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Gloria Bell: il riscatto di Julianne Moore al ritmo di Gloria cantata da Laura Branigan

 

Romolo Ricapito

di Romolo Ricapito

   In Gloria Bell la bravissima  Julianne Moore offre una prova di recitazione adatta alla sua splendida maturità in un ruolo che le calza a pennello e all’interno di  un film che ha coprodotto, segno della sua stima nei riguardi di Sebastian Lelio, il regista e sceneggiatore cileno che già aveva diretto la stessa storia in patria nel 2013.

Qui il tutto è stato adattato alla cultura statunitense e la Moore ha il ruolo di Gloria che, divorziata ormai da 12 anni, passa alcune delle serate libere in discoteche frequentate da nostalgici della disco-music, dunque un pubblico di una certa età, mentre va detto  che ad affollare le sale italiane al pomeriggio sono soprattutto donne anziane.
Il pubblico di queste tardo-discoteche cerca oltre al mero divertimento compagnia e relazioni, ai ritmi di Never Can Say Goodbye di Gloria Gaynor, Let’s Groove degli Earth Wind & Fire o Ring My Bell di Anita Ward.
La colonna sonora non originale del film acquista dunque il ruolo della madeleine proustiana . Si strizza l’occhio agli anni Settanta-Ottanta creando un effetto- nostalgia che funge da collante con la storia.Tale suggestione si ha quando la Moore intona in macchina, guidando da sola, successi come A Little More Love di Olivia Newton-John e Love is in the aire di John Paul Young.
Il corpo centrale della storia è la vita dei divorziati che intrecciano relazioni con altri divorziati . Gloria si lega ad Arnold, interpretato da John Turturro divorziato da circa un anno. Tali relazioni tentano di  stabilizzarsi, ma la donna è colei che risulta maggiormente pronta a lasciarsi il passato alla spalle.
Questo il fulcro della trama.
In sostanza, si decantano le virtù del genere femminile che Gloria rappresenta.
Ella riesce ad essere una brava madre per i figli cresciuti, una brava nonna, una genitrice non invadente con la figlia femmina incinta di un ragazzo svedese e che è in procinto di trasferirsi in Europa (Svezia).
Accetta sia pur con dolore la sofferenza che tale lontananza le procurerà.
E riesce, ancora, a tenere unita la famiglia allargata frequentando l’ex marito e la sua nuova moglie, una donna quasi altrettanto attraente ma svagata (fuma le cosiddette “canne”).
Come se non bastasse ha un ottimo rapporto con l’anziana madre, vedova, che dovrà soccorrerla quando crollerà. Melinda (la madre) è interpretata dall’attrice tedesca  Barbara Sukowa. Ma non le va bene con Arnold, uomo in apparenza affidabile ma che non riesce a staccarsi i dal vecchio nido familiare composto da due figlie ormai adulte ma invadenti.
La perfezione, nell’imperfezione di Gloria Bell, è l’essere accogliente e soprattutto vera, senza infingimenti e preclusioni di sorta. Il suo riscatto dalla solitudine può avvenire soltanto accettando la stessa solitudine al posto di relazioni sbagliate o allo squallido sesso occasionale del quale è immancabilmente oggetto.
E’ stata molto ammirata la scena che vede Julianne Moore capire  davvero sé stessa  abbandonandosi al ballo e al ritmo di Gloria eseguita da Laura Branigan.
La canzone scritta da Bigazzi-Tozzi è l’unica che viene fatta ascoltare per intero e serve anche a ricordare la straordinaria voce di Laura Branigan scomparsa a soli 52 anni quindici anni fa circa, che valorizzò la hit di Umberto Tozzi  trasformandola in un best seller mondiale.
Film certamente godibile e ben diretto, ma a brillare è sempre e soltanto lei, Julianne Moore.
14 marzo 2019

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