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Riflessione dopo la festa dell’Europa. “Dove passano le merci non passano gli eserciti” ma i cinesi non pagano le accise

prodotti a basso prezzo per la conquista del mercato

Lavoro, produzione a basso costo e importazione di prodotti stanno mettendo l’Europa in ginocchio. Cosa fare per limitare gli acquisti dei mercati extraeuropei?

di Nicola Cristofaro

I paradigmi sui cui si fonda l’Europa sono: destino comune, unione di popoli, valori morali della nostra civiltà, ecc. ecc.

Che è successo, dal 1950. Ci ritroviamo con popoli europei che liberamente hanno scelto governi autoritari e antidemocratici, (Polonia, Ungheria, ecc.), la solidarietà va a ramengo, perché il tasso di interesse sui recovery bond potrebbe far aumentare il tasso sottozero che gli olandesi e i tedeschi e gli altri paesi detti Frugali pagano sui loro debiti.

l'azione di Stefano verso la Commissione europea a sostegno delle acciaierie italiane ed europee

Gli Stati del Sud Europa sono qualificati Pigs, maiali, che si ingrassano a spese dei frugali del Nord, la Commissione emette Regolamenti per misurare il calibro dei piselli, e la curva delle banane, ed altre amenità. Fortunatamente in varie decisioni, la Corte di Giustizia dell’Unione ha ribadito che gli ordinamenti giuridici nazionali sono equivalenti, in quanto la loro armonizzazione avviene con i vari regolamenti, direttive, raccomandazioni, pareri, e dalle stesse sentenze, in quanto uniforme è la base etica, culturale e giuridica degli Stati e dei popoli europei.  Per uniformare le regole del mercato, si cita la sentenza Cassis De Dijon, e, per il mondo del lavoro, si richiama la Francovich (C 6/90, C 9/90), sulla disoccupazione, insieme a tante altre nel campo del diritto del lavoro. Tra le varie fonti, si ritrova la Direttiva del Consiglio 20 ottobre 1980, 80/987/CEE, concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alla tutela dei lavoratori subordinati in caso di insolvenza del datore di lavoro.

Sovranisti europei

Questi dissidi tra Stati, che vengono faticosamente composti, rendono complicato e nebuloso il futuro dell’Unione. Il rischio che corrono le istituzioni europee è la percezione di autoreferenzialità, e che ogni Stato interpreta a suo modo il principio di sussidiarietà e di solidarietà. I sovranisti si alimentano alla grande da questo prepotente disordine, e non si è capaci di arginare la deriva della concezione negativa dell’Europa nelle opinioni pubbliche europee.

Eppure un sistema ci sarebbe, senza necessità di modificare i Trattati, ma a bocce ferme. Si tratta di uno strumento che viene applicato da sempre da parte della Commissione Europea: intervenire sul rispetto delle regole della libera concorrenza, dei diritti dei lavoratori, dei diritti dell’ambiente. 

Vi faccio un esempio semplice.

Un importatore di prodotti cinesi aveva acquistato grosse partite di accendini non ricaricabili, che scontavano un’accisa del 6%. Quelli ricaricabili ne erano esenti.

La Bic, americana, aveva quattro stabilimenti in Europa. Gli accendini non ricaricabili, importati e venduti ai prezzi cinesi, avrebbero fatto chiudere tali stabilimenti. Per difendere l’occupazione, fecero pressione sulla Commissione per aumentare l’accisa su quegli accendini. La CEE intervenne ed aumentò l‘accisa. Dopo un po’ di tempo, la Bic modificò la produzione dei suoi stabilimenti, e forse, ma è plausibile, spostò le sue produzioni in Cina. L’aliquota diminuì. In questo caso la Commissione, con l’aliquota delle accise, limitò le importazioni, favorendo le produzioni nazionali. In questo caso non si trattò di applicare la regola di Ricardo, sui costi comparati, ma quella più banale della dislocazione della produzione nel Paese con costi di produzione più bassi.

Si tratta di un esempio, ma ne posso raccontare tanti.

Riprendiamo il discorso.

Con la sent.  Cassis De Dijon (si tratta di un liquore francese, ma con caratteristiche non ammesse nel mercato tedesco: il grado alcoolico dal 15 al 20% era inferiore a quello tedesco minimo del 32%), si aprirono i mercati europei riconoscendo legittime le produzioni e i prodotti così come disciplinati dai vari ordinamenti nazionali.

