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Inchiesta sul sondaggio del New York Times sull’uccisione di Hitler bambino. L’odio va combattuto con la vendetta?

Alla domanda rispondono tra gli altri Nicola Lagioia, Lia Levi, Silvia Godelli, Rossella Santoro, Francesco Costa, Vito Gallotta, Caterina Soffici, Nietta Tempesta.

di ROMOLO RICAPITO

Ho deciso di realizzare questa mia piccola inchiesta sull’onda del sondaggio del New York Times che ha chiesto ai suoi lettori ; “Uccideresti Hitler bambino??”

La maggioranza, il 42 per cento, ha risposto di sì, il 30 per cento di no, il 28 “non so“.

La notizia dei risultati ha colpito molto le comunità israeliane e il mondo intero, facendo discutere.

Si è parlato di nonsense , ma soprattutto di ipotesi  sullo stile  di film fantascientifici   come  Ritorno al Futuro, ma anche del  meno noto Peggy Sue Got Married di F. F. Coppola.

Una celebre canzone di Cher diceva: If I could turn back time, if I could  find a way (“Se potessi tornare indietro nel tempo,   se potessi trovare un  modo”) ma era riferita all’amore.

Il sondaggio del New York Times invece include l’odio. Odio , o altruismo estremo, di commettere un gesto di non ritorno per salvare ipoteticamente milioni di persone.

Condividendo un articolo  di  Huffington Post sulla mia bacheca Facebook, che riproduceva una foto d’epoca ritraente un paffuto e simpatico bambinetto dai  capelli corvini , ovvero il Führer in erba, una mia amica insegnante è insorta: “come è mai possibile ammazzare questo bel bambino” mentre un mio collega giornalista ha detto che ai bambini bisogna dare amore, come riporterò più avanti, riproducendo un mio intervento sul Corriere della Sera.

Colpito dalla loro reazione, ho  scritto un testo che è stato appunto pubblicato su Italians, la rubrica di Beppe Severgnini, raccogliendo le opinioni di tanti lettori che mi hanno contattato. Due dei loro pareri li ho riportati in questo articolo /.http://italians.corriere.it/2015/11/03/uccidereste-adolf-hitler-bambino/

E allora ho pensato, perché non ampliare la questione chiedendo a gente di cultura “ma tu uccideresti Hitler bambino?”

Ho avuto delle difficoltà nelle risposte: il nome e la figura di Adolf Hitler ancora generano paura, confusione, rabbia.

Gli uomini si  sono sottratti al mio sondaggio-inchiesta, tranne alcuni, coraggiosi. Verso la fine di esso, ho ricevuto una testimonianza maschile, quella dello scrittore Nicola Lagioia  vincitore del  premio Strega 2015  con “La Ferocia“: un libro “crudele” che parla delle storture della borghesia del sud di Lagioia. Mi ha pregato di riportare integralmente la sua risposta, che comunque è tanto breve quanto icastica e conforme al suo personaggio di intellettuale illuminato:Nicola Lagioia

Nicola Lagioia

No, non lo ucciderei. Ma è la domanda a essere involontariamente hitleriana perché presuppone un mondo in cui la scelta è possibile solo tra due diverse atrocità”.

 Dopo quello di Lagioia, riporto il parere di una scrittrice molto conosciuta , Lia Levi, che ha molto curato anche il genere letteratura per l’ infanzia.

 

Lia Levi, scrittrice, ha pubblicato di recente il romanzo Il Braccialetto per E/O: in esso un adolescente spera che il governo abolisca le leggi razziali fatte approvare durante il periodo fascista  per poter ritornare a scuola, dalla quale è stato espulso. La storia  parla anche della raccolta dell’oro delle popolazioni ebree a causa del “ricatto tedesco”.

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LIA LEVI

In occasione del giorno della Memoria, nel gennaio 2016, verrà ripubblicato  da E/O ” Tutti i giorni di Tua Vita”, saga familiare che ha inizio nel 1922 fino ai giorni nostri: guerra e persecuzione ebraica gli argomenti.Lia Levi è autrice di molti testi per l’infanzia.

