TIRAMISU’ in proiezione allo Showville di Bari: grande successo di Fabio De Luigi, che ha intercettato i gusti del pubblico con furbizia e una confezione estetica elegante- di Romolo Ricapito Cinema Cultura 29 Febbraio 2016 di Romolo Ricapito Angelo Duro in una scena del film Tiramisù, film scritto, diretto e interpretato da Fabio De Luigi, è una commedia che vorrebbe sfruttare i luoghi comuni per reinventare dialoghi, situazioni e problematiche comuni a tutti. Ad esempio le file presso gli studi medici, o la gente abituata a parlare al cinema, disturbando la proiezione. O, ancora, l’ostia consacrata che si attacca al palato, unica scena che strappa un coro di risate, mentre per il resto il film, più che comico, si attesta come una commedia di costume molto leggera. Fabio De Luigi e Vittoria Puccini Un costume, però, che vuole uscire fuori dallo schema del solito cinema “di sinistra”. In quest’ambito il personaggio interpretato da Fabio De Luigi, un informatore scientifico che risponde al nome di Antonio Moscati, è una riedizione del rampantismo degli anni Ottanta. Moscati persegue il profitto, eterodiretto da un’azienda farmaceutica che bada più ai soldi facili che alla salute dei consumatori: la merce costituita da macchinari sanitari difettati è la punta dell’iceberg di una serie di storture delle quali il personaggio di De Luigi è soltanto un esecutore passivo. Ci troviamo nella versione 2016 del borghese odioso tanto caro ad Alberto Sordi, ma in questo caso con grandi limiti costituiti da una storia modesta e una sceneggiatura insufficienti a supportare una vera critica alla società d’oggi . La coppia borghese composta da Antonio (Fabio De Luigi) e Aurora (Vittoria Puccini) è l’archetipo di quei nuclei familiari privi di prole che riempiono il tempo libero con la cultura: i film in bianco e nero muti degli anni Venti alla cineteca d‘essai, il cantante da pianobar che sembra Umberto Bindi e si esibisce nel repertorio diJacques Brel (“Non andare via”, versione italiana con testo di Gino Paoli). C’è poi un cognato siciliano, Franco, interpretato dalla “iena” televisiva Angelo Duro, che ha il suo nome come terzo nei manifesti: il classico tombeur de femmes. Pippo Franco e Fabio De Luigi nel film Trattasi però di espedienti di De Luigi per distogliere la troppa attenzione da sé, assieme a quello di reclutare tra i tanti caratteristi il barese Paolo Sassanelli, Pippo Franco (nel ruolo di un primario in età da pensione) e Orso Maria Guerrini (ottimi gli ultimi due). Al centro di tutto c’è sempre De Luigi, con le sue battute che non fanno ridere, le sue smorfie, la sua invadenza. Vittoria Puccini ha un ruolo decorativo, quello di un’insegnante elementare disoccupata e impegnata tutto il tempo a preparare tiramisù per la Caritas, ma soprattutto per le persone che il personaggio di De Luigi vuole ingentilire, omaggiandole col caratteristico dolce ottimamente cucinato da Aurora. I dialoghi sono davvero imbarazzanti; l’invadenza zuccherosa del tiramisù è pari al regista- attore che ha ideato situazioni di una semplicità e banalità quasi scioccanti. C’è un tentativo di approfondire il costume, come il colloquio per assumere commessi obbligatoriamente gay in un negozio di abbigliamento (“non si sposano, non vanno in maternità”) con test sulla vita di Raffaella Carrà, icona omosessuale per eccellenza: “qual è la canzone lato b del 45 giri “Rumore”? Assieme a ciò il personaggio “di sinistra” interpretato dal barbuto Alberto Farina, quello di Marco, gestore di un locale di tendenza, Vini e Vinili e collezionista di dischi a 33 giri come “Shadow in the night” di Bob Dylan, del 2015 . I tic e l’ossessione di questo carattere per i dischi tradizionali esibiscono la passione del vinile che sta tornando di moda tra gli acquirenti di musica. Fabio De Luigi, nel film, con Giulia Bevilacqua Ma si tratta di dettagli: l’ossatura della commedia comunque è imperfetta. Sussiste però una ricerca di scenografie, ambienti, luoghi di lusso: i personaggi vogliono vivere un benessere forse al di sopra delle loro concrete possibilità, a base di piacere puro e a 360 gradi, fatto di vita comoda, ristoranti che servono ostriche pregiate, vacanze da sogno . C’è poi Stefania, una procace mora che si candida al ruolo di amante del tontolone ideato da De Luigi: è la brava Giulia Bevilacqua . “La Felicità” proposta in un inserto dalla canzone omonima di Simona Molinari non è quella “dozzinale” della coppia Al Bano e Romina, ma l’aspirazione del clan di Antonio /Fabio De Luigi . Essa si può ottenere soltanto con valori tradizionali come la famiglia, nell’accezione “genitori e figli” e non quella di “coppia senza figli”. Il concepimento è dato come elemento ineliminabile per il raggiungimento di un equilibrio assieme al conseguente stop ai capricci, alle ossessioni, ai mascheramenti. In questo il film propone un messaggio riconciliatorio e buonista. Il pubblico risponde: il film sembra per il momento attestarsi su un’ottima quinta posizione negli incassi, ma Tiramisù è questa settimana di fine febbraio il film-novità più visto, sconfiggendo anche, per il momento, il promettente Lo Chiamavano Jeeg Robot. A dispetto dei difetti, con la sua ingenuità voluta, unita a una confezione estetica pregevole, Fabio De Luigi sembra avere interpreto i gusti attuali del pubblico, che la scorsa settimana ha invece decretato il flop dell’ultimo film diretto da Rocco Papaleo, Onda su Onda.