In sostanza si ammetteva implicitamente che i vari ordinamenti nazionali, nel settore della produzione, disciplinavano in maniera uniforme le loro produzioni, rispettando i fondamentali (igiene, rispetto dei diritti dei lavoratori, qualità intrinseche delle materie prime, ecc.). Per cui non vi potevano essere ostacoli doganali allo scambio: ogni prodotto era specifico del singolo Paese. Salvo che per alcuni prodotti, la cui commercializzazione veniva dichiarata illegittima, con il pretesto della difesa della salute.

Carni al fornello martinesi

Es. un Regolamento vieterebbe il fornello tipico di Martina Franca, perché utilizza i carboni spenti di legna, e non le pietre vulcaniche, e non si possono vendere gli gnomerelli, perché non sono sicuri per la salute. Ma i martinesi vanno comunque al fornello dei macellai e mangiano quegli involtini di fegato di agnello che sono squisiti.

 

Tiriamo le fila:

quando venne fondata l’Europa, si applicò un concetto straordinario dell’economista francese Frèdèric Bastiat: Dove passano le merci, non passano gli eserciti.  Economista del 1801, morto e sepolto a Roma nella Chiesa di San Luigi dei Francesi 1850.

Questo aforisma, di alto contenuto liberale, venne mutuato dai Padri costituenti, in particolare da Schumann (di padre loreno di origine francese, di formazione tedesca, e poi membro del PLM francese, quando la Lorena divenne francese: uno che conosceva bene i drammi di nascere in un territorio di confine, come De Gasperi, trentino, prima austriaco poi italiano).

Si partì dalla CECA: Alsazia e Lorena producono carbone e minerale di ferro, cioè acciaio, necessario per i cannoni. Se le materie prime sono comuni, non occorrono guerre di conquista: le materie prime circolano liberamente.

Di conseguenza, il mercato comune europeo consentirebbe un formidabile scudo per la difesa della pace: a che servirebbero le guerre di aggressione?

Il mercato è diventato essenziale per l’esistenza stessa della Unione Europea.

Mode lavora in fabbrica
Scena tratta dal film “Suffragette”- L’amara lotta per i diritti delle donne e del lavoro

In questo Continente, ci sono state lotte sindacali, conquiste con il sangue dei diritti dei lavoratori, difesa del lavoro dei minori, lotte femminili, salubrità del posto di lavoro, riposi settimanali, TFR, ecc. Per l’ambiente varie leggi sulla difesa dei diritti dell’ambiente, con varie COP (conferenze sull’ambiente COP 21 di Parigi), e per il mercato, fondamentale il rispetto del principio di libera concorrenza. Sono stati emessi vari Regolamenti sui processi di lavorazione, sulle caratteristiche di produzione e del prodotto, sulla descrizione dell’etichette, ecc., per fregiarsi del marchio CE, altrimenti non si può né vendere, né aprire una fabbrica o un ristorante. I Regolamenti comunitari sono leggi sovraordinate a quelle nazionali. In genere sono emessi da un organo esecutivo, la Commissione, altri con procedura legislativa ordinaria, da Parlamento e altre istituzioni (Consiglio d’Europa, che in genere emette Direttive).”Dagli esempi sopra riportati si evince l’enorme potere che dispone la Commissione europea su tutto quello che concerne il mercato nelle sue varie sfaccettature, dalla produzione al commercio.

Infatti: 1) ha il potere di bloccare, od ostacolare,  importazioni di qualunque prodotto, per difendere le produzioni interna europee, con le tasse doganali: 2) emana norme sui criteri che vanno seguiti per i cicli di lavorazione, non solo alimentari; 3) rilascia il marchio CE sui prodotti fabbricati interamente, o almeno per il 50%, nei Paese UE: 4) finanzia con contributi a fondo perduto alcuni settori strategici, come l’aeronautica, l’alta ricerca scientifica, e farmaceutica; e di  tante altre innumerevoli azioni a difesa delle produzioni, e dei prodotti europei, 5) obbliga i produttori di prodotti di abbigliamento ad autocertificare il rispetto, dei diritti sindacali e di utilizzo di manodopera minorile (Nike, ecc) nei loro impianti produttivi sparsi nel resto del mondo. Tanto per citare alcuni degli immensi poteri nell’economia, essa non interviene solo per il rispetto delle qualità dei prodotti, ma anche, nelle lavorazioni, con il rispetto dei diritti ambientali, quali l’uso degli OGM che arricchiscono i produttori, aumentano le produzioni di mangimi per animali, ma distruggono le varietà del pianeta, la distruzione delle foreste, mutamenti del clima, e spinta alla diffusione di virus dagli animali all’uomo.

