Consegnate dal sindaco Vito Leccese le chiavi della città a Tahar Ben Jelloun Comune di Bari Cultura 29 Marzo 20251 Aprile 2025 di Maria Silvia Quarantafoto Francesco Guida Consegna delle chiavi a Palazzo di Città Il 27 marzo a Bari, nella sala consiliare di Palazzo di Città, il sindaco Vito Leccese ha consegnato le chiavi della città a Tahar Ben Jelloun, scrittore, poeta e saggista franco-marocchino insignito di diversi premi internazionali e nominato per il Nobel alla Letteratura. Erano presenti il direttore artistico del Bif&st 2025 Oscar Iarussi, la presidente dell’Apulia Film Commission Anna Maria Tosto, gli assessori e i consiglieri comunali, le presidenti dei 5 Municipi cittadini. Tahar Ben Jelloun, presidente della giuria del concorso Meridiana del Bif&st 2025, è lo scrittore contemporaneo in lingua francese più tradotto al mondo. Discorso di Vito Leccese Prima della consegna il sindaco ha ricordato come abbia incrociato la scrittura di Jelloun negli anni ’90, subito dopo il suo rientro dall’Africa maghrebina dove per lavoro “nel giro di 15 giorni, avevo fatto la spola tra El Laayoune, Rabat, Algeri, Tindouf. Avevo negli occhi le atmosfere di quei luoghi, la luce di quel viaggio e la profondità della notte, con le stelle a portata di mano. Cercando un libro da leggere, in una libreria cittadina, fui attratto dalla copertina di un romanzo, “Creatura di sabbia” (L’enfant de sable) e dopo aver dato un’occhiata veloce e curiosa alla biografia dell’autore, decisi di comprarlo e leggerlo. Lo divorai nel giro di due giorni. Così ho conosciuto Tahar Ben Jelloun, scrittore, poeta, saggista, giornalista, artista. Un intellettuale a tutto tondo che con la sua scrittura, semplice e luminosa, ci offre una visione del mondo a 360 gradi, con pagine indimenticabili di riflessione su temi di grande attualità. Nel 2017 in un’intervista, Ben Jelloun definì la letteratura come una geografia dell’immaginario, che si nutre dei luoghi dove si nasce e si vive”. “Dal pensiero inquieto di Albert Camus al pensiero meridiano di Franco Cassano esiste un filo conduttore, uno spazio simbolico di una mediterraneità che ha radici culturali profonde, di cui oggi è interprete Tahar Ben Jelloun – ha continuato il sindaco -. La sua è una narrazione carica di atmosfere e suggestioni che solo il Mediterraneo può alimentare, dove il caldo e il mare sono i protagonisti che presentano elementi unici; quel mare capace di unire con le proprie acque popoli e nazioni capace potenzialmente di abbattere ogni barriera etnica e religiosa. Quel mare che nel sogno di Giorgio La Pira è il lago di Tiberiade, un mare di Galilea più grande che ci consegna la famiglia di Abramo delle tre religioni monoteiste”. Inoltre, proprio nel libro “L’enfant de sable” del 1985 Ben Jelloun affronta già le problematiche legate all’identità di genere, in una storia dolorosa e complessa per il protagonista Mohamed Ahmed. Per Jelloun, lo scrittore non è solamente colui che scrive libri ma è anche un cittadino che può intervenire nella vita pubblica. E questo ruolo attivo nella res publica viene sublimata in “Il razzismo spiegato a mia figlia”, che ci indica la strada maestra per imparare a vivere insieme, perché solo così è possibile sconfiggere il razzismo. Ben Jelloun spiega a sua figlia che “Ciascun volto è il simbolo della vita. E tutta la vita merita rispetto. È trattando gli altri con dignità che si guadagna il rispetto per sé stessi”. “E’ proprio in questo messaggio, tanto potente quanto semplice e attuale, che noi ritroviamo i valori nicolaiani di accoglienza e pace, che fanno parte del codice genetico di questa città, che si accinge a consegnarti le chiavi del suo cuore” ha concluso Vito Leccese. Il sindaco consegna le chiavi della città a Jelloun Testo della pergamena che accompagna le chiavi della città: “A Tahar Ben Jelloun, scrittore e poeta che negli anni ha indagato come pochi altri i temi dell’immigrazione, della ricerca dell’identità e del razzismo, regalandoci personaggi e pagine indimenticabili in cui la tradizione orale del mondo arabo si fonde mirabilmente con i moduli della letteratura contemporanea. La sua scrittura multiforme descrive la dimensione dell’esilio e della nostalgia mettendo il lettore di fronte a una materia densa e affascinante, in cui vero e surreale convivono, amplificando quello spaesamento che è una delle cifre della sua produzione letteraria. Bari, Città mediterranea che fonda la propria identità sui valori