quindi tutti sono dentro questo giudizio di non attenzione e custodia del gregge. - "vertigine"="torpore", ricorda il torpore in cui cadono Adamo ed Abramo. Il libro è una grande rivelazione del mistero di Dio che oggi cominceremo a scrutare e dentro al quale c'è la realtà del peccato e del dolore, che è la conseguenza del peccato. Alla fine del vs 6 manca la parola "grembo" che ha rilievo nel testo di Gv 13 (l'unigenito è nel grembo del Padre), ed anche nell'ultima cena dove dice che il discepolo amato è nel grembo di Gesù, una posizione molto intima. Le cose sono successe, non si può non essere testimoni (richiama gli Atti, quando gli Apostoli dicono che non possono tacere quello che hanno visto e udito). Anche in Is 42 e poi in Is 60 si ricorda che questa tribù ha dato gloria al Signore, quindi Kedar è un popolo la cui rovina va guardata con dolore. Paradossalmente si chiede una conversione di Dio, non nostra (il verbo "ritorna" è quello della conversione). Oggi ricordiamo con affetto Enrico R. nell'anniversario del suo ritorno al Padre. Ringraziamo il Signore che ci porta a luoghi di quiete e di nutrimento. C'è poi il tema dell'umiliazione (vs 15) e dell'esaltazione del Signore per la sua giustizia. Le parole di Isaia oggi sono ricche e sorprendenti. Anche l'immagine della pietra angolare (pietra viva) è legata alla vittoria sulla morte. Questa è l'esperienza più dolorosa della fede. Incominciamo quindi chiedendo perdono per tutte le volte che siamo stati poco attenti, rozzi e persino violenti con le persone che incontriamo ogni giorno. "Servo" include anche una connotazione benevola, significa "bambino" o "ragazzo", quasi un bambino che ha bisogno di essere sostenuto dal padre. e allora chi è il diletto? Queste donne si arrendono, cessano d'inorgoglirsi, si aprono ad una preghiera umile, chiedono di essere sposate a quest'unico uomo che può togliere la loro vergogna. La Messa e la preghiera sono il luogo privilegiato per questa comunione. - Il vs 2 sembra in contrasto col racconto evangelico dove c'è tanta gente attorno a Gesù. - I protagonisti del testo sono tre: due presenti ed uno assente. Ognuno è confrontato col male, ma anche il male è sotto il controllo di Dio. Non può essere un atto bilaterale, deve essere il potente a scendere. C'è poi il tema del riposo: il Signore vede nell'orgoglio una profonda solitudine. Noi non possiamo mai assimilarci alla sconfitta di Gesù. Tuttavia, e questa è una caratteristica di tutta la profezia isaiana, vi sarà sempre un piccolo “resto” che rimarrà fedele alla Parola (6,13). Oggi poi ricordiamo Santa Cecilia patrona della musica. Le parole ripetute vengono derise, però il Signore quello che vuole dire lo ridice in altro modo attraverso stranieri. Il Signore non fa problemi: corre incontro al figlio che si era allontanato e per lui fa una gran festa. - La prima parte del brano è una buona notizia: c'è vanagloria, ma il Signore se ne serve. La città del caos (vs 10) richiama la condizione della terra prima che Dio creasse la luce. Tutto è per un disegno d'amore più grande che noi, però, non siamo capaci di vedere. - Bisognerebbe affidare ad Ezechia i presidenti che in questi giorni sono così deboli, anche Arafat, anche Bush. Ecco faccio una cosa nuova, non ve ne accorgete? Anche Rut riceve nel seno una grande misura di grano. Anche "guardare il Signore" è difficile dire che sia un mutamento del cuore. San Paolo dice che bisogna legare tutti i Signori della morte. Riguardo alla mancanza di fecondità, ricordiamo che per le scritture è una maledizione non poter generare. - vs 7-8: il paese è pieno d'argento e oro, poi d'abominio ed opera delle mani dell'uomo. In essi c'è il contrasto fra "protezione" (utero, faretra) ed "esposizione" (il servo diviene poi strumento di guerra). 