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Al cinema Colette con Keira Knightley. La scrittrice non fu una vittima ma un’affamata di sesso e scandali

Romolo Ricapito

di Romolo Ricapito

Colette, film biografico diretto da Wash Westmoreland, sta ottenendo un buon successo nelle nostre sale e conquista il  pubblico maturo, riportando al cinema molti anziani accompagnati.

L’argomento, la vita della scrittrice Sidonie- Gabrielle Colette, intriga gli amanti della letteratura e della cultura. Affascina la trasposizione sul grande schermo in quanto la riuscita dell’allestimento è apprezzabile, grazie a una buona ricostruzione e una regia attenta.
L’interpretazione di Keira Knightley nei panni della letterata è volenterosa, mentre migliore è quella di Dominic West nel ruolo  di Willy, pseudonimo di Henry Galthier-Villas, intellettuale e marito “Pigmalione” della scrittrice.
L’analisi della vita di Colette va dai primi anni del suo movimentato matrimonio (con corna reciproche) fino al successo dei libri scritti da lei, ma firmati da lui.
La materia può essere oggetto di disputa e discussione per una serie di motivi.
La figura di donna intellettuale  a cavallo tra due secoli (l’Ottocento e il Novecento) e dominata dal marito, che si riscatta in una sorta di femminismo ante litteram, non è credibile in tutto, anche perché ella stessa usufruisce delle suggestioni del coniuge per avviare relazioni lesbo che poi daranno modo alla coppia di concepire  (con tale materiale e molto altro…)  dei libri licenziosi che hanno per oggetto il personaggio di Claudine, eteronimo di Colette.
E’ certo che Colette, bisessuale, si trova molto a a suo agio nei letti delle sue amanti ( come la rossa  Georgie) e Willy si trastullerà  poi con quest’ultima dando vita a un ménage  à trois che verrà rappresentato anche teatralmente, oltre che nei romanzi.
Infatti Colette diventa anche attrice sul palcoscenico,  con performance saffiche  incluse.
La cosa che più stupisce lo spettatore sprovveduto è come Parigi fosse una città talmente evoluta e libertina da acclamare un simile personaggio che magari altrove, nell’Inghilterra vittoriana, sarebbe stato preso a pomodori in faccia.
Ovviamente la rappresentazione per ragioni di tempo taglia alcuni particolari, come il fatto che i romanzi di Claudine dopo essere stati firmati solo da Willy furono in seguito co-firmati, anche a causa del risveglio della donna, che volle esigere  i meriti e la visibilità negata.
Parlando dell’opera in sé, ci troviamo di fronte a un film riuscito che però non assurge al livello di capolavoro, in quanto ci si deve adeguare a  uno standard di alto livello senza però invenzioni artistiche notevoli.
L’importante è che passi il messaggio che la figura di Colette è certamente modernissima, ma non costituisce né una vittima e neppure un personaggio esemplare, ma certamente di grande fascino e una vera innovatrice della letteratura.
Trattasi di un’artista completa, che  creò anche un merchandising di se stessa.
Ci fu peraltro  una spassionata  imitazione del suo look androgino e della  capigliatura particolare, che venne  imitata da artiste  come l’algerina Polaire: alcune tra esse   nel film vengono introdotte in modo riuscito .
La coproduzione Usa-Gran Bretagna-Ungheria sembra funzionare e naturalmente Parigi è ricostruita anche altrove, mentre l’altro aspetto interessante è la disamina dell’ambiente intellettuale, che privilegiava gli scrittori maschi.
Nel film non si racconta dell’amicizia di Colette con Marcel Proust, né della relazione con Gabriele D’Annunzio.
In compenso viene accennato come Colette fu amante della marchesa Missy. In seguito sposerà  altri due uomini  e  avrà una storia con un adolescente di 17 anni, suo figliastro.
Il film avrebbe potuto essere anche più esplicito, ma ciò gli avrebbe causato problemi con la censura, mentre si è voluto che le trasgressioni “da camera” di Colette e del consorte fossero mediate da un tocco di classe, che non le escludesse ma, nel contempo, le delimitasse, essendo la materia veramente scabrosa o per dirla con un termine inglese abusato, hard.
09 dicembre 2018

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