Riguardo al sondaggio del N.Y Times sull’uccisione del baby Hitler, la signora Levi ci dice: “Non regge, è fantasia. Ma proprio potendo entrare in questo contesto fantastico e ribadendo che non si può uccidere un bambino, io farei di tutto per fare vincere a ‘ Hitler fanciullo il concorso per l’ammissione alla scuola d’arte presso la  quale non fu accettato.

Le circostanze esterne contrarie “aiutano” la frustrazione, soprattutto in quelle persone che non hanno una personalità spiccata.

Se realizzate, anche le persone oscure come Hitler possono entrare nella interiorità della creazione .

Magari se si fosse dedicato alla pittura con costanza, Hitler non avrebbe creato danni.

Il rancore sociale, “ispirato” dal rifiuto e dalla non accettazione, può esplodere in forme di negatività difficili di  arginare.

Il piccolo Adolf aveva una certa propensione per la pittura, ma nemmeno l’ambiente familiare lo aiutò nell’inserimento.

Hitler temeva che la madre lo avesse generato con un padre ebreo e la sua condizione sociale era di gradino basso.”

Riguardo le leggi   razziali, la signora Levi ci ha detto che suo padre a causa di esse dovette lasciare il lavoro e dopo sette anni, finito il fascismo, fu ripreso come assicuratore, ma non aveva fatto logicamente la carriera sperata, che includeva delle promozioni e dunque dovette confrontarsi con dei giovani principianti.

Allora, essendo laureato in legge, si decise a dare degli esami per essere ammesso alla libera professione e divenne avvocato.”

Passerei adesso a un parere altrettanto articolato e che costituisce una voce fuori dal coro,  per la riposta fulminante al mio sondaggio, quello dell’attrice Nietta Tempesta .

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Nietta Tempesta

                                                                        Nietta Tempesta è ormai per antonomasia la Signora del Teatro Barese, colei che ha portato al successo presso il Piccolo Teatro sin dagli anni Settanta la commedia Jarche Vasce,assieme ad altre tantissime pièce, oltre che in dialetto ,  anche  molti testi internazionali in adattamenti di qualità che hanno fatto dell’attrice barese un’icona della nostra regione.

A dicembre porterà in scena Jarche Ialde , l’ideale “seguito” di Jarche Vasce e inoltre La Sciammerghe, un testo che unisce la cronaca nera  a spunti di riflessione sociale riguardo la condizione delle classi più umili, spesso dimenticate dalla società dei consumi.

La simpatica oltre che straordinaria interprete è davvero una voce fuori dal coro perché ha il “coraggio” di rispondere: “Hitler lo ammazzerei per quello che ha fatto. Ne ha uccisi tanti, l’ordine da lui è partito.

Non combatteva lui, tanto: i danni sono derivati dalla sua volontà di esercitare la tirannia e di ergersi il  più potente della razza umana.

Certa gente, nemmeno in prigione si può mettere, va eliminata.”

Forse Nietta parla a ragion veduta. Ha delle esperienze inedite da narrare, che la vedono bambina durante la Seconda Guerra Mondiale.

“Sì, da bambina mi trovavo in spiaggia e notai all’improvviso degli aerei che si scontravano in cielo.

Volavano quasi appaiati, poi nel piegarsi per  fare una curva, uno toccò l’altro con l’ala . Gli aerei precipitarono in mare: tanti giovani si buttarono in acqua nel tentativo di salvare i piloti e passeggeri  dell’aereo. Li ho visti tutti morti quegli americani  (erano appunto di nazionalità statunitense) fu  impressionante. Ma avvennero altri fatti terribili. Giocavamo noi bambini vicino alla chiesetta sulla strada nella zona di San Francesco; in prossimità di essa sentimmo odore di carne arrostita . Era caduto un aereo: i soccorsi sollevarono  un pilota, americano;  era senza testa e un pezzo di pelle gli pendeva dal collo. Io studiavo poco per i bombardamenti: si andava a piedi presso la scuola Matteotti nel quartiere S.Cataldo dove adesso sorge il cinema ABC, nei pressi della Fiera del Levante.

