I sette fratelli Cervi: Adelmo figlio di Aldo Cervi a Martina Franca Cultura Libri 17 Giugno 202517 Giugno 2025 Sette fratelli trucidati per mano fascista. Al teatro Cappelli di Martina Franca la presentazione del libro e la proiezione del film. di Cinzia Santoro Mi chiamo Adelmo Cervi, sono il figlio di un mito. O almeno è così che ogni tanto mi considerano e allora mi tocca dire che no, non è vero, non è così. Sono figlio di Aldo Cervi e Verina Castagnetti. Si presenta così Adelmo Cervi per raccontare una storia, la sua storia, quella della famiglia Cervi che da mezzadri sfruttati divennero contadini consapevoli di poter migliorare le proprie condizioni di vita attraverso il lavoro e il valore dell’uguaglianza e della democrazia. Adelmo è figlio di Aldo Cervi, uno sette fratelli che furono barbaramente trucidati per mano fascista nel dicembre 1943. La loro colpa essere partigiani: Gelindo (nato il 7 agosto 1901), Antenore (30 marzo 1904), Aldo (9 febbraio 1909), Ferdinando (19 aprile 1911), Agostino (11 gennaio 1916), Ovidio (13 marzo 1918) ed Ettore (2 giugno 1921). Figli di Alcide (1875-1970) e di Genoeffa Cocconi (1876-1944), erano cresciuti in una famiglia cattolica, lo stesso padre fu iscritto ai giovani dell’Azione Cattolica e al Partito Popolare Italiano, i cui valori democratici si tradussero in immediata opposizione al fascismo. cervi Ancor prima dei sette fratelli in quella famiglia si respirò per generazioni l’anelito della giustizia sociale e della libertà apprendendo, un modello di sviluppo delle famiglie contadine emiliane, nel periodo fra l’Ottocento e il Novecento che vede trasformarsi la struttura gerarchizzata e autoritaria, tipica della famiglia contadina degli anni precedenti, verso forme di organizzazioni di massa per la difesa del lavoro legate all’ideologia socialista e che si concretizzano in cooperative, case del popolo, mutue, leghe di resistenza, camere del lavoro, cioè in quegli strumenti organizzativi che saranno basilari nelle lotte per il rinnovo dei patti agrari. Alcide Cervi si unisce sin da giovanissimo al movimento che diventerà poi il Partito Popolare, ed è tuttavia fortemente influenzato dalla teoria del socialismo umanitario. Aldo, al confino ingiustamente condannato, verrà a contatto con prigionieri politici antifascisti che porteranno il giovane alla lettura di Marx e altri scritti che cambieranno per sempre il destino della famiglia Cervi. Nel 1934, Alcide stabilitosi con la famiglia nel podere di Campi Rossi nel comune di Gattatico, inizia l’attività di affittuario di un fondo in pessime condizioni che ben presto, grazie all’aiuto dei figli, renderà pienamente produttivo. In questa realtà Alcide si occupa della vendita dei prodotti della fattoria. All’inizio della seconda guerra mondiale casa Cervi diventa un vero e proprio luogo del dissenso militante contro il fascismo e la guerra. Una famiglia dedita alla lotta partigiana, una casa aperta, ai feriti, ai rifugiati, ai soldati alleati e ai giovani scappati dall’esercito repubblichino. Il 25 luglio 1943 all’indomani della caduta di Mussolini i fratelli decisero di festeggiare offrendo la pastasciutta a tutta Campegine pur consapevoli che la guerra non era terminata e che Badoglio si era schierato con i nazifascisti. Un giorno di allegria dopo 21 anni di dittatura bieca che non piacque ai tanti fascisti del posto. Una festa che tutt’oggi viene replicata a Campegine per ricordare i valorosi fratelli. Adelmo parla e racconta una storia crudele e potente. Racconta un pezzo di storia recente italiana che vide ergersi a difensori della democrazia tantissimi uomini e donne durante la sanguinaria seconda guerra mondiale. Usa termini forti per definire i fascisti italiani, i nazisti tedeschi e quelli giapponesi: bastardi. Adelmo ha gli occhi di un bimbo arrabbiato che non ha mai conosciuto suo padre. Lo cerca nei boschi dove Aldo fu partigiano coraggioso, ripercorre chilometri di strada ricercando un pezzo di vita mai vissuta. Si illumina quando gli dicono di aver conosciuto Aldo, di avergli parlato o di aver pranzato anche solo una volta con lui. Ma non basta lui vuole raccontare la storia e lo fa da oltre un decennio nelle scuole, nei circoli, nei teatri e a Campegine accogliendo i visitatori che giungono da ogni arte del mondo per conoscere la storia di casa Cervi. E cosi ha fatto a Martina Franca accolto dall’Anpi locale e dai pochi cittadini che hanno voluto onorare il ricordo dei sette fratelli che diedero la vita per un’Italia libera dal nazifascismo, Un ‘Italia dei padri e delle madri costituenti che vollero affermare i valori della democrazia nella costituzione, tanto dileggiata negli ultimi tempi. Adelmo giunge a Martina all’indomani del referendum dove solo 14 milioni di italiani si sono recati alle urne, preferendo il mare alla possibilità di esercitare il proprio diritto di voto. 77 anni dall’entrata in vigore della nostra costituzione che come una cassaforte contiene principi al di sopra di ogni maggioranza parlamentare contrariamente a quando accadde nel ventennio fascista, dove vennero emanate leggi palesemente contrarie ai diritti umani, come quelle raziali. Gli italiani oggi non sanno cosa accadde in quegli anni bui del nostro paese e danno per scontato ogni diritto, che per essere alla portata di tutti ha richiesto il sacrificio e il sangue di uomini e donne che non si piegarono al fascismo. Come i fratelli Cervi la cui storia resterà impressa nei cuori delle decine di giovani a cui Adelmo si approccia affinché il sangue versato in quegli anni non venga mai più a scorrere nel nostro paese.