Al Teatro Kursaal di Bari presentato il libro di Goffredo Buccini Cultura Libri Politica 1 Luglio 20241 Luglio 2024 di Maria Silvia Quaranta Il 27 giugno presso il teatro Kursaal Santalucia di Bari è stato presentato il volume “La Repubblica sotto processo-Storia giudiziaria della politica italiana 1994- 2023” (ed. Laterza), alla presenza dell’autore, l’inviato speciale e giornalista del Corriere della Sera Goffredo Buccini, introdotto da Maria Laterza della libreria Laterza. L’incontro è stato moderato dal caporedattore del Corriere del Mezzogiorno Michele Pennetti, ed ha visto la partecipazione dell’avv. Michele Laforgia, del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e del viceministro della giustizia Francesco Paolo Sisto. Il libro rappresenta la naturale prosecuzione del precedente volume “Il tempo delle mani pulite”, raccontando trent’anni di storia politica attraverso il rapporto tra giustizia e politica, dove il cambiamento della giustizia passa attraverso una serie di riforme istituzionali; ma anche della politica e della giustizia perennemente sotto processo, dove l’informazione e la comunicazione risultano dimezzate o prevaricanti. Quest’anno Buccini ha ricevuto il Premio Massimo Bordin per l’attività di giornalismo e informazione giudiziaria. Locandina della presentazione Nel libro si ripercorrono trent’anni di storia italiana attraverso la lente del rapporto giustizia- politica sino ai giorni nostri, in quanto si stanno varando grandi cambiamenti della giustizia attraverso una serie di riforme istituzionali. Michele Pennetti ha ricordato come Buccini, scrittore e firma storica del Corriere della Sera, è stato il fautore di alcuni degli scoop più clamorosi degli ultimi trent’anni di giornalismo, tra cui quello del 1994 quando egli raccontò dell’avviso di garanzia che doveva essere consegnato al presidente del consiglio Silvio Berlusconi durante il Forum mondiale contro la criminalità organizzata a Napoli. Il libro, scritto in modo asciutto con uno stile galoppante, è “muscoloso, con una potenza di contenuti necessaria per restituire in modo serio le ultime tre decadi della storia d’Italia “ha continuato Pennetti. Il saggio letterario-narrativo analizza il conflitto tra politica e magistratura con continuità, mettendo insieme personaggi, storie, vicende. Sono tante le figure presenti nel libro: Craxi- Berlusconi, Di Pietro-Borrelli, Grillo-De Magistris, Vittorio Emanuele IV, Mancino-Napolitano, Andreotti-Caselli, Lario-D’Addario, Marrazzo-Cosentino, Matteo Renzi e il padre Tiziano, Raggi-Appendino, e altri. E quanti passaggi della nostra storia, quante inchieste importanti vengono citate: Tangentopoli, Mani Pulite, le trattative stato-mafia, il caso escort, il caso Consip, il caso Ruby, la tangente Enimont. Rilevanti sono poi tutte le riforme e i correttivi prodotti dalla politica sulla giustizia come le riforme Castelli, Orlando, Cartabia fino a Nordio. La politica devastata dalla tempesta di Mani Pulite sembra che non sia più riuscita a darsi una propria credibilità, ma, d’altra parte. anche la magistratura con i suoi scontri non appare più all’altezza del ruolo che dovrebbe avere. Maria Laterza, Goffredo Buccini e Michele Emiliano Buccini ha cercato di comporre i pezzi di questo complesso mosaico, partendo dal 28 ottobre 1993, data in cui accadono due cose importanti: a Milano il processo Cusani, dove Di Pietro portando alla sbarra Cusani porta in realtà quasi tutta la prima Repubblica e dove in 54 giorni questa viene seppellita in televisione, nella trasmissione quotidiana “Un giorno in Pretura”; a Roma in Senato passa la riforma dell’art. 68 della Costituzione sull’immunità parlamentare, quando da allora in poi la vita politica dei parlamentari è appesa alle procure. Bisogna partire da questi due eventi per capire come mai il sistema si è avvitato su sé stesso, perché da allora scompaiono e vengono decapitati i partiti che hanno costruito l’Italia, usciti dalla resistenza e che avevano scritto la Costituzione. Si viene a creare un sistema con un esecutivo debole e instabile (abbiamo circa 70 esecutivi nella storia della Repubblica ad indicarne la debolezza), ma anche partiti indeboliti, che uscendo dalla vicenda di Mani Pulite, perdono la funzione di fare da tramite tra il palazzo ed i cittadini. Tutto questo ha creato un dibattito fazioso e feroce che si è impadronito del discorso pubblico. Il libro racconta molto di Berlusconi, che è stato il fondatore di una storia nuova nata nel 1994, della