Ogni prodotto che compriamo incorpora diritti. Es. il mazzo di asparago viene raccolto da extracomunitari, atteso che gli italiani del reddito di cittadinanza non se la sentono di andare nei campi. Il lavoro che sono disposti a svolgere è solo quello adeguato alla loro formazione, e capacità, ma che i navigator non riescono a trovare. Allora gli asparagi chi li raccoglie? Solo gli extracomunitari in nero, gestiti anche dalle mafie (il caporalato è una mafia), che controllano quei poveri cristi, con i loro metodi spicci.  

In sostanza l’asparago contiene tanti diritti, anche dell’immigrazione.

Il bestiame, come viene allevato, con quali pulizie delle stalle, i mangimi, i veterinari. Chi lavora: sono tutti indiani, che venerano le mucche. Un regolamento comunitario stabilisce come raccogliere le olive, l’uva, la lavorazione, le qualità, per fregiarsi del marchio DOP o DOGC, IGT ecc.

migliaia e migliaia di industrie Italiane che producono all’estero

Ad un certo punto della storia umana, nel 1995, nasce il WTO, con lo scopo di abolire le barriere tariffarie.  Muta il commercio internazionale. Ma chi lo ha proposto, non certo l’importatore degli accendini, o i maglifici che dislocano nel Bangladesh le loro produzioni con il coccodrillo. No, questi sono gli epifenomeni, cioè le periferie della funzione dello scambio. Invece si tratta di multinazionali che aggirano i rigorosi vincoli del diritto del lavoro, dell’ambiente, dislocando in altri Paesi le produzioni, facendo solo in parte arricchire quei Paesi, solo alcune classi, ma soprattutto offrendo sul mercato mondiale prodotti a prezzi inferiori. Si tratta della globalizzazione, con le cosiddette catene globali del valore. Altre stupidaggini, perché è la stessa multinazionale che decide di acquistare prodotti semilavorati da aziende che offrono un prezzo inferiore. Allora, se la UE si fonda sul mercato, e sul rispetto dei tanti diritti, della libera concorrenza all’interno della Unione, e si fa aggirare in questo modo, con la tecnica della localizzazione fuori UE di alcune lavorazioni, senza nulla intervenire. C’è qualcosa che non va. Solo alcuni settori merceologici frazionano le produzioni dei semilavorati in quei paesi dove vendono i loro prodotti (Automobili, ecc.).

Alcuni dati.  Con la Cina, l’interscambio commerciale tra i due continenti, pari a 520 miliardi nel 2015, negativo per la UE di 180 miliardi. In Italia, import 28 miliardi, export 10 miliardi, deficit 27 miliardi. 

Solo la Germania registra un saldo attivo, per alcune merceologie (meccanica, trasporti, ecc.). 

Allora basta introdurre accise più elevate per quei paesi che non rispettano i requisiti minimi delle disposizioni europee, per limitare gli acquisti da quei mercati. Le multinazionali ridurranno i loro profitti (un telefonino in Cina costa 10 euro, viene venduto 500 euro in UE e USA. Va detto che le eventuali politiche europee di contrasto alle incursioni cinesi, vengono affrontate dai cinesi tentando di dividere gli Stati dell’Unione, con promesse unilaterali di vario tipo, spesso facendo leva sulla grassa ignoranza di alcuni ministri, che non sanno nulla della storia e cultura cinese.

La Cina vuole divisa l’UE. Sfrutta i populisti, i sovranisti, le crisi finanziarie.  Con i loro surplus costruiscono grattacieli, linee ferroviarie ad alta velocità, acquistano terreni fertili in Africa, costruiscono città intere di milioni di abitanti, vuote, forse pagano gli africani a fuggire dalle loro terre, creando crisi destabilizzanti in Europa con l’immigrazione; gli ingegneri africani studiano nelle università cinesi, conoscono benissimo le due lingue. acquistano materie prime dall’Africa (Coltan), altre dal Brasile, con le altre multinazionali americane e la WW.

