di Cinzia Santoro

La  Norvegia ha ospitato una delegazione afgana rappresentata dai talebani saliti al potere in agosto. Nonostante le numerose proteste, la Ministra Anniken Huitfeldt ha incontrato la delegazione talebana guidata da Amir Khan Muttaqi, di fatto Ministro degli Esteri afgano.

Oslo dichiara che l’incontro ha finalità meramente umanitarie, visto la grave crisi che sta colpendo la popolazione afgana, dall’ascesa nel paese degli studenti coranici.
Anniken Huitfeldt afferma:
“Questi incontri non rappresentano né una legittimazione né un riconoscimento dei Talebani. Ma dobbiamo parlare con le autorità di fatto del Paese per scongiurare un disastro peggiore”
I talebani invece arrivano in Norvegia con ben altre finalità, la più importante, riuscire a sbloccare i conti che la comunità internazionale ha congelato, interrompendo la maggior parte degli aiuti della Banca Centrale allo sviluppo, isolando di fatto il sistema bancario afgano.

Di reale ci sono le sofferenze di un popolo, quello afgano. Il 97% vive alle soglie della povertà più cruda e tra la siccità, l’inverno rigidissimo, la pandemia e l’impossibilità per i cittadini di avere accesso ai propri conti, moltissimi non supereranno i mesi più rigidi.

Shahia Soltani l’organizzatrice delle proteste sollevate per l’illegittimità dei colloqui tra i talebani e i rappresentanti norvegesi ha detto: “Noi siamo la voce di tutti gli afgani che non hanno voce. Non fidatevi. Non riconosceteli.”
La donna parla per tutti gli afgani che ora devono tacere, perché traditi dalla task force statunitense e dai loro alleati europei che in agosto hanno lasciato il potere in mano ai terroristi di dio.
Riconoscere l’emirato islamico significa rafforzare il  potere dei talebani a livello internazionale e dunque avallare i crimini commessi in Afghanistan contro le donne, I bambini e le minoranze.

24 gennaio 2022