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Il Matenadaran, la biblioteca dei manoscritti di Yerevan, in Armenia

Biblioteca Matenadaran di Yerevan
Maria Silvia Quaranta

di M. Siranush Quaranta

Il direttore dott. Ara Khzmalyan
Il direttore dott. Ara Khzmalyan

Dal 1997 la biblioteca di manoscritti Matenadaran, museo ed istituto di ricerca degli antichi manoscritti dedicata a Mesrop Mashtots, è stata iscritta nella lista del patrimonio documentario dell’Unesco (Memoria del Mondo). L’attuale direttore è il dott. Ara Khzmalyan.

L’edificio principale rappresenta il complesso museale. In questo periodo, fino al 13 gennaio, viene ospitata la mostra “I manoscritti dell’Annunciazione. Il tesoro biblico del Matenadaran”.

La mostra si concentra sulle immagini dei quattro Evangelisti e sul tema della Natività; vengono presentati manoscritti esclusivi che completano le tradizioni pittoriche in miniatura armena. Per la prima volta vengono mostrati esclusivi manoscritti in ferro dell’XI secolo, potendo così scoprire i simboli distintivi degli evangelisti (la mostra sugli evangelisti sarà accessibile per sei mesi).

La parola Matenadaran in armeno significa biblioteca, archivio, raccolta di manoscritti antichi. Questa raccolta in origine si trovava ad Etchmiadzin, centro religioso degli armeni a partire dal V secolo d.C.

Questo istituto è uno dei più antichi e più ricchi siti di raccolta per i manoscritti antichi del mondo e un importante centro per le ricerche scientifiche; su questi libri lavorano scienziati e ricercatori provenienti da molti paesi del mondo, tra cui italiani, tedeschi, austriaci, russi, ecc. La collezione è composta da circa 23.000 manoscritti ed include quasi tutti i settori della cultura e della scienza antica e medievale armena: storia, geografia, grammatica, filosofia, diritto, medicina, matematica, cosmologia, musica, teatro. Inoltre, la biblioteca è la sede di raccolta di circa 3000 manoscritti in lingua straniera: ebraico, etiope, arabo, persiano, greco, assiro, latino, georgiano.

I capolavori in lingua armena sono caratterizzati da uno stile particolare, in quanto alla fine di quasi ogni libro si trova l’esatto sommario con le informazioni su chi, quando e dove è stato scritto e come è stato salvato dai saccheggiatori. Qui si può ammirare il più grande manoscritto armeno l’Omiliario di Mush, le cui dimensioni sono 55 cm x 70 cm con un peso di oltre 27 chilogrammi, scritto intorno all’anno 1200. Il manoscritto più piccolo è invece un calendario del 1434 del peso di soli 19 grammi ed un’altezza di 3 x 4 pollici.

Il Matenadaran ha anche una grande collezione di letteratura tradotta; alcune di queste traduzioni hanno un valore unico, visto che i testi originali andarono perduti e solo le versioni armene sono conservate. Oggi queste traduzioni hanno lo stesso valore dei testi originali e vengono a loro volta tradotti. Tra questi possiamo ricordare il trattato dell’antico filosofo ZenoneSulla Natura”, l’”Oratoria” di Filone di Alessandria, il “Chronicon” di Eusebio di Cesarea che rappresenta una fonte importante per la storia dei primi tre secoli del cristianesimo.

Molti manoscritti furono distrutti e rubati nel corso dei secoli, come viene testimoniato da diversi storici, a partire dal 1170, in varie ondate, tra cui quella del genocidio armeno del 1915.

Qui oltre ai manoscritti vengono ospitati più di 100.000 documenti di archivio, tra cui quelli del Chatolicos armeno, gli archivi privati di alcuni grandi scienziati, ricercatori e storici armeni, i regolamenti dello zar russo, i certificati degli scià persiani e sultani turchi, lettere di illustri rappresentanti della cultura e della politica.

Manoscritti dell'Annunciazione esposti nell'attuale mostra @foto Facebook Matenadaran
Manoscritti dell’Annunciazione esposti nell’attuale mostra @foto Facebook Matenadaran
Manoscritti dell'Annunciazione esposti nell'attuale mostra @foto Facebook Matenadaran
Manoscritti dell’Annunciazione esposti nell’attuale mostra @foto Facebook Matenadaran

L’edificio è stato costruito dall’architetto Mark Grigoryan dal 1945 al 1957. Le forme strutturali e le sale espositive assomigliano all’architettura di alcuni complessi monastici da cui provengono alcuni manoscritti ivi conservati, copiati, illustrati, interpretati e mantenuti per secoli. La biblioteca si trova la centro urbano di Yerevan, ed è una costruzione in basalto con un aspetto compatto che domina via Mesrop Mashtots che nel 405 inventò l’alfabeto armeno che si compone di 36 (tre caratteri sono aggiunti nel XII secolo) e ha una fonetica perfetta, in quanto ad ogni suono corrisponde una lettera, ad ogni lettera un suono. Questo alfabeto viene usato tuttora senza grandi cambiamenti: i caratteri che lo formano si dice che rappresentano e difendono da 1600 anni l’identità nazionale degli armeni.

Statua di Mesrop Mashtots all'esterno della biblioteca
Statua di Mesrop Mashtots all’esterno della biblioteca

Mesrop Mashtots, (monaco cristiano, teologo e linguista) con i suoi studenti creò le basi della lingua e della letteratura armena, traducendo per la prima volta la Bibbia in armeno, considerata la regina delle traduzioni. Da qui iniziò un grande movimento di traduzione dei libri che riguardavano diversi aspetti del sapere. Con la nascita dell’alfabeto armeno oltre alle traduzioni si è man mano avviata la scrittura di opere letterarie, filosofiche, storiche e religiose; proprio per questa grande attività letteraria il V secolo viene definito il “secolo d’oro della letteratura armena”.

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