L’inverno, un freddo: tanto cammino  passando  vicino al mare.  Scattava  sempre la sirena dell’allarme e noi abbandonavamo i nostri libri e la classe per dirigerci a Villa De Nigris, un complesso di case dietro la nostra abitazione. Mia madre intanto con le altre signore sgranava i rosari. Il giorno dopo ovviamente non ero preparata per la lezione: mio padre doveva giustificarmi con l’insegnante . Terrorizzata non avevo più il tempo e la voglia di studiare, la storia sempre quella: sirena, bombardamento, rifugi.bombardamento_bari

Una volta dei soldati jugoslavi, nostri alleati, requisirono la spiaggia di San Francesco: portavano via la sabbia, tagliavano gli alberi della Pineta di San Francesco, dove si accampavano con le loro tende.

Requisirono  anche villa De Nigris. La nostra casa era una villa al piano terra col cancello sulla strada . Gli slavi la chiusero con un reticolato.

Mia madre disperata disse loro:  per piacere, almeno permettete ai bambini di uscire da dietro, devono prendere un po’ d’aria.

Allora io, rivolgendomi a uno dei soldati, dissi: “prendo la forbice  e taglio il reticolato”. E lui: “Ti sparo”. Era un omaccione con i tratti tipici dell’est, gli occhi  azzurri, di ghiaccio.

Il pane era razionato: eravamo cinque figli, un pezzettino a testa, dunque .

Infine la spiaggia di San Francesco: allora non esistevano le altre spiagge nella zona, come il Trampolino.

Mio padre era il custode della spiaggia, l’estate anche bagnino, oltre che il custode. Si facevano delle gran feste in estate come quella della  “reginetta della spiaggia”. Sulla riva lampioni alti, illuminati, tutti uguali come quelli sul Lungomare. Poi dei pali. Una notte mio padre fu svegliato dal bussare al portone di casa da Araldo Di Crollalanza ” (ministro dei lavori pubblici durante il fascismo,n.d.r),

“Michele, accendi la spiaggia, è venuto un ministro da Roma “.La spiaggia tutta illuminata era bellissima, un orgoglio.  Ci veniva la Bari bene , mio padre conosceva tutte le famiglie. La spiaggia era il regno di noi bambini. Anche all’epoca c’erano  i furti di rame: vennero di notte i ladri e lo rubarono tutto. Le autorità chiesero ragione e spiegazioni a mio padre. I tre proprietari del terreno garantirono per lui , persona onestissima. Ho questi e tanti altri ricordi che mi si ripresentano alla mente in maniera vivida . Tante cose brutte della guerra che  non potrò mai dimenticarle.

Ringrazio tanto l’assessore al Turismo della giunta Vendola, professoressa  Silvia Godelli  e   anche lei disponibile e pronta a rispondere,

“È ovvio che un sondaggio basato su un evento impossibile a realizzarsi non può avere un fondamento realistico. Esso intende in realtà misurare il tasso di aggressività reattiva e retroattiva nei confronti di Hitler, proponendone per paradosso una immagine tenera e fragile.

Quanto a me, che appartengo a una famiglia di sopravvissuti alla Shoah e che da bambina, durante il processo Eichmann, speravo che gli dessero l’ergastolo ma non lo condannassero a morte, sono sempre del medesimo avviso. La morte mai. Uccidere mai, neppure un mostro. La violenza scatena violenza e non purifica. La violenza non pone riparo allo sterminio.

Credo che la risposta più giusta sia quella dell’impegno, culturale e sociale: contro il razzismo, contro l’antisemitismo, contro il pregiudizio e le discriminazioni. Un impegno incessante, instancabile.

Il nazismo attecchì su un humus di massa già predisposto. Un humus che potrebbe tornare a fertilizzarsi. Sconfiggere e “uccidere” alla radice il razzismo e la xenofobia attraverso un “contagio” generalizzato di valori positivi, questo è l’unico atto che posso e voglio condividere.

