A Bari un decalogo del “Codice Rosso” per informare e prevenire la violenza di genere Comuni Giustizia Sociale 20 Novembre 202420 Novembre 2024 di Maria Silvia Quaranta Il 18 novembre a Bari nella sala giunta di Palazzo di città è stato presentato il Decalogo del “Codice Rosso” per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere (in riferimento alla legge antiviolenza del 2019), promosso da un pool composto dall’associazione Gens Nova, l’Associazione Italiana Donne Medico- AIDM Bari, “Agapanto”, Gruppo donne medico OMCeO Bari e Centro Italiano Femminile – CIF Bari. Decalogo del Codice Rosso Il manifesto vuol essere un atto pratico, anche in vista del 25 novembre, Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. All’incontro sono intervenuti l’assessora alla Giustizia e al Benessere sociale e ai Diritti civili Elisabetta Vaccarella, la consigliera comunale e presidente della Commissione Pari Opportunità Angela Perna, il vicepresidente dell’associazione Gens Nova Antonio La Scala, il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri Filippo Anelli, la presidente AIDM Bari Mariateresa Ventura, la coordinatrice di “Agapanto” Bari Mariantonietta Monteduro, la presidente del Centro Italiano Femminile Bari Benedetta Sasanelli e il comandante della Polizia locale Michele Palumbo. Il decalogo è un ausilio per sostenere le donne vittime di violenza di genere, indicando nei suoi punti le tutele previste dalla legge e alcune regole a supporto dell’azione di validazione dei propri diritti. Parlando di questo progetto la Perna ha ricordato come sia un bene che in questo momento in cui quotidianamente si hanno notizie di femminicidi, in cui il fenomeno tragico e drammatico della violenza di genere è diventato dilagante e quasi senza argini, nessuno volti le spalle e tutti prestino la massima attenzione. “Il ruolo delle istituzioni è proprio quello di essere accanto alle donne che spesso si sentono sole e deboli, attraverso degli interventi concreti. Questi interventi devono innanzitutto passare, attraverso un percorso con momenti informativi e formativi, nelle scuole che rappresentano la prima struttura in cui si realizza quella che è l’identità di una persona; quindi occorre evidenziare, sin dalla giovane età, i principi della parità di genere e dell’affettività – ha detto la Perna -. L’altro giorno sentivo l’intervento del papà di Giulia Cecchettin che ha pensato di creare un’associazione per tenere vivo il ricordo della povera Giulia pungolando le amministrazioni e il governo per inserire nelle scuole un percorso con delle lezioni sull’affettività”. Le istituzioni per agire hanno bisogno del supporto di realtà e associazioni che creano queste iniziative, come quella del decalogo di fondamentale importanza, in quanto le donne hanno bisogno di essere informate e quasi prese per mano. Il decalogo del “Codice Rosso” rappresenta il primo esempio in Italia e il Comune di Bari è stato orgoglioso di poter accogliere e parlare di un argomento di cui si è impegnato a veicolare il messaggio riassunto nei suoi dieci punti. Questo strumento pratico sarà utile, come ha detto l’assessore al Welfare Vaccarella, per infondere il coraggio alle donne che hanno deciso di denunciare, ma soprattutto a quelle che ancora non trovano il coraggio per farlo. La strada è lunga, ma l’amministrazione comunale barese è da sempre impegnata su questa problematica attraverso i centri antiviolenza, le collaborazioni con il terzo settore e le associazioni, le campagne di informazione nelle scuole di ogni ordine e grado. Conoscere è importante per cercare di sconfiggere la violenza di genere, anche attraverso una capillare campagna informativa. Un momento della presentazione in sala giunta All’appuntamento, oltre alle quattro associazioni adoperatesi attivamente nel programma, sono intervenute altre realtà che con la loro presenza dimostrano di credere fermamente sia all’iniziativa che alla problematica. Tra queste la polizia locale di Bari rappresentata dal maggiore Manzari e dal suo comandante, il generale Michele Palumbo il quale ha precisato come tutte le forze di polizia fanno quello che possono nel contesto normativo, che mette a disposizione gli strumenti (con l’autorità giudiziaria) sia per un intervento immediato sia per un’azione di supporto. Naturalmente è fondamentale l’opera dei sanitari che devono dare il loro apporto anche in funzione di ascolto della vittima di violenza. L’attività è complessa e delicata, dove l’approccio con la vittima di abusi o di situazioni critiche naturalmente è all’inizio sempre problematico, per cui serve personale formato anche tra le forze di polizia. Sicuramente si può migliorare l’impianto normativo oggi in funzione, per approcciare il problema in maniera diversa. “Il lavoro delle forze di polizia è un lavoro delicato, e oggi deve avere anche un approccio psicologico finalizzato ad un intervento diverso da quello prettamente repressivo. In Italia, e in particolare nelle grandi città metropolitane, siamo impegnati quotidianamente su questa tematica; quindi, il nostro è un supporto al sistema di garanzia per le vittime attraverso una rete di protezione e di prevenzione”. Filippo Anelli ha ricordato come il contrasto alla violenza di genere è un tema molto sentito nel settore medico, che ha pagato un forte tributo in termini di femminicidi da Maria Monteduro, uccisa nel 1999 alla dott.ssa Paola Labriola nel 2013.” Anche dalle tragedie che ho ricordato è partito un percorso che a livello legislativo ha portato all’approvazione di una prima legge contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari, soprattutto nei confronti delle donne, approvata alcuni anni fa: un percorso che arriva fino all’ultimo intervento legislativo, appena approvato, sull’arresto in flagranza differita. Come medici, ribadiamo il nostro totale impegno per ascoltare e per aiutare a denunciare questi fenomeni che spesso possono emergere proprio durante il colloquio con i medici di famiglia”, ha continuato Anelli. L’avv. Antonio La Scala con la direttrice di Gazzetta dal tacco, Clelia Conte Antonio La Scala, precisando che tra pochi giorni si celebrerà la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ha detto che si è voluto arrivare a questo appuntamento con la realizzazione di un gesto concreto, che fosse realmente in grado di aiutare. “Perciò, con tutte le associazioni coinvolte, abbiamo pensato di realizzare questo manifesto, un decalogo che contiene informazioni di vario tipo, spesso normative, ma in una chiave comprensibile è utile a tutte. Il manifesto sarà distribuito gratuitamente in maniera capillare, in tutti i luoghi in cui potrà essere utile: scuole, ambulatori, parrocchie, studi professionali e molti altri. Luoghi frequentati da tutte e da tutti, nei quali possiamo davvero incrociare la vita delle persone e fornire informazioni. Oggi purtroppo c’è ancora paura di denunciare la violenza di genere, per molte ragioni, compresa la mancanza di informazione sugli strumenti di tutela. Noi vogliamo far capire, con grande sforzo, con grande forza, che la denuncia è l’unico percorso possibile per contrastare questi fenomeni e far valere pienamente i propri diritti”. Mariateresa Ventura, Mariantonietta Monteduro e Benedetta Sasanelli hanno sottolineato l’importanza della rete di associazioni coinvolte nel progetto, grazie alla quale si è potuto realizzare uno strumento efficace, per lottare contro la paura e la disinformazione, che sono le due condizioni che bloccano le vittime di violenza. E’ prioritario diffondere il decalogo tra i ragazzi, perché è indispensabile un cambiamento culturale a partire dalle giovani generazioni.