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Cinema: due registi, Ashgar Farhadi e Valeria Golino, a confronto

 

di Romolo Ricapito
Ashgar Farhadi
Valeria Golino

Questa volta una recensione un po’ diversa: metto a confronto due registi, l’iraniano Ashgar Farhadi e l’italiana Valeria Golino .

Farhadi ha visto la sua opera Tutti lo Sanno, a sorpresa, al vertice degli incassi (secondo posto) questa settimana  dopo il disneyano  Schiaccianoci mentre la Golino, il cui Euforia ha già incassato 1.472.971 euro ( moltissimo per un film italiano in questi tempi di magra) è rientrata (dato di domenica 11 novembre) in top ten, al decimo posto, scalzando l’horror Halloween.
Le due pellicole sono drammatiche e hanno in comune la disamina di un nucleo familiare che, in  seguito a un evento spiacevole , rivela le sue crepe, ma anche i suoi punti di forza.
Nel caso di Tutti lo sanno il nucleo è più composito, o allargato.
Siamo nei dintorni di Madrid, o meglio nei pressi della capitale iberica è girata la pellicola, in un paese dove si coltivano vigne.
I possidenti si riuniscono per il matrimonio della più giovane delle figlie mentre Laura, la maggiore ( Penelope Cruz) è tornata dall’Argentina con i due figli al seguito.
Soffermiamoci sugli aspetti tecnici: il film, che è una coproduzione tra Francia-Italia- Spagna ha un avvio abbastanza lento per poi maturare nel secondo tempo una certa enfasi drammaturgica.
Il difetto: una certa mancanza di stile omogeneo, ovvero l’opera è di qualità, ma trattasi di una qualità data da un insieme, ovvero che unisce la sceneggiatura dello stesso  Farhadi all’ottima interpretazione di Penelope Cruz e Javier Bardem.

Penelope Cruz e Javier Bardem
Penelope Cruz e Javier Bardem-Tutti lo sanno
Lo stile è ibrido, non uniforme e nel complesso non si è affascinati, ma conta molto  il “tutto” e dominano i  risvolti psicologici dopo la scoperta che il clima idilliaco della famiglia è solo una parvenza.
Valeria Golino invece, che ha sceneggiato Euforia con Francesca Marciano e Valia Santella, si rivela una cineasta di grande qualità anche perché la sua opera riesce a convincere per un insieme di fattori: modernità, eleganza, coinvolgimento, picchi artistici notevoli.
La straordinaria abilità della Golino fa il paio con la verve di Riccardo Scamarcio che rivela una duttilità incredibile nel rappresentare il personaggio di Matteo, ricco imprenditore gay che veste Prada.
La famiglia del contesto è squassata della rivelazione del cancro al  cervello dal quale è affetto Ettore, il fratello maggiore, insegnante di scienze, al quale dà volto Valerio Mastandrea.
Tale “diagnosi” viene celata da furbo Matteo al resto dei componenti della famiglia, al fine di proteggere Ettore, che rimane anche lui all’oscuro.

Valerio Mastrandrea e Riccardo Scamarcio- Euforia
Valerio Mastrandrea e Riccardo Scamarcio- Euforia
Il personaggio dell’omosessuale è stato costruito con la collaborazione alla sceneggiatura dello  scrittore Walter Siti, che si occupa di queste tematiche.
Il gay di Scamarcio è brillante, non caricaturale.
C’è molta tecnologia che accompagna il personaggio di Matteo,  che egli usa con disinvoltura sia per lavoro che per diletto. Siamo a Roma Capitale, fotografata benissimo.
Mastandrea è la spalla di Scamarcio a livello artistico e il duo si  esibisce verso la fine in  una scena dove impersonano Stanlio e Ollio.in maniera retorica.
Del cast si segnala il personaggio di Isabella Ferrari (Michela)  “cognata” di Matteo-Scamarcio.
Il balletto su imitazione dei due attori americani è l’unica scena inutile del film che dura più di due ore e che per il resto offre molte sequenze  suggestive  e d’antologia.
C’è poi un risvolto comico del personaggio di Scamarcio e  con questo espediente si alleggerisce una sceneggiatura comunque sempre fluida e coerente e che non sfrutta il dramma del cancro.
La Ferrari mostra il passare del tempo, impietoso, in questo film più che in altri e ormai le sue interpretazioni sono congegnate più che con la fisicità, sull’introspezione.
Tornando al film Tutti lo sanno, è inedito e imprevisto il richiamo sul pubblico italiano che ne ha decretato immediatamente il successo, a discapito di altri prodotti più pubblicizzati.
E anche nel caso di Euforia, il consenso all’opera della Golino non era poi così scontato.
Dunque l’avanzare delle due pellicole al box office rende evidente una maturazione del pubblico italiano che sta iniziando a cercare produzioni più intelligenti.
E’ da notare poi che i due film sono drammatici, genere che è costantemente battuto al botteghino dalla commedie.
Il lievitare però nelle ultime stagioni del genere “commedia”, abusato oltre il sopportabile, ha finalmente prodotto la reazione di avere stancato il grande pubblico, che cerca di orientarsi verso qualcosa maggiormente indagatore dell’animo e della psiche.
Tornando a Tutti lo sanno, si tratta di un dramma che riporta, come trama, allo  sceneggiato americano anni Ottanta Falcon Crest (produttori di vini e possessori di vaste tenute di vigne)  ma con contenuti europei ed anche extraeuropei.
La cattiveria di un solo personaggio qui è distribuita qua e là, mentre il regista sconta qualche incapacità tecnica che comunque non inficia il risultato complessivo.
12 novembre 2018

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