Il Beato Ignazio Maloyan sarà canonizzato in Vaticano il 19 ottobre Religione 13 Giugno 202513 Giugno 2025 di M. Siranush Quaranta In data 28 marzo 2025 Papa Francesco aveva nominato tre nuovi Santi, Carmen Elena Rendiles Martinez, Ignazio Maloyan e Pietro To Rot. Papa Leone XIV nel Concistoro Ordinario Pubblico celebrato in Vaticano questa mattina, ha stabilito le date per la canonizzazione di nove beati, con storie e origini diverse, uniti dalla strenua testimonianza cristiana: Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis saranno canonizzati il 7 settembre; Ignazio Choukrallah Maloyan, Bartolo Longo, Peter To Rot, Vincenza Maria Poloni, Maria del Monte Carmelo Rendiles Martinez, Maria Troncatti, Josè Gregorio Hernàndez Cisneros il 19 ottobre. Bartolo Longo È una felice coincidenza che Ignazio Maloyan e Bartolo Longo vengano elevati agli altari ed iscritti nell’Albo dei Santi il medesimo giorno: poco dopo essere stato eletto arcivescovo di Mardin, dal sinodo tenutosi a Roma, Maloyan partecipò al pellegrinaggio armeno presso il Santuario della Madonna di Pompei, dove incontrò il fondatore Bartolo Longo, che poi lo ricordò nei suoi scritti sul Genocidio armeno come una persona gentile, colta e di grande affidabilità. Ignazio Choukrallah Maolyan Ignazio Choukrallah Maloyan, arcivescovo armeno cattolico di Mardin nell’Impero Ottomano, nato il 15 aprile 1869 e morto l’11 giugno 1915 a Kara-Keupru, vicino a Diyarbakir, nel corso del genocidio armeno, dopo essersi ripetutamente rifiutato di convertirsi all’islamismo. Ordinato nel 1896 ricevette il nome di Ignazio. Beatificato il 7 ottobre 2001 da Sua Santità Papa Giovanni Paolo II, nella sua Omelia si legge: ”L’arcivescovo Ignazio Maloyan, morto martire a 46 anni, ci ricorda il combattimento spirituale di ogni cristiano, la cui fede è esposta agli attacchi del male e nell’eucarestia cui egli attingeva, giorno per giorno, la forza necessaria per compiere con generosità e passione il suo ministero sacerdotale, dedicandosi alla predicazione, alla vita pastorale legata alla celebrazione dei sacramenti e al servizio dei più bisognosi. Durante tutta la sua esistenza, visse pienamente le parole di San Paolo: “Dio non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di fortezza, di amore e di dominio di sé”. Di fronte ai pericoli della persecuzione, il beato Ignazio non accettò alcun compromesso, dichiarando a quanti gli facevano pressione “non piace a Dio che io rinneghi Gesù, mio Salvatore. Versare il mio sangue per la mia fede è il desiderio più forte del mio cuore”. Il suo esempio illumini quanti oggi vogliono essere testimoni del Vangelo per la gloria di Dio e per la salvezza del prossimo”. Sin dall’età di 14 anni egli manifestò la vocazione sacerdotale e per questo motivo il suo parroco lo inviò presso il monastero della Sacra Madre di Dio a Bzommar, in Libano. Completati gli studi superiori nel 1896 venne ordinato sacerdote nel medesimo monastero, entrando nella congregazione e prendendo il nome di Ignazio (il nome in onore del martire sant’Ignazio di Antiochia). Dal 1897 al 1910 padre Ignazio prestò il proprio servizio ad Alessandria e al Cairo. L’anno successivo il Sinodo episcopale dei vescovi armeni riunito a Roma, lo elesse arcivescovo di Mardin, consacrato da Sua Beatitudine Boghos Bedros XIII Terzian. A Mardin si occupò incessantemente di mantenere viva e salda la fede del suo gregge, decidendo di restare tra loro sin dalle prime avvisaglie di quello che si sarebbe trasformato nel primo genocidio del ‘900. Il 24 aprile 1915 inizia il genocidio armeno nell’Impero ottomano; sei giorni dopo i soldati turchi circondano la residenza e la chiesa del Catholicos armeno di Mardin, accusandolo di essere un deposito di armi ed un mese dopo i soldati arrestano l’arcivescovo Maloyan e 27 importanti personalità armene cattoliche ed il giorno seguente il clero rimasto e numerosi fedeli. Il capo della polizia ottomana Mamduh Bey, chiede varie volte all’arcivescovo di convertirsi all’islam, ma visti i suoi continui rifiuti, prima ordina di colpito ripetutamente alla testa e poi di imprigionarlo. Le fonti documentano che il 10 giugno i soldati radunarono 447 armeni di Mardin portandoli nel deserto; appare chiaro quale sarà poi il loro destino. Durante il cammino l’arcivescovo Maloyan incoraggiò il suo gregge a rimanere saldo nella fede: secondo alcune testimonianze si legge che ad un certo punto del cammino, tutti si inginocchiarono e il clero confessò i fedeli; il vescovo prese un pezzo di pane, lo benedisse e lo diede ai suoi sacerdoti affinché lo distribuissero al popolo; in quel mentre i soldati che assistevano alla cerimonia, raccontarono che una fitta nube di luce apparve e coprì la processione, nascondendola completamente agli occhi dei soldati. Dopo l’ennesimo rifiuto all’abiura, lo stesso Mamduh Bey sparò a Ignazio Maloyan, uccidendolo tra il 10 e l’11 giugno 1915, all’età di 46 anni. Tra le fonti che riportano il martirio delle vittime cristiane del genocidio armeno, riportiamo quella di Shushan Khachatryan, a capo del dipartimento di Documentazione e ricerca sulle Vittime e i Sopravvissuti del genocidio armeno, presso l’Armenian Genocide, Museum-Insitute Foundation “Una ripresa della canonizzazione dopo un’interruzione lunga secoli: il genocidio armeno attraverso la lente del neo-martirio”. Finalmente è nota la data della cerimonia di canonizzazione di Ignazio Maloyan, che sicuramente attirerà in Piazza San Pietro un gran numero di fedeli armeni presenti in Italia e nel resto del mondo.