Ricordata al Comune di Bari la figura di Enrico Dalfino nel trentennale della morte Comuni Politica 6 Dicembre 20246 Dicembre 2024 di Maria Silvia Quarantafoto di Francesco Guida Omaggio ad Enrico Dalfino nella sala consiliare Questa mattina, 6 dicembre, nella Sala consiliare di Palazzo di Città, l’amministrazione comunale ha reso omaggio, a trent’anni dalla morte, alla figura di Enrico Dalfino, insigne giurista, uomo politico e Sindaco di Bari nel 1990-91. Il ricordo è stato affidato al sindaco Vito Leccese e alle testimonianze della vicesindaca Giovanna Iacovone, dell’avvocata Marida Dentamaro, e dalla docente di Diritto pubblico comparato della LUISS “Guido Carli” di Roma Carmela Decaro Bonella. Nella giornata dedicata all’attribuzione dei Nicolino d’oro e d’argento dove la comunità si ritrova per rendere omaggio all’eccellenza barese in vari settori con quel senso di comunità ancora più forte nella festa religiosa in onore del suo santo patrono San Nicola, che unisce tutti i popoli e che ha lanciato un messaggio universale di pace, di solidarietà e di speranza, è importante “che tutto ciò avvenga in questa Sala consiliare dedicata a Enrico Dalfino, perché oggi ricordiamo un importante sindaco, un uomo che ha lasciato una traccia indelebile nella storia della nostra città” ha detto Vito Leccese. Che ha continuato “Ho avuto l’onore di conoscerlo quando entrambi eravamo consiglieri comunali, ed è stato il mio maestro di vita e di politica nonostante io fossi un esponente dei Verdi, una forza alternativa al sistema dei partiti, e lui una figura di spicco della Democrazia Cristiana. Nel 1990 fu il candidato più votato del suo partito nel corso di quelle elezioni comunali e con le sue doti umane mi accompagnò nel percorso di crescita politica, perché da esponente di una forza di opposizione diventai, nella notte tra il 10 e l’11 agosto del ’90, esponente di una nuova maggioranza di governo con una nuova ed insolita formula: in quegli anni il pentapartito era una formula politica granitica, replicata in ognuno degli 8000 comuni italiani, come espressione del potere. A Bari venne fatta un’operazione diversa, che non puntava alle formule politiche, al potere, ma alle relazioni umane e alla capacità di governare sulla base di questi legami. Venne creata questa procedura insolita, perché nel 1990 quelle elezioni furono vinte dalla Democrazia Cristiana e dal Partito Socialista, e proprio il PSI venne messo all’opposizione dando vita a un sistema di maggioranza e amministrazione che aveva come fulcro Dalfino, con le sue enormi qualità umane, autorevolezza professionale e accademica e con il suo portato di consensi”. Enrico Dalfino Purtroppo, quell’esperienza si è consumata in poco più di un anno, perché Vito Leccese è stato assessore per 16 mesi, e dopo poco anche Dalfino ha lasciato il consiglio comunale e quello era il tempo “in cui il sindaco era eletto dal Consiglio comunale, ma, nell’immaginario collettivo, quel periodo ha lasciato un segno così profondo che Enrico Dalfino sembrava fosse stato scelto direttamente dai cittadini, cosa che invece accade dal ’95. Egli, infatti, aveva raccolto attorno alla sua figura, al di fuori del palazzo comunale, un consenso ampio e trasversale che si manifestò appieno soprattutto in occasione dell’arrivo della nave Vlora, e dell’inusitato scontro istituzionale e politico che il Presidente della Repubblica Cossiga innescò, chiedendo all’allora ministro dell’Interno di rimuoverlo dalla carica di primo cittadino. In questa occasione furono i baresi a manifestare con forza al sindaco Dalfino la loro solidarietà e il loro affetto” ha continuato Vito Leccese nel ricordare come i cittadini si strinsero attorno al loro sindaco, manifestando un grande affetto e vicinanza. Non a caso, di fronte ai ventimila albanesi disperati e stremati dal viaggio, ebbe modo di dire “Sono persone”, perché la cifra più autentica del suo impegno è stata quella di mettere al centro delle azioni di governo le persone con la loro dignità. Ad ognuno riconosceva il diritto di partecipare e di contribuire al processo decisionale, un grande insegnamento politico, e per i baresi fu subito il sindaco del popolo e dei cittadini. “Insieme ad Enrico Dalfino, desidero ricordare, nel giorno della sua scomparsa, un altro grande sindaco, Pietro Leonida Laforgia, accanto al quale ho avuto l’onore di sedere in questo Consiglio comunale. Ecco, nel solco degli insegnamenti di entrambi il mio impegno sarà quello di lavorare per creare e rafforzare la più grande opera pubblica di questa città: la comunità dei baresi. Io ce la metterò tutta ma, per riuscirci, ho bisogno di tutti voi” ha concluso il sindaco. Il sindaco Vito Leccese durante il suo intervento Successivamente è intervenuta la vicesindaca Giovanna Iacovone ricordando come Dalfino abbia fornito le migliori coordinate per guidare ed assolvere agli impegni civici e umani. “Ho avuto l’onore di essere una sua giovane allieva e porto con me il ricordo della sua passione, della sua visione lungimirante e della sua capacità di dialogare con tutti. Le tracce che ha lasciato sono indelebili come segni di un percorso che continua ad ispirare la nostra comunità ogni giorno, spingendoci a lavorare con la stessa dedizione per il bene comune” ha poi concluso. Marida Dentamaro ha parlato di Dalfino, soffermandosi sull’uomo, che va al di là della figura di sindaco, con un amore immenso per Bari, riversando in ogni sua azione tutto sé stesso in termini di umanità e lungimiranza. Inoltre, Dentamaro ha citato come Dalfino fu il sindaco del primo Statuto per il Comune di Bari, il cui art. 1 parla di comunità aperta e accogliente, introducendo inoltre una nuova visione di Bari protesa verso il mare. Il numeroso pubblico presente in sala Carmela Decaro ha invece ricordato quando il 3 maggio 1979 a Roma ci fu l’attacco delle Brigate Rosse alla sede regionale per il Lazio della Democrazia Cristiana, quando 13 brigatisti entrarono nella sede della DC e uccisero 2 poliziotti, ferendone un terzo e facendo esplodere vari ordigni: Enrico Dalfino si trovò coinvolto e si salvò solo perché riuscì a gettarsi sotto una macchina. La sua risposta subito dopo quel dramma non fu di condanna o di ritorsione, ma egli disse “dobbiamo impegnarci per la nostra Repubblica”. A conclusione la moglie di Enrico Dalfino, la signora Anna, ha voluto ricordare il marito suonando alcuni brani al pianoforte. Successivamente è avvenuta la premiazione dei 12 vincitori della XXVI edizione del Nicolino d’Oro.