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La Memoria difficile di Peppino Impastato

di Cinzia Santoro

La Memoria difficile, a cura di Pino Manzella, è una raccolta di aneddoti, episodi e ricordi raccontati dai compagni d’infanzia e dagli uomini e donne che furono accanto a Peppino negli anni di lotta alla mafia.  Un ritratto vivido e veritiero dell’uomo, lontano dallo stereotipo dell’eroe solitario dell’ iconografia cinematografica.

Cinzia Santoro dialoga con, ds. Carlo Bommarito, al centro, Pino Manzella, Marcella Stagno e Caterina Blunda (primo a sin. Luca Conserva)


Uno spaccato di vita, che richiama l’attenzione sugli anni sessanta e settanta, vissuta da una generazione di ragazze e ragazzi coraggiosi che nel quotidiano vollero impegnarsi nel cambiare le sorti del loro paese. 
Incontro Pino Manzella con Marcella Stagno, Carlo Bommarito e Caterina Blunda, durante la presentazione del libro a Martina Franca. Da Cinisi, tutti insieme stanno portando in giro per l’Italia, il libro affinché non si perda la memoria di Peppino e del sogno collettivo che condivisero. La raccolta è stata presentata presso la sede dell’ Associazione Artigiana di mutuo soccorso e accolta con interesse dal pubblico presente e dall’assessore alle attività culturali Carlo Dilonardo e dal presidente del consiglio Giovanni Basta. L’incontro è stato moderato dall’avvocato Luca Conserva, presidente della stessa associazione. 

L’intervista ai compagni di Peppino Impastato.

Caterina Blunda nasce e vive a Cinisi. Appassionata di fotografia è una dei soci fondatori e attualmente Presidente dell’ AsaDin, Associazione culturale di fotografi amatoriali che si caratterizza per l’impegno verso tematiche sociali. Ha organizzato e partecipato a diverse collettive tra cui Imago Terrasini – Pixel e pastelli – Wonderlands – Paesaggi in bianco e nero – Pin up in Sicilia – Questione di sguardi – Io non mi fermo qui. Cura ed organizza insieme al suo staff le mostre di pittura e fotografia al Margaret Cafè di Terrasini. Predilige la street photografy, i ritratti e gli scatti in bianco e nero.


Caterina come nasce l’idea di una raccolta di memorie dei compagni di Peppino Impastato?


Non ho conosciuto Peppino Impastato ma ho appreso l’arte fotografica da uno dei suoi più cari compagni, Guido Orlando, scomparso prematuramente. Ma avrei voluto tanto fotografare quei giovani impegnati con Peppino. E proprio così nasce la mia proposta, successiva all’idea di fotografare i compagni sopravvissuti a Peppino a distanza di quasi 40 anni. Avevo materiale fotografico ma anche testimonianze raccolte durante gli scatti e le emozioni di questi uomini e donne mi avevano colpita. Con Pino Manzella abbiamo fatto un lavoro certosino e alla fine la raccolta è stata pubblicata. E sono felice del lavoro svolto.

Pino Manzella nasce a Cinisi nel 1951, coetaneo di Peppino Impastato partecipa attivamente alle attività culturali e politiche del suo paese, come illustratore e vignettista. Sue le numerose copertine dei giornalini, i manifesti, le vignette che accompagnarono gli anni intensi di un gruppo di giovani uomini e donne.
Oggi Pino, espone in numerose mostre collettive e personali a respiro nazionale e internazionale.


Pino chi era Peppino Impastato?


Ho conosciuto Peppino intorno al 68 quando si incominciava a respirare l’aria della rivolta di quel periodo. Disegnavo le copertine dei giornaletti ciclostilati, i manifesti e le vignette delle attività che facevamo tutti insieme. Per Peppino furono anni di impegno politico ma c’erano anche i divertimenti, le giornate al mare, i concerti, i viaggi, in fondo avevamo solo vent’anni. Pino si commuove e parla di un concerto di De André e gli occhi s’illuminano di nostalgia. Continua a ricordare: “A quei tempi tutte le attività, sia politiche che culturali, si facevano insieme, collettivamente, non c’erano personalismi. Peppino era un leader controvoglia, si ritrovava a fare i comizi perché altri lo spingevano, ma non è mai stato su un piedistallo”.

Marcella Stagno, attivista e redattrice di Radio Aut è una donna di grande carisma. Minuta ed espressiva, porta con sé la forza del dolore per quanto accadde a Peppino quella maledetta notte di maggio del 78. Racconta: “La mia conoscenza con Peppino coincide con una svolta della mia vita. Conosco Peppino quando mi trasferisco a Terrasini e mio cognato mi presenta un gruppo di suoi amici. Conosco questi compagni e la prima esperienza è un’attività teatrale. Peppino è tra gli spettatori. Vorrei dire solo che lui che viene ricordato come il compagno e il militante, la persona tutta di un pezzo che pensava solo alla politica, non era solo questo. Peppino era l’amico, le scampagnate con le fette di melone in faccia. Ricordo l’esperienza a Bologna, quando nel pieno dell’attività della radio organizzavamo la redazione e la trasferta. Lo vedo Peppino riempire il portabagagli dell’auto con i limoni, perché a suo dire era l’unica arma contro i lacrimogeni. La morte di Peppino ha lasciato uno squarcio che non è sanabile. Quel dolore non è stato superato mai. Quello che rimane oggi è una storia collettiva che però non è stata mai veramente raccontata. Senza quella storia collettiva, la storia di Peppino non esisterebbe. È nostro dovere raccontare la nostra esperienza per far capire che un gruppo insieme può fare tanto. Da soli non si va da nessuna parte.

Carlo Bommarito è il presidente dell’Associazione culturale Peppino Impastato. 


Carlo quali temi hai condiviso in particolare con Peppino?


Una delle tematiche importanti a cui eravamo interessati era la difesa dell’ ambiente e del nostro territorio. Organizzammo una mostra fotografica sull’abusivismo edilizio della costa di Terrasini e Cinisi. Inoltre organizzammo manifestazioni, proteste e manifesti denunciando lo scempio che due costruttori palermitani volevano compiere lottizzando la costa. A distanza di 40 anni possiamo dire di aver dato una mano per salvaguardare una porzione di territorio ora riserva naturale e fiore all’occhiello di Terrasini. Ma anche ci occupammo della questione nucleare. Peppino ci incoraggiò sempre.
Con Radio Aut, riuscimmo ad arrivare fin dentro le case delle persone. Fu una delle idee assolutamente rivoluzionarie a cui Peppino puntò e su cui riversammo tutte le nostre energie.

Che ricordo rimane di quella tremenda notte di maggio?


Quella tragica notte del 9 maggio del 1978 è una cosa che ci è rimasta appiccicata addosso. Questa cosa ha dato quella voglia, quel coraggio, quella perseveranza nel condurre alcune lotte che ritenevamo allora, come oggi, giuste.

Rifletto e la legalità, dunque, che oggi fa tanto discutere i protagonisti dei numerosi talk show della nostra TV nazionale, è la parola chiave per far conoscere e apprezzare la figura di Peppino Impastato. Leggere i momenti impressi nella memoria collettiva di quei giovani coraggiosi sollecita alcune domande: alle generazioni future quale eredità morale si vuole lasciare? Quali tracce devono seguire i nostri giovani se vogliono ancora sperare in un mondo migliore? 

Interessante, il lavoro di raccolta curato da Pino Manzella e il dono della memoria collettiva di tutti i compagni di lotta, assolutamente da leggere a tutte le età La memoria difficile Peppino Impastato – Edizioni Angelo Guerini e Associati 

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