12-9-00 Is 2, 1-5; 2Tm 2, 1-7; Lc 1, 39-45 (Francesco), Dobbiamo andare tutti insieme verso Gerusalemme. - Conviene tener assieme anche i testi dei giorni scorsi, dove venivano descritte le sofferenze del servo. E' interessante che questo cammino abbia un momento di vergogna, un'esperienza del peccato che delude. "Sta tranquillo"= fai silenzio, cosa che va custodita contro il nemico. Vengono usati verbi diversi per esprimere la lode, ne risulta una grande, universale sinfonia che investe tutto. Oggi il Signore ci fa il regalo bellissimo di una vita da Lui visitata attraverso questo libro aperto; così ci possiamo unire al suo canto di esultanza per il Padre. Si parla dell'abbondanza di un cibo, panna e miele, che si collega al cibo di ieri, del bambino chiamato Emmanuele: è un cibo povero e si può prendere quando non c'è più cibo prodotto dall'uomo e dalla terra. Poi c'è la descrizione fatta con grande compassione di una persona malata; ed il brano termina usando la prima persona plurale perché anche il Profeta si mette dentro il suo popolo, prende su di sè il peccato. - Oggi la luce risplende su Gerusalemme, ma sembra una cosa piccola rispetto alle tenebre in cui camminano tutte le altre nazioni. Questo verbo "portate" è lo stesso che ieri era tradotto "venite" e che sembrava avesse come destinazione il Signore; oggi è rivolto verso i fratelli e mostra così una continuità fra una conversione verso Dio e l'amore per chi soffre. Chiediamo che la Parola del Signore e il sacrificio di Gesù ci portino all'unione con tutti i fratelli. E' un invito alla preghiera, ed infatti qualche parola d'Isaia viene presa da Gesù quando vuole insegnarci a pregare: chiudi la porta, ecc... La preghiera questa sera ci è presentata come invito a riposare in Lui. E' anche lo stesso verbo con cui Dio ha guardato l'offerta d'Abele: è bello che il primo sguardo sia quello di Dio. 3) Giacomo dice: "ritenete tutta gioia quando cadete in tante prove". Bella quest'espressione che noi troviamo in ogni preghiera . Nella lettera di Paolo tutto risplende della presenza di Dio, persone, cose, salute. 6-11-00 Is 21, 1-10; 2 Pt 1, 12-15; Lc 8, 1-3 (Giovanni), Il dissidio si può vivere solo nella categoria del dolore. Tutto ciò porta alla resurrezione ed alla vita. Il vs 10 parla di "viscere di misericordia" di Dio e della conduzione dei miseri alle sorgenti d'acqua. L'idea di poter fare una cosa in cui Dio possa essere contenuto è molto grave per Stefano, così come l'idea che l'uomo, da solo, possa fare qualcosa di valido; questo infatti renderebbe vana la croce di Cristo. Il Profeta parla con pace della vicina rovina di Gerusalemme; chiediamo di poterlo fare anche noi pensando alle nostre personali rovine. - C'è un rapporto fra Israele ed il vangelo. Solo a partire da Gesù c'è la possibilità di una nuova umanizzazione. Al vs 3 cambia ancora improvvisamente: dal Signore ad un "voi", come se Israele dovesse parlare alle genti. E' infallibile e naturale il progetto di Dio: Dio è fedele a rispondere, come il sole a sorgere: sicuramente il suo progetto andrà a buon fine. Nel testo originale al vs 4 c'è anche la parola "gioia": "Tu vai incontro a quanti gioiscono e praticano la giustizia". Il rischio è una certa rassegnazione alla propria prigionia . Tutte le Scritture, infatti, sono interpretate, nel profondo, dal questi vangeli. - La liturgia di ieri ci portava come messaggio l'invito del Signore ad un abbandono confidente in Lui per la consapevolezza di essere da Lui amati perché piccoli. C'è un bambino che deve nascere, tutto è teso a questo (vedi anche cap 26). - Bello all'inizio che la condizione d'abbandono sia legata al fatto che non c'è nessuno che passa. Nelle ricomposizione dei rapporti familiari si può contribuire alla pace fra i popoli. Il libro d'Isaia ci ha fatto vedere che non si esce dal tunnel anche se sembrava che dovesse succedere. Viene poi annunciata la rovina e l'ipotesi del bene è tutta spostata nel futuro (giustizia e pace). L'abbandono da parte di Dio è lo scandalo dell'elezione. Nell’anno della morte del re Uzzia, io vidi il Signore assiso sopra un trono alto, molto elevato, e i lembi del suo manto riempivano il tempio.

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