Benvenuti a casa mia: spassosa commedia franco-belga che irride i pregiudizi sui rom Cinema 11 Marzo 201811 Marzo 2018 di Romolo Ricapito Benvenuti a casa mia, coproduzione franco-belga, si attesta come una delle commedie più riuscite dell’attuale stagione cinematografica. L’assunto è semplice. Un intellettuale, Jean-Etienne Fougerole, interpretato dall’attore Christian Clavier, ha scritto un best- seller di socio-politica dal titolo A Braccia Aperte (che è il titolo originale del film) e viene sfidato in televisione da un intellettuale -rivale, molto più giovane, nel dimostrare che le sue idee di apertura ad altre etnie sono reali e non mera pubblicità per fare vendere il suo saggio. L’uomo allora si dichiara disposto ad ospitare una famiglia rom, purché bussi subito alla sua porta, reputando in fondo la sua generosa proposta come una autentica boutade. Ma il capo di una comunità rom molto composita, tale Babik, prende l’offerta alla lettera e si presenta alla porta del saggista-intellettuale-progressista con la sua numerosa famiglia, composta da figli, parenti, affini e anche un estraneo, ovvero un proprietario di casa prospiciente il loro precedente insediamento, il cui immobile è stata espropriato dal Comune. L’uomo, un razzista sfegatato, viene ospitato stabilmente dai generosi rom. Il conflitto che nasce tra l’intellettuale Jean-Etienne e Babik è annacquato sul nascere dalla proposta dell’uomo di fare stanziare nel giardino della sua splendida villa (con piscina) la numerosa comunità dotata di casa- roulotte. Questo per evitare che l’interno della residenza di famiglia sia invaso da tali sgraditi estranei. L’ospitalità, pubblicizzata dai media alla stregua di un reality show, genera un’enorme promozione al libro, già in classifica e che arriva finanche al primo posto, ma l’invadenza o meglio l’irruenza rappresentata dalle tante necessità dei numerosi zingari si fanno sempre più impellenti, talvolta moleste, generando effetti comici straordinari, che non sconfinano mai nel banale, o nel volgare, ma mantengono l’andatura del film sul versante di una frizzante intelligenza. Va detto che al di là degli stereotipi, la comunità dei rom è ritratta come nucleo variopinto e non privo di una morale, anzi conformista nelle sue tradizioni e poi generoso, amorevole e servizievole. Di contro, colui che li ospita abbandona gradatamente le sue riserve, cedendo alla simpatia e alla sincerità dei “vicini”, o meglio degli ospiti, che da sgraditi diventano quasi una sua famiglia allargata, tanto che il rampollo quasi diciottenne di Fougerole diventa il ragazzo di una delle figlie di Babik, quella più bella, sempre di diciassette anni. Vediamo allora dei ricchi borghesi (la moglie di Fougerole è figlia di un industriale alimentare) adeguarsi ai riti e ai comportamenti della comunità ospite,da un lato frenandone le insistenze e gli eccessi, ma dall’altro adottandone la spontaneità e l’attaccamento alla famiglia (come valore). Il film in Italia ha avuto una certa risonanza per la prestazione nel doppiaggio di Giancarlo Magalli che offre la voce a Christian Clavier. Di contro, il capo dei rom, interpretato da Ary Abittan, straordinario caratterista di origine ebreo-nordafricana, è da manuale, mentre la paziente moglie di Fougerole è interpretata molto bene da Elsa Zylberstein, di origine ebreo-polacca e vista di recente nello splendido Un sacchetto di Biglie. La mia recensione è dunque molto positiva perché la pellicola oltre che spassosa “tiene” per circa un’ora e mezza, non cade di tensione, ma va sempre inseguendo un’alta qualità e offre un prodotto concorrenziale rispetto, purtroppo, a tante vetuste commedie made in Italy. Il regista Philippe de Chauveron, 52 anni, ha diretto nel 2014 con strepitoso successo in patria, ma anche in Italia, Non sposate le mie figlie! 11 marzo 2018