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Al Petruzzelli per il Bif&st presentato il film Una Figlia, con Stefano Accorsi

Bif&st - Stefano Accorsi
Maria Silvia Quaranta

di Maria Silvia Quaranta
foto Francesco Guida

Ieri sera nel Teatro Petruzzelli di Bari” gremito di pubblico, in occasione dell’anteprima di “Una figlia”, regia di Ivano De Matteo, l’attore Stefano Accorsi ha ricevuto il premio Bif&st Autoclub, sponsor Platinum, come attore dell’anno.

Questa mattina durante la conferenza stampa del film “Una figlia” erano presenti Stefano Accorsi, la giovane attrice Ginevra Francesconi, il regista De Matteo, il produttore Marco Boccioni, la sceneggiatrice Valentina Ferlan.

Bif&st - La serata al Petruzzelli per la prima di Una figlia
Bif&st – La serata al Petruzzelli per la prima di Una figlia

Il regista De Matteo ha voluto affrontare un racconto passando dall’altra parte della barricata; quindi, forse un’esplorazione ancora più difficile perché di solito può essere più semplice raccontare di vittime piuttosto che di carnefici (ricordiamo che De Matteo è stato il regista di “Mia”, presentato l’anno scorso al Bif&st). Fondamentalmente è stata la scommessa di tentare di far dimenticare al pubblico che la protagonista commette un reato grave, e nel suo percorso pian piano si annebbia quello che ha fatto, seguendo la sua ricostruzione anzi la sua riparazione, un termine tecnico che si usa nei centri di giustizia minorile, nel carcere, riparare un danno prodotto, qualcosa che ha distrutto dentro. Questa è stata la cosa più difficile; dall’altra parte si ha poi il rapporto col padre, poiché questo dramma è qualcosa che può accadere a tutti. Si raccontano sempre di famiglie non disfunzionali “ quello che era successo a “Mia” era in una famiglia tranquilla, in questo caso avevamo già toccato un pochino il tema con “I nostri ragazzi” e questo film è come se ne fosse il seguito, seguendo un percorso riabilitativo che magari non tutti sanno e all’inizio non lo conoscevo neanch’io; quindi mi sono immerso nel mondo del carcere minorile, dell’ IPM (Istituto Penale Minorile), che è diverso da quello ordinario dei grandi, dove si entra a 14 anni e un giorno. Questi giovani possono essere anche i nostri figli, perché si immagina sempre la rapina in banca col passamontagna, ma spesso si tratta anche di rubare un telefonino al tuo compagno o per strada ferendolo alla mano e paghi per una rapina con lesioni; oppure anche un omicidio è facile da commettere, come omicidio preterintenzionale di impeto, nel film è un coltello ma poteva essere una spinta che porta a sbattere la testa e morire, ecc. Questo può succedere anche ai nostri ragazzi, non solo nelle periferie, ma anche in famiglie perbene perché anche con tutta l’educazione che si può dare questa doccia può arrivare. Chiaramente le reazioni dei genitori possono essere molteplici, perché non ce n’è una esatta e con Stefano Accorsi abbiamo voluto creare questo personaggio sballottato: il primo rifiuto dopo il fatto che possa essere stata la figlia, e quindi la ricerca di altri colpevoli, e dopo il riavvicinamento, in questo gioco di spostare i personaggi nella scrittura di Valentina Ferlan”.

Il primo impatto, anche da parte del pubblico, verso i ragazzi che compiono gravi fatti è quello di chiuderli in carcere e non farli più uscire, ma l’istinto a volte ci impedisce di pensare che dentro questi istituti c’è un recupero, perché ci sono molte persone che seguono i ragazzi e che credono che la colpa non è definitiva,

Bif&st - Ginevra Francesconi, Ivano De Matteo e Stefano Accorsi
Bif&st – Ginevra Francesconi, Ivano De Matteo e Stefano Accorsi

