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Intervista al gruppo Reel Tape in primo piano nella musica

di Francesco Guida

Utilizzando magistralmente la tecnica di produzione musicale del campionamento vocale, Reel Tape stanno occupando una posizione di primo piano nel panorama musicale italiano. L’ecologia sociale è il tema dei loro singoli e siamo certi che anche il loro ultimo lavoro,  “Fences” avrà un gran successo. Pubblichiamo la loro intervista rilasciata il esclusiva al nostro giornale.

Raccontateci il vostro percorso musicale.

Il progetto è iniziato nel 2017 dall’idea di tre amici, Lorenzo Franci – tornato a Firenze dopo anni a Londra – Lorenzo Cecchi e Lorenzo Nofroni, di provare a ibridare le proprie influenze musicali con lo strumento espressivo dei campioni vocali, dopo aver assistito ad un folgorante concerto dei Public Service Broadcasting.

Da questo il nome del gruppo, che fa riferimento al cutting & splicing delle bobine a nastro cinematografiche. Hanno poi completato il gruppo pochi mesi dopo il batterista bolognese Lorenzo Guenzi e il cantante Alessandro Lattughini, originario di La Spezia.

Real Tape

I nostri singoli background musicali sono abbastanza diversi, ognuno di noi arriva da esperienze musicali in generi differenti, e questa è un po’ la forza dell’album: penso alla metafora del tendone da circo, in cui ognuno tira in una direzione diversa e questo sforzo apparentemente disarticolato permette però poi di alzare il tendone… In parte noi funzioniamo proprio  così, armonizzando le nostre differenze. Il lavoro di 3 anni si è condensato in “Fences”, dedicato interamente al tema delle barriere e dei confini, declinato in 12 brani differenti: da quelli fisici e politici di “Brexit” e “The Fence” (sul muro Messico-USA), allo sradicamento tra uomo e natura in “Fake Bloom”, alle barriere architettoniche e mentali di H-Play, a quelle psichiche in NOF4 e in Stronghold (sul fenomeno Hikikomori), all’incomunicabilità tra le persone, alle barriere sociali e esistenziali.

Per affrontare questi temi abbiamo usato lo strumento dei campioni vocali, inseriti nei brani come una sorta di “schiaffo” immediato, a volte anche disarmonico, che riporta subito l’attenzione al tema centrale del brano.

Abbiamo anche cercato di mettere insieme sonorità diverse, le tracce suonano molto varie ed eterogenee, un vero e proprio viaggio, anche attraverso lingue differenti (Italiano e inglese, ma anche spagnolo, islandese, giapponese, russo)…

Fences vuole essere un album sull’osservazione della realtà, e sulla necessità di cambiarla radicalmente. Per questo l’intro strumentale, 10.000 miles away, con i samples di Armstrong e Gagarin, è una sorta di sguardo distaccato che dallo spazio si avvicina progressivamente alla Terra, mettendola a fuoco senza le divisioni prodotte dall’uomo.

Chi sono e cosa amano fare i Reel Tape al di fuori della musica?

Siamo persone con vite ovviamente diverse (un medico, un informatico, un architetto, un insegnante, un botanico) ma accomunati, oltre che dalla passione musicale, dalla voglia di raccontare l’attualità e le dinamiche umane e sociali, e nel caso di tre di noi, anche dall’impegno diretto come attivisti in campo ambientalista, in Legambiente.

Anche il cinema è una passione comune, che si riflette nei nostri brani (e nel nome stesso), sia nelle atmosfere che cerchiamo di evocare, che nel taglio “cinematografico” di campioni vocali e a volte persino generi diversi all’interno dello stesso brano. In particolare la capacità del batterista Lorenzo Guenzi nell’editing video ci ha permesso di realizzare il video di “Fake Bloom” (pubblicato con BlackCandy Produzioni) in modo autonomo, mentre tra le grafiche dell’album compaiono 2 opere d’arte visiva (un acquerello e un disegno a matita) realizzati appositamente da due artisti, Luca Guenzi e Julia Wakabayashi, che ringraziamo moltissimo.

Reel Tape

Parliamo del vostro nuovo singolo. Cosa volete comunicare con il brano?

E’ un brano nato dalla sensazione di distacco e sradicamento dalla natura, dall’impotenza di fronte alle conseguenze del rapporto distorto tra uomo e pianeta, e dall’energia delle folle di ragazzi scesi in piazza per la crisi climatica.

Nella ritmica serrata della canzone abbiamo inserito la voce di Murray Bookchin, filosofo e attivista fondatore dell’ecologia sociale, che ci ricorda l’assurdo tentativo dell’uomo di dominare la natura, che inevitabilmente si scontra con la limitatezza delle risorse e con la crescente minaccia del climate change. E che osserva come l’errore sia sempre lo stesso, quello che porta anche al tentativo di dominazione dell’uomo sull’uomo, con tutte le conseguenze che anche l’attualità drammaticamente continua a mostrarci. Nel testo risuona l’eco della frustrazione e dell’angoscia per un equilibrio che appare ormai destinato a spezzarsi.

Quali sensazioni volete regalare con questa canzone a chi la ascolta?

La canzone ha un andamento incalzante e atmosfere rarefatte tipicamente alternative-rock, contiene al tempo stesso la malinconia e lo spaesamento di fronte all’enorme sfida della crisi climatica, ma anche l’energia e la rabbia che serve, se ben canalizzata, per reagire ed affrontarla concretamente.

Vorremmo quindi anche far riflettere chi ascolta la canzone, sul fatto che non dobbiamo essere spaventati dal necessario cambiamento nel rapporto con l’ambiente, ma che anzi ripensare il modo con cui ci muoviamo, organizziamo le nostre città e le nostre case, mangiamo, lavoriamo, può essere una straordinaria occasione per migliorare la qualità della vita e delle relazioni sociali, in un tempo in cui il senso di insoddisfazione e il disagio psicologico sono sempre più comuni.

Quali saranno i vostri prossimi progetti?In questo momento, dopo un periodo sicuramente difficile in cui le possibilità di suonare live si erano molto ristrette – e le poche parevano riservate ai gruppi cover -, iniziamo finalmente a programmare alcuni live, di cui potrete presto essere informati seguendoci sui canali social (Facebook, Instagram e Twitter) ; nel frattempo “Fake Bloom” e “NOF4” stanno avendo per fortuna un buon riscontro nelle radio… Continuiamo anche a lavorare a nuovi brani, con un approccio ancora differente, stavolta cercando di usare lo strumento delle campionature in modo più “sonoro” e meno verbale. Non vediamo l’ora di rientrare in studio a registrare nuovo materiale, ma intanto ci godiamo “Fences”, un lavoro che è stato anche faticoso (con il mix realizzato tutto in remoto durante il lockdown 2020) ma di cui siamo molto orgogliosi.

22 Aprile 2022

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