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Le inconguenze delle assegnazioni delle case popolari

case popolari

di Magda Lacasella

La politica sociale che si è sviluppata in Italia prevede l’intervento dello Stato a beneficio dei ceti popolari. Si vuole trasformare e migliorare, applicando il principio di solidarietà, le condizioni di vita dei cittadini, sia italiani che stranieri, che appartengono alle classi sociali più basse e che non possono affittare una casa né tanto meno comprarne una.

In tal senso esiste una precisa volontà ad intervenire nel sistema sociale, avendo come oggetto esclusivamente il “bene casa” a beneficio di una parte sempre più estesa di popolazione con difficoltà economiche: giovani coppie, immigrati, studenti e anziani .                                            Il problema di garantire il diritto alla casa anche alle persone con scarsi mezzi economici doveva essere già molto sentito ai primi del Novecento.

 Infatti nel 1903 una legge stabilì la costituzione di istituti e fondazioni (che ormai devono compiere i 138 anni dalla loro nascita) per la gestione di questo genere di case la cui costruzione, invece, compete ad un ente pubblico che può essere lo Stato, il comune o la regione.

 Come già accennato, lo scopo principale degli alloggi popolari è quello di fornire le case in affitto, a canoni agevolati, a famiglie che si trovano in condizioni finanziarie disagiate.

Chi può farne richiesta, ovvero tutti i cittadini italiani o che siano residenti o che lavorino nella città in cui intendono chiedere l’assegnazione della casa popolare e gli stranieri vuoi quelli regolarmente soggiornanti, vuoi quelli in possesso di carta di soggiorno, deve avere i requisiti necessari (che dipendono anche dall’ente gestore e dal comune di residenza) come il reddito totale inferiore ad una determinata cifra, un certo numero di figli, la presenza di familiari invalidi, non essere stati sfrattati per morosità da altri alloggi popolari negli ultimi 5 anni, non essere stati occupanti senza titolo di alloggi popolari negli ultimi 5 anni ed altri parametri.

È importante sottolineare che queste richieste vogliono molta attenzione per la loro presentazione che, se è corretta, permette alle medesime di essere inserite in una lista d’attesa  .

 Il problema e’ che queste graduatorie sono infinite e che ci sono famiglie che aspettano per anni di ottenere un tetto e si vedono sorpassati da abusivi e non aventi diritto.

 Per non parlare della mafia e dei rom che creano ulteriori difficolta’  nella gestione degli alloggi popolari quando una casa resta sfitta, per il decesso dell’inquilino o per uno sfratto, viene, sostituita  la porta  e vengono distrutti i sanitari  in modo da fare sembrare l’ appartamento inabitabile e con poche centinaia di euro ci si puo’ rivolgere al racket per poterlo occupare e caso stano ,da molti anni mai nessuno e’ realmente intervenuto per cambiare le cose .

Famiglie in graduatoria che si vedono sottratta la casa quindi da chi la occupa illegalmente e riesce a regolarizzare la sua posizione.

Il messaggio e’ che  l’ onesta’ non trionfa e nei siti, del comune ci sono anche le sanatorie a fare da paradosso alla giustizia e a complicare la situazione.

 Mazzette, impunita’ mafiosa, corruzione, apparati corrotti e collusi finiscono inevitabilmente per applicare le regole sane in modo distorto o inefficace e di portare ai risultati che abbiamo negli ultimi trenta anni. Gli attuali sistemi di accesso alle graduatorie per l’assegnazione di un alloggio in regime di “case popolari” andrebbero in parte rivisti e perfezionati.

 Devono essere innanzi tutto privilegiate le famiglie attualmente senza fissa dimora o in possesso di provvedimento di sfratto esecutivo; in seguito i criteri basati sul numero di componenti il nucleo familiare, il loro stato da salute psico-fisica e il loro reddito reale e non catastale.

Senza incorrere in inutili e tendenziose accuse di razzismo o di xenofobia, occorre comunque sottolineare il fatto che è dovere di ogni stato avere a cuore per prima la situazione dei propri figli e successivamente quella degli ospiti.

 Le famiglie italiane devono quindi avere la precedenza, a parità di condizione, rispetto alle famiglie composti da cittadini stranieri.

Inoltre per poter accedere alle graduatorie, il nucleo familiare richiedente dovrà per forza dimostrare di non essere già proprietario di altri immobili, ma a mio parere non dovrebbe essere esattamente cosi’ perche’ si puo’ essere proprietari di un diverso  tipo di immobile che a causa della crisi resta per anni privo di richieste di locazione o di vendita  e che per il solo fatto che c’e’, si ha un ISEE con un’alta rendita catastale che impedisce ai proprietari che hanno reddito reale zero e figli a carico, di poter avere una serie di agevolazioni compresa la casa popolare.                                                                                                                                  

Bisognerebbe quindi analizzare la reale e concreta situazione economica delle famiglie, prima di arrivare alla conclusione di decidere quali sono le aventi diritto. .

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