(Silvia Godelli)

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Francesco Costa

Francesco Costa, che ha pubblicato quest’anno per Bompiani il libro “Orrore  Vesuviano“, di straordinario impatto sociale oltre che di attualità, mi scrive un attimo prima la “chiusura” del mio articolo :Gentile Romolo Ricapito, non avrei mai ucciso Adolf Hitler bambino perché non si può davvero prevedere senza alcun dubbio che un bambino diventerà un mostro. Sentendolo esporre dopo la Prima Guerra Mondiale le sue aberranti teorie e vedendolo così determinato a metterle in atto, allora avrei forse potuto aggiungere al suo cibo una sostanza letale. Credo comunque che il problema sia molto complesso perché la malvagità di Hitler ha catalizzato quella di milioni di persone che avrebbero comunque fatto del male nella loro vita anche a prescindere da lui: carnefici, torturatori, poliziotti, giudici, anche semplici delatori anonimi che hanno continuato a vivere le loro esistenze di “brave persone”. Perché il Male, ahimé, esiste e non lo si elimina dal mondo con l’uccisione d un bambino cattivo. Forse una soluzione c’è: sappiamo tutti che Hitler era un mediocrissimo pittore, divorato dalla rabbia di non aver avuto successo. Ecco, avrei preferito che avesse successo e sublimasse così la sua furia omicida: di artisti mediocrissimi che sono osannati, ne vediamo in giro tanti anche oggi, e mi piace pensare che i loro trionfi immeritati scongiurino nuove guerre mondiali. Cordiali saluti, Francesco Costa

Anche Rosella Santoro,mi ha risposto con immediata disponibilità . La professoressa Santoro  insegnante di lettere, è   molto nota come l’organizzatrice della rassegna “il Libro Possibile” che vede ogni estate a Polignano a Mare in Puglia  un grande afflusso di visitatori per assistere a presentazioni di testi e romanzi di autori locali, nazionali e anche internazionali.

Uno dei suoi tanti ospiti, Luca Bianchini, dopo avere ammirato la splendida Polignano a Mare ha scritto un  romanzo da 200 mila copie ambientato nella ridente cittadina “Io che amo solo te”, dal quale è  stato tratto un film di grande successo.

Se Hitler…. La domanda del sondaggio del NYTimes così posta ha una finalità comunicativa efficace, quella di suscitare interesse nel lettore a partire dal paradosso della irrealizzabilita’ dell’evento: porresti fine alla vita del più esecrabile dittatore che la Storia del ‘900 abbia conosciuto? Essa, a mio parere, rientra in quel che Benedetto Croce definiva un riprovevole “giocherello”, quello di raccontare un fatto storico non come realmente si era sviluppato ma come avrebbe potuto essere. Un disdicevole e sterile trastullo quello tentato dallo storico francese Charles Renouvier, in “Ucronia”, alla fine dell’800, contro cui puntava, dunque, il dito il filosofo italiano. Oggi l’allostoria ha un certo riscontro; cito, per esempio, un libro recente di Alberto Benzoni “La Storia con i se” ( Marsilio) in cui, tra i vari interventi di illustri storici, figura anche quello di storia avrebbe seguito se Hitler non fosse stato così frustrato per la mancata ammissione Arti di Monaco. In alcuni manuali di Storia in voga nelle scuole la “Storia con i se” si offre agli allievi come laboratorio didattico alternativo atto a stimolare studenti sempre più refrattari allo studio della disciplina. E un pregio, senza dubbio, l’Ucronia lo ha: per creare una divergenza storica, si dovrà pur sempre conoscere come sono andati i fatti reali; quindi ipotizzare una storia alternativa necessita di uno studio da cui partire per la successiva rivisitazione contraffattuale. Tornando ad Hitler e’ cosa nota che egli sia sfuggito a un numero impressionante di attentati, segno che era sotto l’influsso di una buona stella. Pertanto, dubito che la mia mano assolutamente refrattaria alla violenza sarebbe riuscita a farlo secco!

 La cantante Fiordaliso, che ha di recente inciso una canzone sulla violenza familiare , “Male” (ha confessato di essere stata vittima di violenze familiari da  un ex partner quand’era giovanissima , rivelazioni fatte alla  rivista Dipiù), mi twitta:” i bambini sono una carta bianca e candida ..basta riscrivere la storia”.

Caterina Soffici, giornalista che scrive di cultura anche per Il Fatto Quotidiano e Il Sole 24 ore e che ha pubblicato di recente il libro Italia Yes, Italia No per Feltrinelli (testo che parla dei nostri nuovi “emigranti” all’estero , Gran Bretagna, molto critico sull’attuale crisi italiana) risponde:Io direi di No. Perché il determinismo genetico non mi piace. Il motivo è molto semplice: come fai a sapere come evolverà il bambino? Poteva anche non diventare l’Hitler che è diventato e farsi monaco buddhista.

