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Anusch di Hovhannes Tumanyan un poema del sentimento autentico finalmente tradotta in italiano

di Piero Fabris

Kegham Jamil Boloyan

Conoscere è  Amare e Amare è Conoscere! Attraverso questa corrispondenza biunivoca Kegahan Jamil Boloyan da molti anni, attraverso le traduzioni di testi della cultura orientale contribuisce a edificare ponti che favoriscono il dialogo tra culture diverse. Un impegno che si concretizza in libri, conferenze, lezioni, organizzazione d’eventi, occasioni tutte per seminare la pace, troppo spesso avvelenata dall’ignoranza che genera diffidenza.

Anush (Dolce) è il titolo dell’ultima opera curata dal professore universitario e Claudia Cerini. I testi del poliedrico Hovhannes Tumanyan (Nato a Dsegh, Armenia 19 febbraio 1869. Morto a Mosca il 23 marzo 1923) sono molto noti nel suo paese d’origine per la loro immediatezza e raffinatezza. Non è un caso se il poema Anush, testo molto profondo, splendido scrigno della cultura armena sia divenuto fonte di ispirazione per l’opera musicale/teatrale del compositore Armen Tigranian. Sin dalle prime righe del libretto si coglie la dimensione spirituale con la quale la vita si manifesta, ma bisogna sottolineare la scelta dell’autore prodigo d’immagini chiare prese dal mondo dei contadini con i quali sa aprire dialoghi costruttivi. Hovhannes Tumanyan scrive per sottrarre i semplici dal miraggio di un’esistenza vuota, attenta alla forma e desiderosa solo di possedere.

Copertina del libro

Ci sono pagine del libro che schiudono a paesaggi di bellezza dalle quali trabocca il sentimento autentico e l’invito a non disperdere i veri valori, l’identità di un popolo, la forza di coesione che diviene azione concreta per camminare sui sentieri dell’anima assetata dell’Altissimo. Arte, la sua, dal palpito panteistico, sentiero per beni dell’anima. Arte come tributo alla coscienza collettiva grazie alla quale chi legge si specchia e riconosce le pietre miliari per un cammino verticale, ben radicato alla terra. Arte come impegno sociale e versi che portano in seno concetti profondi, schiettezza con forme di denuncia dei sistemi feudali che, con il loro giogo, ripiegano l’essere umano su se stesso. In Anush si coglie tutto il valore dell’intellettuale, il suo essere saldamente legato alla propria gente, un faro profondamente radicato alla terra il cui fascio di luce è carezza che sa giungere lontano nei giorni dell’incertezza. Un modello irradiante, sostegno e nutrimento di una visione chiara, dolce e intensa dell’esistenza possibile. La penna del Tumanyan non è parte di un ventaglio per pavoneggiarsi, ma sostanza di luce, strumento per sostenere coloro che hanno fame e sete di giustizia e vogliono danzare la fraternità genuflettendosi all’Amore autentico.  

10 maggio 2025   

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