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La Fondazione Di Vagno, ha ospitato i protagonisti saranno i donatori

I Granai del Sapere a Conversano diventeranno Granai della Memoria, domani lunedì 16
dicembre, quando dalle 17.30, nella Sala Biblioteca della Fondazione Di Vagno, i fondi donati
all’archivio della Fondazione prenderanno forma e anima grazie anche alla presenza delle
famiglie donatrici che hanno scelto la Fondazione Di Vagno per ridare valore al lascito dei loro
famigliari.

Ad oggi la Fondazione Di Vagno ha un patrimonio di 55 fondi archivistici inventariati e in parte
digitalizzati, il tutto consultabile sul sito fondazionedivagno.archiui.com. Il lavoro sta
continuando su altri fondi in corso di ordinamento.
Conservare la memoria è un investimento professionale ed emotivo. Libri, documenti e archivi
che da privati diventano patrimonio pubblico. Si tratta di un modo per restituire quanto fatto
dai donatori e condividere lo straordinario lavoro fatto per conservare e rendere accessibile il
patrimonio biblio-archivistico della Fondazione.
Il pomeriggio inizierà con una conversazione sugli archivi tra memoria e futuro, un racconto
sullo stato dell’arte, sui progetti conclusi e quelli in corso, per anticipare novità e comunicare i
progetti futuri tra nuovi linguaggi ed innovazione digitale. Dopo i saluti di Daniela Mazzucca
presidente della Fondazione Di Vagno e Giuseppe Lovascio sindaco del Comune di
Conversano, e l’introduzione di Filippo Giannuzzi segretario generale della Fondazione Di
Vagno, la conversazione si svolgerà tra Leonardo Musci responsabile degli archivi della
Fondazione Di Vagno e Mauro Paolo Bruno dirigente Settore Sviluppo Innovazione e Reti,
Dipartimento Cultura e Turismo della Regione Puglia.
Seguiranno le testimonianze dei donatori.

Sarà anche l’occasione per presentare il libro intitolato “Una vita per il socialismo, per la
libertà, per la cultura. Inventario dell’archivio Giovanni De Gennaro” (Rubbettino, 2024), a
cura di Antonella Caprio e Leonardo Musci. Giovanni De Gennaro è stato professore di materie
umanistiche e preside di liceo, militante socialista e amministratore nel Comune di Molfetta
negli anni ’50-‘60, sindacalista del mondo della scuola. Ricercatore e saggista di ampi interessi,
ha concentrato i suoi studi su Gaetano Salvemini e la storia della sua città. Costante è stata la
sua battaglia in difesa della cultura democratica e socialista.
Interverranno la presidente Daniela Mazzucca, Serena e Rosanna De Gennaro donatrici
dell’archivio Giovanni De Gennaro, Gianvito Mastroleo presidente onorario della Fondazione
Di Vagno, Tommaso Minervini sindaco di Molfetta, Marco G. Bascapè Soprintendente
archivistico e bibliografico della Puglia, e Aldo Patruno direttore generale del Dipartimento
Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia.

Archivio Fondazione Di Vagno

<<La Fondazione ha raccolto decine di fondi nel corso degli anni – dichiara Daniela Mazzucca,
presidente della Fondazione Di Vagno – Raccontano storie di vite vissute nel secolo scorso, vite

di politici di formazione diversa, di intellettuali, di persone che hanno lasciato un segno nella
storia del Mezzogiorno. Per questo abbiamo deciso di fare un’operazione di restituzione nei
confronti dei familiari che hanno deciso di affidarci il loro patrimonio documentale, ma anche
nei confronti di tutti coloro che vogliono conoscere le storie dei donatori e delle loro memorie.
C’è un fascino particolare nell’entrare negli spazi solitari degli archivi e ricostruire le storie di
ognuno mettendo insieme discorsi, piccoli o grandi scritti, biglietti, foto o cartoline di viaggi.
Mi tornano in mente le parole di Alessandro Barbero quando racconta che” le giornate più
belle della mia vita sono quelle che passo in Archivio […]. Sono luoghi vivi gli archivi dove tu
parli con i morti, parli con loro che ti hanno lasciato la loro voce quando erano ancora vivi, ed è
una delle cose più emozionanti del mondo per chi fa il mio mestiere “>>.

<<La vicenda dell’archivio De Gennaro – ha detto Marco G. Bascapè Soprintendente
archivistico e bibliografico della Puglia – è esemplare di un percorso accompagnato da questa
Soprintendenza sin dall’8 febbraio 2019 quando ha dichiarato l’archivio di particolare interesse
storico e un anno dopo ha esteso il vincolo alle ulteriori carte nel frattempo versate alla
Fondazione di Conversano. Un primo nucleo dell’importante fondo documentario era stato
donato alla Fondazione già nel 2007 dallo stesso Giovanni De Gennaro, ma la gran parte della
documentazione era rimasta a Molfetta, presso la famiglia. Solo tra il 2019 e il 2021 la moglie e
le figlie si decisero alla “separazione non facile” dal suo archivio. Si è poi reso necessario un
paziente lavoro di accorpamento, riordino e nuova inventariazione realizzato grazie ai
finanziamenti della Direzione generale Archivi del Ministero della Cultura. Il percorso ha
consentito agli eredi di uscire dalla propria “solitudine” grazie a una struttura solida e
affidabile che si è presa cura di quell’eredità, non escludendoli ma affiancandoli nella
responsabilità della trasmissione del testimone. Aprendo così la strada a nuovi percorsi, a
nuovi incroci e nuove partenze>>.

<<La logica che ci porta a raccogliere intorno alla Fondazione tutti quelli che hanno voluto
affidarci le loro carte, è una logica tra lo scientifico e l’affettivo – sostiene Leonardo Musci,
responsabile dell’archivio della Fondazione Di Vagno – Sono operazioni che servono per
incrementare le fonti storiche disponibili e che confermano l’affidabilità della Fondazione Di
Vagno vista sempre più come un luogo culturale in cui le carte dei singoli diventano voci di un
coro, fatto da tante voci molto diverse tra loro, culture politiche diverse, storie diverse. La
Fondazione anche da questo punto di vista è un piccolo mondo. In questo evento ci
concentreremo sul fondo del prof. Giovanni De Gennaro, un personaggio di grande spessore
intellettuale e culturale che ha fatto anche politica ma che si è soprattutto speso per la
trasmissione della cultura umanistica prima nel suo ambito scolastico e poi convegnistico. Un
fondo arrivato in più riprese perché le figlie si sono distaccate lentamente dalle carte che il
padre ha prodotto. Quando le carte passano da una casa privata a un istituto culturale
cambiano pelle e prima di arrivare in Fondazione, le carte di Giovanni De Gennaro sono state
viste con gli occhi del cuore dalle figlie che sicuramente hanno scoperto dei lati del padre che
non conoscevano>>.

17 dicembre 2024

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