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Paola Cortellesi e il monologo femminista ai David di Donatello

 

di Romolo Ricapito

Il monologo di Paola Cortellesi ai David di Donatello : l’attrice  distribuiva termini sessisti riferiti alle donne mentre  le stesse accezioni, declinate al maschile, apparivano con un significato innocuo.

Inizialmente la cosa mi è parsa passabile, magari da rifletterci  su, ma a distanza l’ho giudicata modesta e non adatta a una serata di gala.Jasmine Trinca a Claudia Gerini
Il motivo. Non si può pretendere sempre di dare “lezioni” in maniera ironica e plateale, in  certo senso scontata, sul disvalore attribuito alla donna dal sentire comune o meglio, da parte di certi pregiudizi veri  o veri   solo in parte, ma magari co-esistenti ancora in molte pellicole del cinema italiano, che presentano modelli di donne  ridicoli, forgiati su mode passeggere o descritti con  i soliti luoghi comuni.
Che so, la solita attrice che recita in romanesco sempre gli stessi personaggi da borgata, o un cinema, più in generale, che punta soltanto sulla risata, includendo la donna in trame risapute, scontate e  idiote. Probabilmente invece, certi   vecchi sceneggiati televisivi degli anni Sessanta, trasmessi di notte su Rai Uno, propongono donne emancipate e forgiate in  maniera avveniristica.
Infine la Cortellesi, che è parte del cinema attuale, coi suoi pregi ma anche ovviamente tutti difetti, è come salita in cattedra, ovvero col suo monologo, che a un certo momento si è trasformato in una sorta di sermone, sembrava che volesse insegnarci qualcosa, come una brava e saccente maestra.
Non abbiamo bisogno di rimetterci i pantaloni corti e tornare in quinta elementare per ascoltare recite semi-ufficialmente educative, ma delle quali possiamo e vogliamo fare a meno, in quanto liberi di informarci sul razzismo imperante contro il genere femminile anche per conto nostro.

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