sua guerra con i magistrati; c’è la storia di Andreotti, c’è la guerra di Renzi con i magistrati (la lettera del padre Tiziano al figlio data in pasto al pubblico dalla procura). Per arrivare alle riforme della giustizia, fino alla Nordio. “Ogni pezzo del triangolo che ha composto la paralisi di questi trent’anni, politica-magistratura-giornalismo, viziato dal mito delle carte, delle ordinanze, della sudditanza, deve fare un grosso passo verso il senso di responsabilità ciascuno nella propria categoria, contro-riformando l’art.68 per riportare l’immunità parlamentare nella sua pienezza e dove la politica rispecchiando l’art.54 (che prescrive disciplina e onore a chi esercita poteri pubblici) può avere autorità morale e la credibilità necessaria. La politica deve ritrovare sé stessa e il modo di interpretare la società” ha concluso Buccini. Il presidente Emiliano, come magistrato che fa politica, ha spiegato che questo è un problema non risolto, dove le istituzioni della Repubblica non hanno il prestigio necessario per svolgere appieno la funzione che la Costituzione assegna loro. Inizialmente si pensava che il mondo si potesse riformare attraverso l’azione penale, ma forse non è così che si deve operare. “Viviamo l’inevitabilità, in democrazia, di questo caos inestricabile: o si assoggetta il sistema giudiziario alla politica o viceversa” ha detto il presidente della Regione. Senza la consapevolezza storica delle modalità con cui una riforma ricade sulla vita quotidiana delle istituzioni, non si può provare a tracciare un equilibrio, dove politica e magistratura devono imparare a leggere la società. Emiliano, inoltre, ha rimarcato la notevole importanza dei media, della comunicazione ed oggi dei social. Un momento di discussione durante la presentazione L’avv. Laforgia ha affermato che la crisi dei partiti non nasce con Mani Pulite, ma ha il suo epifenomeno nella caduta del muro di Berlino, che rompe gli equilibri internazionali e, di conseguenza, anche quelli nazionali: la democrazia cristiana che aveva il ruolo di impedire la presa di potere da parte del partito comunista e il partito comunista stesso. Quando si rompe quell’equilibrio in Italia già succedono delle cose importanti. Per Laforgia ci sono in sequenza tre fatti che segnano l’inizio della crisi e la fine dei partiti partoriti dalla resistenza, dal dopoguerra: Cossiga, o la stagione del picconatore, l’emergere per effetto delle sue dichiarazioni della vicenda Gladio (di per sé una rottura di quegli equilibri), la legge Mammì del 90 (preludio della rivoluzione di Mani Pulite che ha defenestrato centinaia di esponenti del mondo politico). In Italia la vicenda di Mani Pulite non ha prodotto ondate di persone in piazza, ma davanti alla Tv, innestandosi su una crisi dei partiti già esistente. Si tratta di una strana rivoluzione dove gli elettori si fanno pubblico e diventano spettatori, aprendo la via al cavaliere Berlusconi. Si è generato un piegamento della storia, con una modifica antropologica indotta nel pubblico: prima si è reso emotivo il rapporto con la giustizia, il parteggiare da una parte o dall’altra, e si è finito col farlo anche con politica, dove oggi la ricerca del consenso è fondamentalmente basata sull’emotività (non più fatti ma emozioni, le verità emozionali che hanno la capacità di generare un flusso emotivo). L’intervento dell’avv. Sisto si è focalizzato sull’idea del giornalismo come fonte dove attingere notizie, con una legittimazione del giornalismo d’inchiesta e l’acquisizione di un suo valore nella vita politica ed istituzionale del paese. Il processo Cusani inaugura la dimensione mediatica della giustizia, ma nel libro si manifesta la necessità di liberare il processo da questa visione, perché l’avvocato penalista non deve principalmente preoccuparsi dei rapporti con i giornalisti. Buccini, che nel libro parla anche di Sisto, raccoglie tutte le informazioni e le traduce in un lavoro unitario, dove la sintesi scioglie la complessità, non rinunciando alla lettura personale in un racconto che cerca di leggere all’interno dei protagonisti, disegnandoli nei pregi e nei difetti senza celare nulla. Per Sisto si tratta di un libro impegnativo, che tratta una molteplicità di argomenti, concludendo “le responsabilità nella giustizia sono personali, occorre cercare nella competenza di tutelare i diritti costituzionali. È necessario produrre una riforma che sia profondamente culturale, che generi maggiori capacità, serietà e guardi ai cittadini”.