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Rosa Maria Vinci: Il profumo dei giacinti selvatici

 

di Cinzia Santoro

 

Chi è Rosa Maria Vinci?  Ci ho pensato un pomeriggio intero e poi ho deciso che non avrei scritto della sua biografia e non avrei relegato a dati impersonali la bellezza di questa donna del sud. La biografia certamente potrete leggerla quando acquisterete il suo interessante romanzo “Il profumo dei giacinti selvatici” edito da Giacovelli Editore. Incontro la scrittrice nell’elegante bar di cui è cliente.  Chiacchierando tra un delizioso croissant e un caffè fumante, inizio a comprendere la poliedricità di questa artista martinese.
Rosa Maria è nella sua scrittura, nel declinare scrivendo i personaggi, le donne protagoniste tenaci, sapienti e amorevoli  proprio come lei:
madri, che accolgono e accompagnano,
figlie che amano e rispettano,
donne che lavorano e producono.
Imprenditrice, madre, figlia, compagna amica, scrittrice e donna ancorata alle radici del suo paese,  Rosa Maria è una donna genuina,  leggere le pagine del suo  romanzo ci aiuta a comprendere le sfaccettature della sua personalità.

L’intervista

Perché scrivere un romanzo ispirato all’Albania?

Non è stata una scelta bensì un caso.
Tutto è iniziato da una chiacchierata con un’amica albanese, Majlinda. Parlavamo delle nostre famiglie e della nostra vita.  Provenendo da due culture differenti approfondivamo la nostra conoscenza. Mi colpirono alcuni particolari che per una mia abitudine annotai sulla mia agenda.

Tocchi argomenti attualissimi : immigrazione, parità di genere, famiglia, resistenza a regimi dittatoriali e diritti umani.

Sono argomenti che sento moltissimo e per questo durante la stesura sono venuti fuori man mano che proseguivo nel racconto. In effetti mi ispiro ad una storia realmente accaduta e queste problematiche si presentavano già nella realtà della protagonista.

Nel romanzo “Il profumo dei giacinti selvatici” le donne sono protagoniste. Chi sono e chi ti ha ispirato?

Ho raccontato la storia di Fatima, donna albanese che resta legata alle sue forti radici anche dopo l’emigrazione dei suoi figli in Italia, la perdita di suo marito e tutta una serie di accadimenti. Un po’ mi assomiglia, se devo essere sincera, per questo la sento molto, la vivo personalmente. Io sono attaccatissima alla mia terra, ai miei figli, alla mia famiglia di origine ed alle persone che amo, qualunque cosa succeda. Vengo da una famiglia dove le donne sono state e sono il fulcro. Ho l’esempio di donne che hanno saputo costruirsi un’impresa e nello stesso tempo sono state e sono compagne straordinarie per i mariti e madri presenti. Tuttavia vivo le problematiche dell’universo femminile sulla mia pelle.

Cosa rappresenta la scrittura nella tua vita?

Scrivere mi è sempre piaciuto, sin da piccola. Scrivevo racconti e poesie, soprattutto in rima. Nel tempo di massimo impegno tra lavoro e famiglia con tre figli piccoli ho un po’ trascurato la scrittura ma l’ho riscoperta oltre un decennio fa e non me ne sono più privata. Scrivo nei momenti più impensabili ma soprattutto quando ho bisogno di parlare con me stessa. Quando ho bisogno di schiarirmi le idee e di riflettere. Insomma quando ho qualcosa da dire e da dirmi.

C’è un posto dell’anima dove tu scrivi ?

Se intendi in quale mio stato d’animo sono più propensa a scrivere posso dirti nei momenti di malinconia e di nostalgia. Nei momenti in cui non posso far altro che mettere sul foglio il magone. Una volta che l’inchiostro ha fissato i miei sentimenti, il mio animo sembra improvvisamente più leggero.  Mi pare di aver sentito dire che la tristezza e la malinconia sono le maggiori muse ispiratrici.

Hai pubblicato due sillogi poetiche: In Bilico e Passo passo. Cosa raccontano i tuoi versi?

Se non fossero due sillogi sarebbero il romanzo di un certo periodo della mia vita. Un periodo in cui ho perso molte certezze ma ho lavorato duramente su me stessa per ricostruire la mia vita. Un periodo di perdita e di rinascita. Un periodo di grandi cambiamenti. “In bilico” è stata pubblicata in Italiano ed inglese. Volevo rendere la mia poesia un po’ più internazionale ed assaporarla anche in suoni diversi. “Passo passo” è stata anche tradotta in portoghese, per lo stesso motivo.

Sei una donna legata alle tue radici. Come nasce questo “sentire” la tua terra?

Sono molto legata alle mie radici, questo è vero. Amo però molto viaggiare, conoscere nuovi posti e gente nuova. Per un certo periodo, abbastanza lungo, ho molto viaggiato per lavoro e questo mi ha molto arricchita. Il mio zoccolo duro resta però la mia terra, la mia famiglia, i miei amici e la mia casa. Non potrei viverne lontana per molto tempo.

Scrittrice, poetessa ed imprenditrice. Come coniughi questi interessi così diversi nella tua vita?

Traggo la mia energia dal concetto che il tempo corre ed io devo farlo insieme a lui. Faccio un lavoro che mi piace, come mi piace scrivere. Lo faccio anche in vernacolo. Amo la mia terra e soprattutto la lingua dei Padri, delle persone di cui porto il sangue nelle vene e che mi parlano ancora della loro vita in una lingua antica che porto dentro di me. Attualmente sono presidente dell’“Accademia d’a Cutẹzzẹ” che nasce undici anni fa dalla volontà di alcuni amici scrittori del dialetto di Martina Franca di tutelare, conservare e tramandare questa parlata antica.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Vorrei pubblicare qualcosa per i bambini e per i ragazzi.  Ho già del materiale pronto, da rifinire. Sarebbe bello dare un mio contributo all’incentivo alla lettura. Ho due nipotine bellissime e mi piacerebbe che condividessero con me la passione per la lettura e la scrittura. Anche questo è un modo di viaggiare. Magari anche solo con la fantasia.

21 settembre 2021 

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