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Verità per Giovanni Iannelli. Il ricordo di Carlo suo padre

di Cinzia Santoro

Carlo Iannelli ricorda suo figlio Giovanni, promessa del ciclismo e ragazzo che amava la vita e la bellezza. Ora i genitori chiedono verità e giustizia per una morte che si poteva evitare.
Giovanni Iannelli, muore il 7 ottobre 2019 a 144 metri dall’arrivo nello sprint finale della 87° competizione sportiva a Molino de Torti. Giovanni sbatte la testa contro un pilastro lasciato senza protezione. Non c’erano transenne o altre protezioni come invece previsto dal regolamento. Il giovane e brillante ragazzo spira poco dopo in ospedale. Fin dal primo momento, le irregolarità nelle rilevazioni delle circostanze che hanno portato alla morte prematura di Giovanni, sono numerose.
Il padre, Carlo Iannelli intuisce che ci sia la volontà degli organizzatori di chiudere la vicenda in modo approssimativo e frettolosamente. Da quel giorno conduce la sua battaglia perché venga ricostruito l’incidente e vengano  stabilite le responsabilità organizzative. Non chiede vendetta ma giustizia e rispetto per Giovanni, suo figlio, che amava la bicicletta e correva rispettando le regole dello sport. La sua non è l’unica voce che chiede verità e giustizia. Il campione Mario Cipollini, afferma che è inaccettabile la vicenda di Giovanni Iannelli, perché a 144 metri dall’arrivo, in una classica gara come quella di Molino dei Torti che prevede lo sprint finale, le transenne di protezione sono indispensabili alfine di impedire incidenti mortali come quello di Giovanni.
La morte di questo ciclista talentuoso viene archiviata in fretta, ma le domande senza risposte rimangono sospese nel cuore dei genitori dell’amatissimo Giovanni. Chiedono la revisione di tutta la documentazione e attendono le risposte. Perché i carabinieri giunti sul posto non interrogano i presenti? Perché non fanno i rilievi previsti? Perché non acquisiscono i video e le foto dell’impatto? Perché la giudice di gara fornisce una dichiarazione discordante rispetto alle immagini fornite dagli spettatori? Perché morire a 22 anni a causa dell’organizzazione approssimativa di una gara classica che ha sovvenzioni economiche importanti?

L’intervista a Carlo Iannelli, avvocato e padre di Giovanni

Avvocato chi era Giovanni Iannelli ?

Giovanni Iannelli

Giovanni era un ragazzo esemplare sotto tutti i punti di vista. Un corridore esemplare, uno sportivo a 360 gradi. Prima ancora che fisicamente,  mentalmente. Era un ciclista che ha sempre praticato questa disciplina in maniera pulita. E così facendo con grande sacrificio, con grande dedizione e con i suoi mezzi era arrivato a indossare a 17 anni la maglia della nazionale, andando a correre quella che era la corsa dei suoi sogni, la Parigi Roubaix con Filippo Ganna.
Giovanni era un ragazzo che amava il ciclismo e la bicicletta, che però non era la sua unica ragione di vita, ma una cosa bella tra gli altri mille interessi. Giovanni era uno studente, si sarebbe laureato in economia aziendale di lì a pochi mesi. Giovanni era anche un fidanzato, era un amico che tutti vorrebbero avere, era un angelo. Per noi averlo a casa per 22 anni è stato un privilegio, una grandissima fortuna. Per me suo padre è stata la cosa più semplice di questo mondo. Si dice sempre che i padri insegnano ai figli ma con Giovanni è stato al contrario, sono io che ho imparato da lui. Era fuori dal comune. Un ragazzo esemplare. Estremamente generoso tanto che come atto estremo di generosità ha donato i suoi organi. E anche di questo non ne hanno tenuto conto. È  tremendo oltremodo, perché Giovanni merita rispetto, che non ha avuto visto come sono andate le cose dopo la sua morte.

Come è nata la passione di Giovanni per la corsa ?
La passione per il ciclismo era molto forte in famiglia, io stesso amavo il ciclismo e più di me mia moglie, che è stata molto attiva nella società, occupandosi dei piccoli. È  stato naturale per Giovanni amare la bicicletta. Tuttavia lui amava lo sport e ha praticato lo judo, il tennis, lo sci e il calcio. Ricordo che dopo aver praticato per qualche tempo gli allenamenti di calcio nella squadra locale di Prato, mi disse: “Babbo, io non voglio più andarci” e io stupito chiesi il perché. E lui : “Babbo ci offendono” e allora compresi che mio figlio non amava il gergo pesante da spogliatoio.
Lui ha iniziato prestissimo, aveva meno di sei anni e ha fatto tutte le categorie divertendosi sempre.

Giovanni Iannelli

Provava gioia nello stare insieme agli altri ragazzi, era felice in  allenamento ma anche a fare merenda dopo, tutti insieme. La prima vittoria di Giovanni è arrivata nella categoria juniores e a 17 anni è stato la convocato in nazionale, vincendo qualche altra corsa. Da dilettante non ha vinto mai nulla, è  triste dirlo, ma da dilettante il ciclista si trova a un bivio, se correre pulito o no. Giovanni non aveva esitato, lui correva pulito. Tante volte mi diceva: ” Babbo io fin dove arrivo con le mie gambe mi sta bene, tutto il resto non mi interessa. Babbo lo sai che quando arrivo a fine gara ho le gambe in croce ma gli altri danno gas.”
Giovanni muore a 22 anni all’arrivo pericoloso di una competizione classica come quella di Molino de Torti. Cosa chiede alla giustizia per la morte così tragica di suo figlio?

Ho dedicato trent’anni della mia vita al ciclismo. Sono stato presidente di società, vice presidente al comitato regionale e per 10 anni ho fatto il giudice sportivo del  tribunale federale a Roma. Quindi io ho tutto chiaro su ciò che è accaduto in seno alla Federazione e presso la Procura della Repubblica di Alessandria. Ho scritto una lettera aperta e ho indicato i “personaggi” coinvolti. Sono stato al Ministero di Giustizia e ho parlato con il Dott. Francesco Piccirillo, il numero due,  ossia colui che fa le veci del ministro. Ho parlato apertamente, ho fatto nomi, ho mostrato documenti e ho scritto ripetutamente cose pesantissime e gravissime per cui mi chiedo come mai non sono stato denunciato? Io sono disposto  anche a farmi arrestare per poter parlare con un magistrato. A me serve un magistrato che voglia andare fino in fondo senza timori. Purtroppo non l’ho trovato, ancora. Aspetto che mi arrestino, ma non accade.  

8 maggio 2022

2 thoughts on “Verità per Giovanni Iannelli. Il ricordo di Carlo suo padre

  1. Il dovere dello Stato e delle Istituzioni è di fare giustizia. Lo impone il diritto. Lo impone la Costituzione. Lo impone l’etica. Si deve assolutamente fare chiarezza su ciò che è accaduto. Si devono appurare le circostanze del tragico evento. Esprimo tutto il mio dolore e tutta la mia solidarietà.

  2. Le istituzioni facciano chiarezza, diano risposte a questa famiglia,stanno vivendo solo per avere giustizia per Giovanni!!! La mia vicinanza , con affetto, Giuliana

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