Il personaggio di Accorsi è quello complicato di un padre che subisce tanti cambiamenti nei confronti della figlia, ed immedesimarsi in questa situazione non è semplice perché non si può sapere quale potrebbe essere la reazione a certe situazioni. “È chiaro che in questo caso c’è una precisa scelta di scrittura ed era fondamentale, perché quando si pensa che cosa avrei fatto io davanti a certe cose, lo si scopre solo vivendo. Quello che mi ha colpito è che si tratta di una famiglia normale che ha avuto un accumulo di sfortune, come in tante altre famiglie, di cose che succedono, che creano dei forti non-detti, che creano dei malintesi. Non posso dire quale sarebbe stata la mia reazione: la mia è una famiglia allargata quindi so cosa vuol dire la convivenza fra mia moglie che non è la mamma dei miei figli, di quanto il rapporto sia bello, ma è chiaro che ci sono sempre criticità anche se piccole. Forse immedesimarmi è stato più semplice che per altri, ma da subito mi aveva molto colpito la scrittura che aveva una linea molto precisa” ha detto Accorsi. In particolare l’attore  ha ricordato una frase che l’assistente sociale dice al  personaggio di Ginevra “noi abbiamo fiducia in te”, come se quel bonus di fiducia che uno dà per scontato, che una persona normale ha nella vita, viene perso e occorre dimostrare di meritarselo, perché tutto viene rimesso in discussione e non solo bisogna fare i conti con se stessi, come accade alla protagonista, ma occorre riconquistare la fiducia rispetto a delle persone che ti guarderanno in un modo profondamente diverso dopo un atto del genere. (che nel film diventa una tragedia).

Sul problema del senso di responsabilità che hanno i genitori nei confronti dei figli, l’attore ha detto che forse oggi i ragazzi sono troppo responsabilizzati rispetto al passato; va lasciata loro una sorta di autonomia, anche con la possibilità di sbagliare, forse una sorta di disattenzione “sana” che non deve però trasformarsi in negligenza.  

La giovane attrice Ginevra Francesconi ha voluto soffermarsi sul fatto che  grazie a questo film, ha conosciuto delle ragazze del carcere minorile e che hanno avuto piccoli ruoli all’interno del film;  pur avendo delle storie e un passato così diverso e distante tra loro in realtà hanno trovato delle similitudini molto forti, si sono trovate molto bene e “io ho imparato tanto da loro, mi hanno fatto crescere in qualche modo, mi hanno veramente aperto gli occhi su molti orizzonti, e spero che anche per loro sia stata una bella esperienza, perché  mi sono sentita molto vicino a loro nonostante le vite così diverse”.

Il regista De Matteo ha sottolineato che anche se ha trattato storie simili negli ultimi film non si sente ingabbiato, confinato perché ha trattato gli argomenti usando diversi “punti macchina”, per poter raccontare la stessa storia con altri punti di vista e orizzonti. Ma prossimamente, insieme alla moglie Valentina Ferlan, proprio per una sofferenza di scrittura su questi temi, si avventureranno verso una commedia amara, una sorta di satira di costume, anche incitati da produttore Boccioni. Però ha ribadito che non si è sentito ingabbiato in quei temi anzi, ha in qualche modo giocato con il pubblico nel senso di far credere che succeda qualcosa che è quello che noi vorremmo che succeda e invece non accade, perché c’è il reale e il realistico quindi “alcune cose possono accadere, ma io voglio raccontare quello che in realtà non accade. Quindi sono andato in profondità anche documentandomi, perché si vanno a toccare dei temi molto delicati. Per questo film siamo stati supportati dal CGM, Centro di Giustizia Minorile, dall’IPM, Istituto Penale Minorile, MAP, Messa alla Prova, tutte cose che io non conoscevo e che hanno reso la stesura della sceneggiatura difficile. Inoltre, ho scelto la famiglia perché la famiglia è un serbatoio dove attingere di tutto”.

Bif&st - Gli attori, con il regista, il produttore e la sceneggiatrice
Bif&st – Gli attori, con il regista, il produttore e la sceneggiatrice

L’importante è riuscire ad accendere la luce su alcuni temi importanti. Purtroppo, parlare di ragazzi è difficile: viviamo in una società dove tutti hanno bene o male gli stessi desideri, dove il consumismo ha fatto sì che tutti i ragazzi, quelli che hanno mezzi e quelli che non li hanno, desiderano le stesse cose. Ma esiste anche il pericolo della fascinazione, dove il più povero desidera la ricchezza e il ricco desidera la povertà perché annoiato o affascinato dal rischio.

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