Sei qui
Home > Cultura > Cinema > Parthenope il film di Sorrentino “tutto fumo e niente arrosto”

Parthenope il film di Sorrentino “tutto fumo e niente arrosto”

Troppe sigarette e troppe scene grottesche, qualcuna scade nel volgare in 𝐏𝐚𝐫𝐭𝐡𝐞𝐧𝐨𝐩𝐞, opera di Paolo Sorrentino ispirata alla splendida Napoli.

di Clelia Conte

Premetto che l’arte contemporanea utilizzi i temi più forti e immagini cruente per colpire gli animi degli spettatori e deduco che in questo film il regista abbia centrato in pieno l’obiettivo, dando un’immagine esagerata della città raccontandola attraverso se stessa e cioè, la protagonista che nasce nel 1950 dalle acque del mare di Posillipo e viene chiamata Partenope.  Ma alla fine cosa ti resta dopo aver visto due ore e dieci di film?  Soltanto scene meravigliose descrittive di paesaggi e di bellezza. E come non colpire con il mare di Capri e l’immagine di una Napoli spettacolare, ripresa dal mare. Ti resta l’aspetto della freschezza di Partenope (Celeste Dalla Porta) che crescendo diventa sempre più sensuale e maliziosa, la bimba che nasce nell’acqua, fluido di vita della stessa città, ninfa marina come il mito di  Parthenope, la sirena sul cui sepolcro sarebbe sorta la città di Napoli.

Parthenope (Celeste Dalla Porta) e Jon Cheever (Gary Oldman)

Attraverso la protagonista che vive tanti momenti in luoghi e ambienti che caratterizzano la metropoli, il regista crea un’immagine delle peculiarità cittadine, usi e costumi, consuetudini e concezione di un’etica popolare che caratterizza l’unicità della città partenopea finanche a toccare il fondo. La ragazza infatti conosce un boss, interpretato da Marlon Joubert (attore presente anche in “E’ stata la mano di Dio”), al quale tutti si inchinano e gli baciano le mani riverendolo a tal punto che al suo passaggio in un chiostro, in omaggio alla sua presenza, lanciano ceste illuminate e poi si va verso le strade della miseria e in una casa dove si  uniscono le famiglie mafiose attraverso una scena discutibilmente forte: l’atto sessuale di due ragazzini impauriti appartenenti alle due caste che devono consumare il rapporto davanti ad un mucchio di spettatori! Questa è una delle esperienze di Parthenope che in aggiunta si concede al boss che la mette incinta. Ma poi, nonostante i genitori abbiano desiderio di un nipote, si libera di quella gravidanza come volesse liberare Napoli da un qualcosa che altrimenti la legherebbe per sempre a quella parte marcia della città. Lei passa dai tristi e degradati vicoli di Napoli a posti eleganti come Capri vivendo la forza del mare di Posillipo da dove essa prende la sua energia come una sirena nel suo siero naturale. Affronta dolori atroci come la morte del fratello con il quale ha un rapporto quasi incestuoso. Vive le sue esperienze con naturalezza tra i tanti corteggiamenti di uomini e la volontà di riuscire a inserirsi nel mondo accademico dove studia antropologia. Il professor Marotta, interpretato da Silvio Orlando, l’aiuta a prendere coscienza delle sue capacità, la apprezza senza entrare in confidenza fino a darle fiducia tanto da mostrarle la sua parte più sofferente rinchiusa dietro una porta di una stanza nella sua casa: un figlio mostruoso e gigantesco composto di acqua e sale (e qui c’è sempre il richiamo del mare). Alla sua vista la ragazza non sembra molto sorpresa e incuriosita lo osserva sorridendo mostrando tenerezza per il suo aspetto ingenuo.

Jon Cheever (Gary Oldman)

Partenope affronta tutto in modo libero e spontaneo senza dare nessun giudizio. Durante il percorso incontra  Greta Cool (Luisa Ranieri). Il personaggio parla un dialetto sguaiato ed è una diva decadente che in Parthenope lancia “la caustica invettiva contro Napoli” la sua città e sostiene di amare il nord Italia. Incontra l’omonima sirena e le consiglia di fare l’attrice prendendo lezioni da Flora Malva (Isabella Ferrari), una diva non più giovane che indossa una maschera perché è rimasta sfigurata da un intervento di chirurgia. Partenope si reca dalla diva ma scopre che fare l’attrice non fa per lei e torna sui suoi passi nel mondo accademico dell’antropologia.

La ragazza osserva sbalordita svariate situazioni e infine diventa essa stessa protagonista di un episodio eccessivo e anche rappresentato in modo un po’ pacchiano. Consigliata dal suo Prof per l’argomento della tesi di laurea assiste al rito del sangue di San Gennaro che non si scioglie. E qui il regista ha strafatto all’ennesima potenza mostrando in modo esagerato lo svolgimento del rito in rapporto ai suoi fedeli. Nel contesto compare il viscido vescovo Tesorone, definito “demonio”, interpretato da un bravo Peppe Lanzetta che nell’opera rappresenta l’ambiguità della seduzione quella più perversa, a sua volta viene sedotto da Partenope nel modo più stravagante che il regista potesse immaginare. Partenope compare vestita coi gioielli del Tesoro di San Gennaro, creazione del costumista Carlo Poggioli, e si concede al riluttante vescovo. Questa scena ha fatto tanto discutere!

La scena provocatoria della protagonista che indossa il tesoro di San Gennaro

Altro personaggio forte che la ragazza incontra è Jon Cheever, interprettato da Gary Oldman prezioso perno che internazionalizza il film. Oldman interpreta uno scrittore sofferente che rappresenta l’unico uomo che rifiuta di stare con Parthenope per non farle sprecare i momenti più belli della sua giovinezza. Ma come può uno straniero entrare nella testa di un cultore di Napoli che neanche Napoli comprende bene? Tutti i personaggi del film sono l’anima della città che esprime anche nel sacro e profano ma lo scrittore, Jon Cheever, che non è napoletano, rappresenta un personaggio triste che va verso il tramonto ed è a differenza degli altri profondamente onesto con la ragazza.

Stefania Sandrelli interpreta Parthenope

Il tema dell’antropologia. La domanda che Partenope pone spesso al docente, prof Marotta è questa: “Che cos’è l’antropologia?”. Vuol rappresentare i casi umani che lei incontra lungo il percorso della sua vita? Si è antropologi per natura, per istinto, e quando comprende ciò, è pronta per scoprire il mistero che è dietro la porta già sopra descritto. Partenope, dopo aver conquistato appieno la stima del suo professore si realizza proseguendo la carriera universitaria diventando docente di antropologia ma lontana dalla sua Napoli. La rivediamo invecchiata nei panni di una splendida interprete: Sefania Sandrelli.

Per tutto il film la ragazza fuma, fuma sempre, fumano tutti, fumano in modo eccessivo tanto da avere la sensazione di respirarne l’aria. Il film mi ha lasciato solo una fotografia fantastica, fantasiosa ed esagerata di Napoli. Una splendida opera visiva che dura troppo ed ha dei dialoghi tendenti al noioso che passa da un argomento all’altro e da un luogo all’altro senza un grande contenuto. Avrei tagliato alcune scene ma in effetti senza il grottesco non avrebbe colpito. Ecco questo mi ha fatto pensare.

Il film è comunque da vedere.

One thought on “Parthenope il film di Sorrentino “tutto fumo e niente arrosto”

  1. Molto esaustiva la descrizione del film. Sono più curiosa di prima. Corro a vedere il film. Grazie Clelia Conte per questo bellissimo articolo!

Lascia un commento

Top