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Dolor y gloria di Pedro Almodóvar: si conferma come uno dei più talentuosi registi a livello mondiale

di Romolo Ricapito
Con Dolor y gloria Pedro Almodóvar recupera terreno tra la critica ufficiale che lo aveva un po’messo da parte, ma si conferma uno dei registi preferiti del pubblico “maturo” che sta affollando le sale italiane.
In esso, è preponderante la componente femminile.
Il motivo di questa corsa  alla visione  di questo nuovo capolavoro non è (soltanto) Antonio Banderas che in questo film, come si è scritto, rappresenta l’alter ego di Pedro ed è da sempre uno degli attori preferiti a livello di sex symbol delle spettatrici, almeno da coloro che hanno  superato abbondantemente la quarantina.
La ragione del rinnovato successo, o dell’attuale consenso, è costituita dal fatto che il cineasta spagnolo propone un genere genuino, poetico e di autentica ispirazione e qualità al confronto con le pellicole standardizzate fatte apposta per svettare al box office, nella fattispecie quelle americane di supereroi, effetti speciali e quant’altro.
Si recupera così con questo cinema europeo e spagnolo una dimensione non soltanto autentica, ma espressione della sostanza del vero cinema che non è soltanto evasione, ma anche, nello stesso tempo, rielaborazione del proprio vissuto partendo da una storia come questa, in apparenza semplice, ma che si confronta con la nostra  sensibilità e gusto del bello, stuzzicando il senso estetico.
In Almodóvar  si esplicano i temi di una cinematografia ancora e sempre lussureggiante nei costumi, colori, arredi e  storie che risultano variopinte e con quel tocco nostalgico che non è malinconia a sé stante, ma un’epifania di cose belle vissute troppo in fretta e che ritornano al presente vividamente soprattutto con la figura più “al di  sopra” di tutto, quella della Madre, che nella cultura latina è l’essenza della vita.
 Almodóvar ha detto che la figura di Jacinta interpretata da una fantastica Penelope Cruz gli è stata ispirata dalle mamme interpretate al cinema da Sophia Loren.
C’è da credergli:in una scena quando Salvador-Banderas accoglie nel suo salotto l’amico-nemico Alberto interpretato dal bravissimo Axier Exeandia si legge al contrario il titolo di un dvd su un tavolino: Mamma Roma, quel famoso film di Pasolini interpretato da Anna Magnani.
Ma Pedro è  stato contaminato come si evince dal personaggio di Salvador -bambino (la parte più riuscita) dalle dive e dai divi statunitensi.
Egli sfoglia ad esempio un album di figurine dove si intravedono, tra le altre, attrici come Donna Reed e Piper Laurie. Parla alla madre ripetutamente di Elizabeth Taylor (e di Robert Taylor) e ancora assistiamo a delle sequenze di Niagara con Marilyn in primo piano.
Non basta: la canzone Come Sinfonia cantata da Mina e scritta da Pino Donaggio si ascolta due volte come omaggio alla cantante cremonese.
Ma non è un film di citazioni: Banderas che impersona un regista di mezza età devastato da drammi interiori e problemi fisici è fatto interagire con gli altri personaggi in un a tu per tu personale.
Questo passo a due, diciamo così, oltre a risultare elegante, dà modo di esplorare varie psicologie.
Come quella del riuscito personaggio dell’attore tramontato oltre che drogato e che vuole tornare in auge sfruttando una momentanea disponibilità del suo mentore. Splendida la scena nella quale Etxeandia (nel personaggio di Alberto Crespo) recita a teatro un monologo autobiografico di Salvador.
Ma è buona anche la parte affidata a Nora Navas, quella di Mercedes, amica fedele e disinteressata e ancora di più il ruolo offerto a Leonardo Sbaraglia, che è   Federico, il primo vero amore di Salvador, ritornato dal passato.
Infine la faccia del piccolo Asier Flores che recita nel ruolo di Salvador bambino è bellissima e ancora, davvero ottima la prova di Julieta Serrano nella parte di Jacinta anziana.
La malinconia della figura della mamma ormai vecchia e stanca è stemperata dallo humour delle battute che Almodovar le mette in bocca.
C’è anche l’analfabetismo, rappresentato dall’imbianchino Eduardo che il piccolo Salvador istruisce insegnandogli a leggere e scrivere e a far di conto. La sua nudità di giovane uomo, esibita casualmente, turberà il bambino tanto da costituire il primo imprinting che scaverà la sua identità sessuale.
Leonardo Sbaraglia, Pedro Almodovar, Antonio Banderas

Ho  scritto che la parte nostalgica ha la meglio su quella dell’attualità, anche se è vero solo in parte.

Il presente è rappresentato non sempre  in modo nichilistico ma offrendo una speranza per il futuro.
Ovvero i mali fisici e dell’anima possono  essere recuperati con il ripristino della fiducia nella propria creatività e nelle cure mediche di un dottore attento e scrupoloso, Galindo, interpretato da Pedro Casablanc.
19 maggio 2019

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