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L’orrore di Maria Antonietta Rositani: <>

 

di Cinzia Santoro

 

Maria Antonietta Rositani e quel 12 marzo del 2018: Ricordo ogni singolo momento di quel giorno. Mi urlava “muori, muori” e versava la benzina.

Storia di Maria Antonietta 


“Amore non è Amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l’altro si allontana. Oh no! Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e mai vacilla. E’ Stella guida di ogni sperduta barca. Non è soggetto al tempo…”

Maria Antonietta Rositani prima della tragedia

Il 25 novembre, giorno dedicato alla memoria delle donne assassinate da chi doveva amarle, il sonetto d’amore più conosciuto al mondo è un doveroso omaggio a noi tutte, affinché la speranza e il coraggio mai ci abbandonino.
Tra le numerose storie di vittime di violenza domestica c’è una storia che vogliamo raccontarvi, quella di Maria Antonietta Rositani. Oggi, questa donna forte e coraggiosa ha riabbracciato la figlia ventenne e il piccolo di appena undici anni. È stata dimessa stamane!
Venti lunghissimi mesi separano Maria Antonietta Rositani dai suoi affetti più cari, i figli e il padre. Venti mesi di dolore impressi nelle carni da un gesto vile e crudele di un uomo che davanti a Dio e al mondo aveva promesso di amarla. Ma l’amore non ferisce, non uccide, non umilia.
Maria Antonietta ha sempre vissuto con la nonna, ama prendersi cura degli altri, è generosa e protesa al mondo. È madre di due splendidi figli, amorevole e attenta. Maria Antonietta è moglie, devota, silenziosa e succube.
Lui è il suo carnefice. Non ha mai lavorato. Insulti e botte sono il pane quotidiano. Immagino le notti insonni di questa donna e il percorso intimo e doloroso di consapevolezza, quello non è amore e in quella relazione lei non ci vuole stare più.
Chiede la separazione.
Proprio questo è il momento in cui una donna vittima di violenza è più vulnerabile. L’attimo in cui, il maltrattante, non accetta che la vittima sia più forte della sua violenza. Maria Antonietta denuncia ma le querele finiscono nel dimenticatoio. Un altro passo verso la tragedia. Vulnerabile e sola. Le istituzioni colpevoli tanto quanto il mostro. La famiglia le è accanto, sono uniti e le mostrano affetto.

Maria Antonietta Rositani nel letto in ospedale, truccata ma sofferente per il suo corpo pieno di ustioni

Lui va agli arresti domiciliari. È implacabile. Insulti e minacce. Uno stalker che resta impunito. Lei si rimette in piedi, accanto a se, i suoi amati figli. Regala un cagnolino al piccolo di casa. Lo stesso morirà nell’incendio dell’auto in quel maledetto dodici marzo 2018. Da Ercolano a Reggio Calabria 480 km di rabbia, rancore e odio profondo. Cinque ore in auto durante le quali Ciro Russo non recede dai suoi intenti malvagi.
Poteva e doveva essere fermato. Non è stato fatto. Lo Stato ancora colpevole. Le istituzioni impregnate di cultura maschilista e siamo sincere, cultura sessista.
Maria Antonietta subirà ustioni sul 50% del suo corpo e sarà per sempre segnata nell’animo da quell’orrore.
Incontro Maria Antonietta attraverso i social. Ascolto la sua flebile voce, il suo accento di donna del sud. I suoi occhi grandi ed espressivi si fanno leggere.
Racconta ” Ricordo ogni singolo momento di quel giorno. Mi urlava “muori, muori” e versava la benzina, Io gridavo No, non muoio. Vado dai miei figli. Mi aspettano. ” Il mio cuore è segnato da quello sguardo e dai quegli occhi freddi mentre si accaniva su di me.”
Maria Antonietta è scossa, lo percepisco e soffre. Le medicazioni e la fisioterapia la sfiancano. Lontana dalla famiglia, dai i suoi figli, ha gli occhi velati di pianto. Mi commuove questa donna e provo rabbia. Perché nella civilissima Italia si devono vivere dei drammi familiari così devastanti? Me lo chiedo da sempre.
Maria Antonietta mi guarda e dice “mi sento sola stasera, i ricordi mi assalgono. Per via del Covid non vedo spesso i ragazzi e qui in ospedale c’è una realtà molto triste, gli anziani sono soli, non hanno nemmeno i cellulari per sentire i parenti. Io mi affido a Dio e alla fede. Pregare mi aiuta a superare i momenti di angoscia.” E continua
“Il mio avvocato mi ha fatto sapere che ci sarà l’appello. Mi auguro che la pena sia aumentata.” Ha la voce strozzata dal pianto e io vorrei abbracciarla. Le chiedo se ha un messaggio per le donne che leggeranno e Maria Antonietta mi guarda e dice “A tutte le donne, che in questo momento stanno soffrendo per un uomo che vive accanto a loro, voglio dire: ribellatevi e scappate via. Fatelo per voi stesse. Io ci sarò sempre per tutte voi. “

25 novembre 2020

2 thoughts on “L’orrore di Maria Antonietta Rositani: <>

  1. Il patriarca, come capo famiglia, quello dell’ultima parola, per la educazione dei figli e la “correzione” della moglie, forse conferiva maggiore responsabilità all’uomo, e protezione ai membri. Da millenni è stato così. Fortunatamente questo regime è mutato. Ma anche la saggezza che veniva chiesta al capo famiglia è mutata. IN una società liberale, ove le occasioni di trasgressione sono più frequenti, per entrambi i sessi, la famiglia non è più un elemento di stabilizzazione, anche se ci sono figli. Le vittime incolpevoli. L’uomo, specie quelli che si sentono macho, i più cretini, soffrono da morire quando vengono lasciati dalle loro donne. Ma per tutti è così, specie se il nuovo partner occupa un gradino più elevato (si intende: nella scala di valori che i due partner si sono dati). Viene meno la sua supremazia, e diventa annebbiato: è per lui una diminutio. Amici e parenti non li ascolta, forse non si confida neanche. Anche gli amici devono sapere, e fare la loro parte. Il dramma esplode, senza apparenti ragioni. La donna, che per me ha una sensibilità maggiore degli uomini, è capace di accorgersene, ma spera che tutto passi. Si deve confidare con chi vuole, da subito. E decidere, non aspettare. Maggiore dialogo con parenti ed amici dei due partner è essenziale. Perciò il fenomeno interessa la società. La psiche dei personaggi, cioè relegare ai due avversari, prima amanti, o coniugi, non è dirimente. Se succede qualcosa, dobbiamo chiedere conto alla nostra coscienza, almeno per quelli che gli sono stati vicini da tempo. Le cose non avvengono all’improvviso.

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