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Uno stillicidio inarrestabile con il beneplacito del mondo che resta in silenzio.

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di Cinzia Santoro

Nuovi attacchi aerei israeliani hanno preso di mira il Baptist Hospital nel cuore di Gaza City. Inutili i tentativi di evacuazione del reparto di terapia intensiva cardiologica. Tra le vittime il Mahmoud Abu Amsha, medico egiziano, che ha scelto di restare accanto ai malati non trasportabili mentre i raid aerei delle IOF e l’assedio si avvicinavano. Un medico tra i tanti operatori sanitari uccisi dall’ esercito di Netanyahu in questo cruento e ingiusto conflitto. Il Dottor Abu Amsha ha dato la vita non solo come medico, ma come persona che si è rifiutata di voltare le spalle al popolo palestinese massacrato dall’occupazione, decidendo di rimanere a curare i feriti presso l’ospedale indonesiano e offrendo assistenza dove poteva. 

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Il Ministero della Salute ha dichiarato qualche ora fa che non è più possibile a Gaza salvare le vite dei pazienti e curare i feriti poiché il 99% dei servizi del blocco operatorio di cardiochirurgia è completamente distrutto. Il portavoce del Ministero della Salute ha affermato che l’occupazione israeliana ha distrutto oltre 80 centri sanitari e attaccato più di 140 ambulanze. In una precedente dichiarazione in occasione della Giornata Mondiale della Salute, il Ministero ha rivelato che gli ospedali di Gaza stanno esaurendo il 37% dei farmaci essenziali e il 59% delle forniture mediche essenziali. Reparti chirurgici, terapie intensive e pronto soccorso sono al limite delle loro capacità, e i farmaci salvavita sono ormai una rarità. Con la maggior parte delle infrastrutture ospedaliere danneggiate, i reparti vitali ora dipendono esclusivamente dai generatori e sono sull’orlo del collasso a causa della mancanza di carburante così come i pezzi di ricambio introvabili a causa dei ripetuti bombardamenti. 

Uno stillicidio inarrestabile con il beneplacito del mondo che resta in silenzio. Lo sgomento dovrebbe essere il sentimento tra i popoli che assistono al genocidio del popolo palestinese. Invece in occidente e nella rispettabile Europa l’atrocità nazista di Netanyahu è dei suoi amici passa silente nell’opinione pubblica. E la “disumanizzazione” dei palestinesi va in onda sui media nazionali, siano essi bambini, anziani, donne e uomini innocenti. Si parla però delle condizioni dei prigionieri israeliani in mano ad Hamas senza portarne prova. Nessuno ricorda che Gaza ancor prima della distruzione programmata era una prigione a cielo aperto per tre milioni di esseri umani la cui vita dipendeva solo ed esclusivamente dai capricci dei soldati israeliani. Oggi che Gaza non c’è più e Netanyahu sta attuando una deportazione di massa nel più assurdo silenzio del mondo.

Mentre Trump disegna resort e progetta vacanze di lusso sulle tombe scavate nella sabbia lungo la spiaggia di Gaza, dove migliaia di innocenti hanno trovato la morte e altre migliaia sono a rischio deportazione. Dobbiamo trovare il coraggio di dare alle cose il loro nome e gridare al genocidio di un popolo innocente, mentre il criminale nazista Netanyahu viene accolto dal dittatore Orban e la premier italiana lo plaude senza vergogna. 

In Italia le voci del dissenso vengono accolte dai manganelli, mentre l’informazione, quella vera, quella che racconta ciò che accade viene accantonata. E intanto a Milano è stato fermato un uomo, uno dei ventimila che hanno manifestato a favore dei palestinesi chiedendo giustizia. Quell’uomo, Giovanni Barbera, è un vecchio dirigente di Rifondazione Comunista trascinato via con la forza da poliziotti perché voce scomoda e potente di una democrazia che facciamo fatica a vedere, una democrazia che non ascolta le voci di dissenso e non riconosce i diritti fondamentali dell’uomo.

Così nasce il nazismo.

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