Offensiva lampo per le fazioni islamiste siriane. Aleppo occupata Notizie dal Mondo 4 Dicembre 20244 Dicembre 2024 di Cinzia Santoro Siria Il riaccendersi del conflitto in Siria aggrava ancor di più una situazione di instabilità del Medio Oriente, insanguinato dai 441 giorni di sterminio del popolo palestinese e dai più recenti bombardamenti sul Libano da parte dell’esercito di Netanyahu. L’attacco di sorpresa da parte delle forze dei ribelli sulla città di Aleppo sottolinea l’incapacità del governo di Bashar al-Assad a mantenere il controllo del territorio dopo la firma degli accordi di Astana nel 2020 che di fatto fa governare il “macellaio di Damasco” Assad su un paese diviso, in cui le forze filogovernative controllano pienamente solo Damasco e dintorni, mentre il nord-est e i suoi pozzi petroliferi sono rimasti in mano ai curdi e il nord-ovest è sotto il controllo delle forze antiregime. Questi ultimi sono composti da fazioni islamiste e più moderate. A guidarli c’è Hayat Tahrir al-Sham , un tempo noto come Fronte Al-Nusra ed ex affiliato di al Qaeda in Siria. Oggi il gruppo, guidato da Mohammed al Jolani, ha ufficialmente tagliato i legami con il terrorismo internazionale e governa de facto la città di Idlib, nel nord-ovest. A loro si sono uniti gruppi sostenuti dalla Turchia, come l’Esercito siriano libero che ha dichiarato domenica di aver preso il controllo delle città di Tal Rifaat, Ain Daqna e Sheikh Issa nella parte settentrionale del governatorato di Aleppo. In campo sono scesi la Russia che ha avviato una massiccia campagna di bombardamenti aerei contro le forze di opposizione nel nord del paese e la Turchia di Erdogan che, ha cercato per anni, di negoziare la normalizzazione diplomatica con l’obbiettivo di organizzare il ritorno dei circa tre milioni di profughi siriani che il paese accoglie sul suo territorio. L’intricata situazione siriana è da attribuirsi non solo alla guerra civile scoppiata nel 2011 che ha visto 570.000 di morti totali e 2.800.000 feriti e mutilati secondo le fonti ufficiali ONU ma anche al dopo guerra che ha trasformato la Siria in un narco-stato a causa della corruzione persistente e delle sanzioni imposte degli Stati Uniti dopo con la legge ‘Caesar’ del 2020. Quest’ultima nata dal nome in codice di un fotografo della polizia militare siriana che ha documentato migliaia di casi di tortura nelle carceri governative volute da Bashar al-Assad che solo grazie al sostegno di Mosca e Teheran è riuscito a farsi reintegrare nella Lega araba nel 2023, rimanendo sulla scena internazionale indelebilmente marchiato in seguito alla sanguinosa repressione portata avanti contro il suo popolo. Valeria Talbot, Senior Research Fellow e Responsabile del Centro Medio Oriente e Nord Africa dell’ISPI ha dichiarato: “L’offensiva delle forze ribelli nel nord-ovest della Siria riporta al centro dell’attenzione internazionale una crisi “sopita”, ma di fatto mai risolta. E mette in evidenza tutte le fragilità del regime di Damasco in una fase di forte indebolimento del fronte dei suoi alleati regionali, dall’Iran a Hezbollah, sfiancato da mesi di attacchi israeliani in territorio libanese. Mentre la Russia interviene a sostegno di Bashar al-Assad e Stati Uniti, Francia, Germania e Gran Bretagna invitano le parti alla de-escalation, è legittimo chiedersi quale futuro attende la Siria e la sua popolazione già martoriata da anni di conflitto, oppressione e crisi economica”. Il baratro della guerra incombe anche in Europa. Ce un filo che unisce il conflitto ucraino con la destabilizzazione del Medio Oriente? E a breve quali effetti si avranno se ci fosse un crollo del regime del dittatore siriano? E se invece Assad venisse ancora una volta salvato dagli alleati russi cosa accadrebbe a livello internazionale? Cosa accadrebbe in Libano ora in tregua? E nella Striscia di Gaza? Netanyahu cosa farebbe?