La lenta agonia di un popolo: il genocidio palestinese e l’assordante silenzio internazionale Cronaca 13 Maggio 202513 Maggio 2025 di Cinzia Santoro Nel più brutale e assordante silenzio pregno di sangue e di morte continua il genocidio della popolazione palestinese per mano del criminale di guerra Netanyahu. Tace l’Europa delle banche di Ursula Von der Leyen, tace l’Arabia Saudita e l’Italia della Presidente Meloni. 2 milioni di palestinesi in preda alla fame e alla disperazione. Manca l’acqua, il cibo e le medicine. Chi non muore sotto le bombe muore per inedia, affamato, malato e disperato. 19 mesi di carneficina, durante la quale la diplomazia Ue con Joseph Borrel aveva gridato al genocidio per poi spegnere la voce dello sdegno con l’elezione dell’estone Kaja Kallas, che non considera l’agonia della gente di Gaza una priorità umanitaria. 19 mesi di proteste nate in tutto il mondo, con i giovani studenti e non, minacciati, insultati e caricati anche nel nostro paese. Un periodo di oscurantismo medievale, un ritorno al fascismo che pone le sue radici nel razzismo suprematista bianco. E che importa se il Presidente Trump, pur non rappresentando tutti i cittadini degli States, sogna la nascita di una Riviera sulla sabbia palestinese impregnata dal sangue dei bambini di Gaza. Che importa se 2 milioni di uomini, donne, anziani, disabili e bambini vengono trucidati, estirpati come malerba dalla loro terra che, dobbiamo ricordare subisce un lento stermino dalla Nakba del dopoguerra. Disumanizzati agli occhi dell’opinione pubblica mondiale, ridotti a vignette macabre sui social dei sionisti, gli invisibili di Gaza spariscono nel melting pot della politica affaristica internazionale. E il genocidio a cui assistiamo quotidianamente nulla a che fare con il 6 ottobre, i palestinesi non sono Hamas e non sono terroristi, questi esseri umani non meritano l’odio feroce di Netanyahu e dei compari, il cui obiettivo è lo stermino totale. La storia non ha insegnato nulla e le vittime di un tempo sono oggi i carnefici di innocenti. Nell’indifferenza mondiale e tra le notizie filtrate ed edulcorate dei mass media nazionali ed esteri solo una voce se pur flebile continua a sostenere e raccontare la guerra accanto ai paria palestinesi. È quella dei mass media medio orientali e in particolare del quotidiano israeliano Ha’aretz. Manca invece all’interno dello Stato di Israele una vera leadership in grado di opporsi al criminale Netanyahu che dia voce all’altra parte consistente dell’opinione pubblica israeliana che non vuole la guerra e riconosce il diritto dei palestinesi a vivere in pace un Palestina, la loro terra. In Italia sappiamo che il governo che non ci rappresenta nella totalità, si sta macchiando del sangue innocente del popolo inerme di Gaza, negando il genocidio, silenziando le voci di protesta che giungono dal popolo, influenzando i media al loro soldo. Mi è capitato all’inizio del conflitto quando ancora l’opinione pubblica sonnecchiava incredula, di pubblicare sui social foto e video che mi arrivavano da colleghi presenti a Gaza, perché si sapesse cosa accadeva nel loro paese. E sono stata contattata in privato da giornalisti e lettori che mi “esortavano” a non rendere pubbliche quelle immagini perché turbavano la loro sensibilità e disturbavano il quieto vivere! Meglio non schierarsi mi è stato consigliato, ovviamente ho continuato a scrivere e pubblicare le notizie senza alcun ripensamento. Finalmente dopo mesi le iniziative a favore del popolo palestinese sono in fermento non solo nelle grandi città ma anche nei piccoli centri come Martina Franca, paese dove abito da sempre. E l’altra sera sono stata alla manifestazione voluta dall’ANPI locale che ha rotto il muro omertoso del silenzio che aleggiava sulla nostra città aderendo all’appello “L’ultimo giorno di Gaza” e portando in piazza associazioni e politici, gente comune e tanti bambini. L’urlo della piazza: Palestina libera è riecheggiato nell’aria serena dopo un temporale che ha lasciato spazio all’incontro di generazioni diverse. Una manifestazione di vicinanza alla popolazione palestinese e di riflessione sulla brutalità del genocidio. Le bandiere al vento sostenute dai giovani e dai meno giovani, le voci giuste dei più piccoli che con coraggio hanno dato voce al dolore degli altri bambini che vivono sulla sponda opposta del mare, mi hanno fatto sperare che un giorno il popolo gazawi, le nostre sorelle e i nostri fratelli vittime da oltre 80 anni di ingiustizia, possano trovare pace nella loro terra, la Palestina. E aggiungo che i criminali di guerra possano essere assicurati alla giustizia umana. Dal fiume al mare Palestina libera! 13 maggio 2025