Porto di Pireo venduto ai cinesi

Acquistano i porti europei, oltre al Pireo, di fatto gestiscono quelli olandesi. In tal modo controllano lo sdoganamento delle merci, e controllano la base imponibile per le accise. L’Olaf e le autorità doganali locali non possono verificare tutto. Sono bravissimi a districarsi nei meandri delle varie legislazioni fiscali. Pronti ad acquistare titoli di Stato, oltre 1.000 miliardi di Treasury bond degli USA, su 21.000 in totale.  Va considerato che la Cina non è uno Stato qualunque, è uno Stato capicomunista, che assomma tutte le negatività del capitalismo e del comunismo: del capitalismo in quanto si fonda sul profitto, del comunismo autoritario in quanto controlla gerarchicamente il mondo del lavoro, il diritto di informazione, manca una opposizione, le liste elettorali sono bloccate, le elezioni si svolgono quando decide il Partito, riunione del Parlamento una volta l’anno, a marzo, per ratificare le scelte politiche, i bilanci e le norme dell’esecutivo.  Controlla in modo gerarchico la struttura produttiva e le imprese, pronto a togliere agli imprenditori le ricchezze ritenute non giustificate. Eppure è un grande Paese, in passato molto più saggio degli occidentali. La polvere da sparo, da loro inventata, la usavano per di fuochi di artificio, noi per le distruzioni di cose e persone.

cinaConfucio diceva che se vuoi aiutare una persona a vivere, devi insegnargli a pescare. Adesso agli africani non danno né l’amo, né il pesce, stanno sequestrando tutto. Le opere infrastrutturali sono finanziate dalla Banca Mondiale e con loro denaro, ma i lavoratori impiegati sono i carcerati condannati ai lavori forzati. Mentre gli europei, dopo il post colonialismo, aiutavano tali PVS, Paesi in via di sviluppo, investendo e occupando gente locale. Politiche ormai inesistenti. Ma qui i cinesi hanno ragione, perché i soldi del FMI o Banca Mondiale, e gli altri della generosità mondiale, sono diventati tangenti espropriati dai vari capi di Stato, e sono finiti nei loro conti correnti nei paesi off shore (società registrata in base alle leggi di uno stato estero, ma che conduce la propria attività al di fuori dello stato o della giurisdizione in cui è registrata).

Dunque, l’accisa sui prodotti importati da quei paesi che non rispettano i diritti del lavoro, escludendo quei semilavorati che incidono sul valore globale del prodotto finito (max 50%), dovrebbe costituire prelievo fiscale da versare nelle casse dell’Unione. Meccanismo che si applica nelle ipotesi di dumping (prezzi inferiori per conquistare il mercato), anche se si tratta di altra cosa. Ma lo schema del prelievo è lo stesso. 

Carbon tax. Deve incidere non solo sulle produzioni europee che emettono anidride carbonica, ma soprattutto, in eguale misura anche sui prodotti importati da quegli Stati che non rispettano gli standard di Kyoto e della COP 21 di Parigi.

Infine la web tax, come imposta sostitutiva, sui compensi di qualunque natura (aggi, pubblicità, prenotazioni alberghiere, ecc), che sono raccolti dalle multinazionali del settore, che non pagano imposte dirette –se non in misura ridottissima-, negli Stati in cui vi sono i clienti, ed una imposta sostitutiva, del 16%, come i tutti i paesi europei, trattenuta dall’erogante europeo, e versata all’erario europeo. Come avviene per le imposte sulle scommesse, raccolte da aziende localizzate in paesi con fiscalità privilegiata, con i quali non vi è uno scambio di informazioni tra agenzie fiscali.

Argomenti già trattati in articoli precedenti.

 

Produzioni europee

In questo modo, con la nomina di un commissario europeo alla fiscalità, il bilancio della Ue verrebbe notevolmente incrementato, ed avrebbe la possibilità di rimborsare le rate di muto per prestiti in eurobond, con capitali finalizzati alle conseguenze sull’economia della lotta alla emergenza Covid, in modo che i cittadini europei possano capire che solo una Unione federale compatta, è capace di intervenire nel mondo come attore protagonista. Con propri fondi.

Stamane mi sono svegliato con un incubo: e se per caso questo virus costituisse la prova generale di distruzione del nostro Pianeta?

Vi sono Paesi canaglia, e menti pazze, che possono scatenare l’inferno senza armi e bombe atomiche, ma con batteri. Miliardi di persone coinvolte, distruzioni di beni, sparizione di interi settori produttivi, sofferenze indicibili. Gengis Kan ha utilizzato anche la peste nera per conquistare il più grande impero della storia.

E allora, chi finanzierà gli istituti di ricerca, per prevenire questo dramma, solo i cinesi?

E gli USA? Se non sparisce Trump sarà difficile ragionare con fondatezza.

Dopo il coronavirus il mondo non sarà più lo stesso. Forse si sarà capito che la difesa dell’ambiente è un bene primario per tutta l’umanità. Consiglio di vedere il film Contagion del 2011, del regista Steven Soderbergh. Svegliamoci.

11 maggio 2020

 

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