nicolaiani di accoglienza e pace, riconosce in Tahar Ben Jelloun una voce libera e preziosa, capace di costruire mondi e di svelare i meccanismi psicologici e culturali del razzismo e della discriminazione che chiamano in causa ognuno di noi. La presidenza della giuria del Concorso Meridiana del Bif&st 2025, dedicato al cinema del Mediterraneo, rappresenta un ulteriore tributo alla sua autorevolezza e al suo talento. Il dono delle chiavi della città simboleggia tradizionalmente la volontà di accogliere ed essere accolti, di ospitare ed essere ospitati: accettarne l’offerta, di conseguenza, significa “legarsi” alla città. Il desiderio dell’amministrazione comunale, perciò, è che a Bari Tahar Ben Jelloun, d’ora in avanti, possa sentirsi pienamente a casa”. Tahar Ben Jelloun, nel suo intervento, non preparato per parlare con il cuore in mano ha esordito dichiarando “di fatto qui mi sento proprio a casa. A dire il vero, in tutta l’Italia mi sento a casa, perché l’Italia è il mio Paese d’adozione. L’Italia mi ha accolto, mi ha pubblicato e mi ha anche chiesto di scrivere sui suoi quotidiani e quindi mi sento pienamente a casa; in Marocco, al contrario, mi considerano un marocchino italiano, nel senso che ogni volta che c’è qualcuno che deve venire in Italia mi arrivano telefonate in cui mi chiedono consigli su cosa vedere e dove mangiare, quasi fossi un’agenzia di viaggio”. Jelloun ha poi ricordato quando nel 1998 ricette una chiamata da Romano Prodi che gli chiedeva di candidarsi e fare con Rutelli (allora sindaco di Roma) la campagna elettorale; anche se alla fine non è stato raggiunto lo scopo quello è stato comunque un modo per esprimere tutto il suo amore per l’Italia. Subito dopo ha però raccontato tutto sulle pagine di Repubblica, e non è stato gentile nel descrivere il mondo politico. Lo scrittore marocchino Jelloun “Cosa significa il Mediterraneo e soprattutto che cosa significa essere mediterranei? Per me vuol dire avere una visione della vita comune ad altre persone, condividere con loro i valori di solidarietà: oggi quello che succede nel mondo ci dice assolutamente il contrario. Abbiamo a che fare con gente molto potente che idolatra il denaro, le armi e nulla ha a che fare con i valori mediterranei dell’accoglienza, della solidarietà e della fraternità, che sono i valori che ci uniscono – ha continuato Jelloun -. Un giorno hanno chiesto a Victor Hugo che cosa volesse dire essere uno scrittore e la sua risposta è stata che uno scrittore è il testimone della sua epoca. Poi l’hanno chiesto a Honoré de Balzac, e lui ha risposto che uno scrittore è una persona che scava in profondità, nei segreti della vita. Ebbene, pensando a queste due definizioni, io sono un testimone della mia epoca, però non sono un testimone innocente che evita di esprimere i suoi punti di vista. Seguo i valori dell’Umanesimo trasmessi dai miei genitori, e non sarò mai abbastanza grato a mio padre che mi ha liberato dai legacci dell’Islam. Noi vivevamo a Fez, una città fondata dagli arabi nel 1110, la cui particolarità meteorologica risiede nel fatto che fa freddissimo di inverno e caldissimo d’estate; mio padre mi ha insegnato che l’Islam è una cosa molto semplice: non far del male a nessuno, non dire bugie, rispettare i tuoi genitori e le persone che ti aiutano a imparare delle cose, cioè la scuola. Quindi non c’è bisogno di aderire così rigidamente ai suoi rituali, per cui il mio modo di concepire la religione è veramente del tutto interiore. In questo modo mi riallaccio a quello che dicevo prima, l’Islam fa sì che io sia contro ogni deriva e sono molto contento, quindi, di essere qui a Bari e di essere stato accolto così bene, come accade in verità in tutta la Puglia, dove ho potuto apprezzare tutto della vostra cultura, a cominciare dalla grandissima ricchezza culinaria. Qui non si smette mai di scoprire sempre piatti nuovi. E penso che questo sia un segno di grande civiltà, nel senso che mangiamo il cibo che i nostri avi hanno creato: la vostra generosità a tavola e l’accoglienza meravigliosa mi hanno subito conquistato”. Gli intervenuti alla cerimonia di consegna Lo scrittore ha infine ringraziato il Bif&st che l’ha portato a Bari, il suo direttore Oscar Iarussi, Francesco Conversano e “tutti i pezzettini del puzzle che hanno fatto sì che oggi sia qui a celebrare con voi questo riconoscimento. La nostra amicizia rimarrà tale nel tempo, come una forza tranquilla. Sono onorato e non mi dimenticherò mai di voi”.