La storia di Simonetta e Candida, due alunne del liceo classico molto studiose nella Bari dei primi anni Sessanta-ultima parte Critica, consigli e filosofia Cultura 9 Febbraio 201824 Aprile 2021 *L’autore ha dedicato questa storiella alla cantante Milva, che nel 1981 rispose a una sua lettera inviandogli delle foto con dedica e autografo. di Romolo Ricapito La notizia della gravidanza di Candida ( su un semplice sospetto della ragazza) si diffuse in tutto l’istituto, suscitando le più varie e incontrollate reazioni. Il tutto era partito da un semplice dubbio esteso a un’amica fidata, che però era malfidata… La presidenza del liceo classico barese fu fatta oggetto di telefonate e rimproveri, come se il personale docente e il preside fossero responsabili di quanto avveniva non dentro la prestigiosa scuola, ma fuori, nel tempo libero Alcuni genitori di alunne minacciarono di trasferire le loro “bimbe” in un liceo classico più “decoroso” mentre Candida venne avvicinata da un compagno di classe che conosceva un’anziana donna . Costei nella Città vecchia, s’intendeva (e praticava) degli aborti clandestini. Rapidamente, la ragazza si sarebbe liberata del “fardello”. Fortunatamente un’allieva dell’istituto, al quinto anno, ebbe l’idea di avvicinare la sua compagna e di fissarle un appuntamento col padre ginecologo, in privato e in via assolutamente riservata. La visita venne concessa gratis e la scoperta eccezionale fu che la ragazza non era assolutamente incinta. La scuola, avvisata dal ginecologo, mise un cartello immediatamente dopo l’ingresso principale nel quale si sosteneva, genericamente, che le alunne erano ragazze rispettabili, illibate e chi voleva (o osava) sostenere il contrario sarebbe stato denunciato alle autorità competenti. E Simonetta? La poverina si era isolata in casa ascoltando dei versi melodrammatici del 45 giri Stanotte al Luna Park, cantato da Milva: Verrà verrà e poi mi bacerà però non sa che un’altra troverà: un’altra che vuol vivere in mezzo ai cieli limpidi Voglio anch’io un amore sincero, trovare la vita in un bacio… Ma non poteva assentarsi a lungo da scuola e vi tornò. Candida voleva, da parte sua, recuperare l’amicizia con l’amica del cuore. D’accordo con Giovanni Maria, ebbero l’idea di farle conoscere il fratello maggiore del giovane:Roberto, alto, biondo e stupendo d’aspetto. Forse, “chiodo scaccia chiodo”, Simonetta avrebbe gradito un nuovo corteggiatore e magari avrebbe dimenticato Giovanni Maria… Il bellone, che sembrava un normanno, venne introdotto una domenica pomeriggio al circolo cultural-letterario che le ragazze frequentavano. L’incontro ebbe subitaneo successo: un po’ perché Simonetta aveva voglia di innamorarsi, un po’ anche in quanto era una bellissima ragazza, i due legarono molto. Tanto che l’anno dopo, i due erano già fidanzati in casa. Ma non soltanto loro: anche Candida e Giovanni Maria avevano subito questa, diciamo così, evoluzione. Dopo la maturità, Giovanni Maria decise di abbandonare gli studi e rilevare, assieme al fratello maggiore, Roberto, una salumeria di via Dante Alighieri già molto avviata. Abili uomini d’affari, i due germani portarono al successo l’esercizio commerciale, che nel frattempo era diventato anche un supermercato. La stabilità economica portò i due ragazzi a chiedere alle rispettive fidanzate di mettere su famiglia. La proposta venne prontamente accettata. E gli studi superiori? Le ragazze, aderendo a una mentalità dell’epoca, ancora sussistente, dichiaravano a parenti e amici, o conoscenti: la donna deve crescere i figli, è l’uomo che deve portare i soldi a casa. Ognuna delle giovani ebbe subito un figlio, ovvero uno dopo l’altro: Simonetta chiamò i suoi bimbi nati a un anno di distanza, Gabriella e Massimiliano, mentre Candida ebbe Stefano e poi Rossella. Nel 1973 le due signore erano cambiate: non erano più le ingenue ragazze degli anni Sessanta, ma imprenditrici. Stufe di stare a casa a crescere i bimbi, si erano fatte dare dai mariti i denari per aprire una boutique in via Sparano. Boutique che ebbe successo, tanto che nel 1977 le due ex compagne di classe erano ormai miliardarie. La salumeria era ormai fallita e Candida e Simonetta avevano cambiato opinione: “le donne devono lavorare, gli uomini possono anche stare a casa”. Difatti, ormai mantenevano loro i due bellissimi mariti, i quali ripagavano gli sforzi delle consorti occupandosi dell’andamento della casa, della prole e di organizzare viaggi all’estero che si svolgevano in agosto, quando Bari si svuotava. Inutile dire che l’amicizia tra le due socie d’affari si rinsaldò diventando una sorta di sorellanza. Ridevano ricordando quanto erano ingenue, per non dire “fesse”, ai tempi del liceo classico. Si erano rivelate delle femministe autentiche, delle donne d’affari illuminate e responsabili in un sud Italia ancora oscurantista. 9 febbraio 2018