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Colpo grosso del cinema francese: 120 battiti al minuto è un capolavoro e vincerà l’Oscar

di Romolo Ricapito

La Francia ha candidato al premio Oscar 2018  il capolavoro 120 Battiti al minuto del regista  Robin Campillo, nato in Marocco nel 1962.

Trattasi di una sorta di reportage, ottimamente sceneggiato dallo stesso Campillo, riguardante  l’era dell’Aids   in terra d’oltralpe a  inizio   anni Novanta e che non trascura proprio niente.
 Dalla nascita dell’associazione Act Up, che si batteva contro le multinazionali farmaceutiche affinché rendessero efficienti e disponibili cure valide e  farmaci alla portata di tutti , alla storia d’amore tra i due protagonisti.
Infine l’opera è il ritratto di una società in mobilitazione, ma in più forme: le avanguardie, costituite dalle minoranze (omosessuali, lesbiche, tossicodipendenti, emofilici)  si adoperano affinché l’Aids (in  Francia è chiamato SIDA) sia combattuto con campagne d’informazione efficienti, pena il lancio di sangue finto contro chi    manifesta sciocchi pudori nel rendere pubbliche  quelle informazioni    che sarebbero  utili a tutti, senza l’anatema o il sottotesto  di una  malattia che colpisce le  fasce “deviate” della popolazione .
Ma gli attivisti  si scontrano  appunto contro i pregiudizi, in quanto la Sida, o Aids,  è ritenuto soprattutto  un morbo dei gay  e dunque da sottovalutare, per una sorta di colpevole e ignorante, oltre che discriminante, moralismo.
E così Act Up provvede a sensibilizzare il popolo francese  con  vari blitz che prevedono oltre al  il lancio di sangue finto,   la distribuzione di preservativi nelle scuole, oppure   il  rendere pubbliche istanze, informazioni e novità altrimenti sottaciute.
Il film si diceva è un capolavoro perché dosa tanti elementi, importanti e pregnanti, oltre che necessari al contesto,  ma  senza forzature.
L’amore omosessuale è ripreso al buio , in particolare in una lunga scena, onde non scatenare accuse di morbosità compiaciuta ed è descritto senza infingimenti, ovvero rappresentato come una forma completa di affettività al pari delle love story eterosessuali.
Quindi sono ben realizzate le sequenze dei cortei pubblici e quelle più intimiste che raggiungono elevati picchi artistici nella seconda  parte, tramite  forme   di naturalismo drammatico convincenti e non stereotipate.
Sebbene 120 battiti sia un film corale, all’interno di esso spicca il protagonista Nahuel Perez  Biscayart, argentino, che nel film è un ventiseienne peruviano per origine paterna e francese da parte di madre.
Biscayart è perfetto anche per la sua fisicità esile e lo sguardo innocente nel ruolo di Sean, contagiato al primo rapporto sessuale a soli 16 anni dal suo professore di matematica.
La pellicola è vietata ai minori di 14 anni, solo Italia  ma non in Francia:  la censura resiste, nonostante la commedia di azione Come ti ammazzo il bodyguard, americana, sia pregna di violenza e le sale risultino  popolate di bambini.
D’altra parte liquidare come fanno alcuni siti internet l’opera in questione come “film che tratta l’amore tra soli gay” è limitante, oltre che un giudizio intriso di omofobia.
Il film  comunque ha vinto il Grand Prix della Giuria al Festival di Cannes e, considerato che il dramma dell’Aids è sentito moltissimo negli Stati Uniti, è possibile che 120 battiti vinca il Premio Oscar come migliore film straniero a Hollywood.
 Il tutto è raccontato  attraversando  la presidenza di  Francois Mitterand, che la sceneggiatura paragona a un uomo dalla vecchia cultura e della vecchia guardia.
Tra gli interpreti, meritano una citazione anche l’attrice teatrale Catherine Vinatier e la bravissima Saadia Bentaieb  nel ruolo della mamma di Sean.

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