Un bambino non lo uccidi comunque.

Allora iniziamo a uccidere tutti i bambini musulmani, perché potrebbero diventare terroristi dell’Isis? Il discorso è pericoloso e può portare molto lontano.

Grazie, Caterina. Passo al professore Vito Gallotta. ordinario nel settore di Storia Contemporanea. Insegna Storia del Giornalismo al Corso di Studi in Scienze della Comunicazione nelle due sedi dell’Università di Bari, a Bari e a Taranto. È presidente del Corso di Studi in Scienze della Comunicazione di Taranto. È direttore del Master biennale universitario in Giornalismo in convenzione con l’Ordine dei Giornalisti di Puglia. È coordinatore del Corso di Studi Interfacoltà in Scienze e Tecnologie della Moda.

Ha compiuto in varie riprese studi in università americane (UCLA, NYU, Cornell, CUA, GSU). È stato relatore al Convegno Internazionale di studi su “L’histoire des Offices du Travail en Europe”.

Gallotta così risponde:”No, non lo ucciderei perché è impossibile sapere ciò che una persona farà qualche decennio dopo. Se fosse possibile, educherei invece quel bambino al rispetto degli altri.”

Annamaria Altini, casalinga, dice:No non lo ucciderei, si dà a tutti una possibilità di cambiare. Da adulto non so , io sono contro la pena di morte. Carcere a vita sì. Carcere duro. Ad uno che ha ridotto quella ragazza sulla sedia a rotelle cosa gli faresti? (si riferisce a un recente caso di cronaca nera, vittima Chiara Insidioso, ventenne ridotta allo stato vegetativo dal fidanzato, n.d.r.) Carcere a vita e tanti schiaffoni, altro che.

Ecco il parere del primo lettore del Corriere della Sera che mi ha scritto.

Gentile Sig. Ricapito, io ho 70 anni ne ho sentite tante…Lo scorso anno al mercato di Carpaneto ( Piacenza ) il bravo e corretto Testimone di Geova tra le altre astrusità mi dice: « noi non impugniamo mai le armi contro qualcuno «. Allora io gli ho posto questa domanda . In Norvegia un certo Breivik ha ucciso più di 70 persone, se lei fosse stato li cosa avrebbe fatto se avesse avuto un `arma. Dopo aver pensato mi disse « Non lo so «  e lei ?  mi chiese . Io, dissi, lo avrei ammazzato , avrei salvato la vita a più di 70 persone innocenti.

 Ho letto che in Italia bande di scassinatori professionisti armati fino ai denti, sono il terrore di chi abitata in ville e villette, che fare ? Lasciar fare ? Di chi ha traumi da rapine: stati d`ansia, patologie psicosomatiche,ecc. non ne parla mai nessuno.

 Aggiungo che su ciò che lei ha scritto, concordo; troppo semplice scaricare la colpa su di una persona, Hitler il Führer. Migliaia di Ufficiali e Pseudo Intellettuali, Medici, hanno pienamente collaborato e suggerito come sterminare milioni di persone.

 Cordiali saluti, Gabriele Fantoni

Includo l’altro parere dell’altro  gentile Signore che scrive:

Buongiorno! La stessa domanda, prima del NYT, venne posta durante un film da parte di un personaggio, “una cena quasi perfetta”, molto bello peraltro e con bravissimi attori.

In ogni caso è una bella domanda.

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Adolf Hitler

Io non ucciderei Hitler, nemmeno da adulto. Anche io sono contrario all’odio e alla violenza. Cercherei invece di parlarci, di intrattenere con lui un discorso su alti livelli cercando di fargli capire che la diversità è la forza e non la debolezza del mondo, che l’unica razza porta degenerazioni all’interno della stessa e che la contaminazione è l’unica forma esistente per la sopravvivenza delle specie.

Se poi non capisce, la storia avrà il suo corso, ma il non posso elevarmi a giudice di nessuno al di fuori di me stesso.

Buona giornata Ettore Bezzi.

Credo che il mio sondaggio sia stato già esaustivo per  le intelligenti risposte ricevute, lo chiudo qui e ringrazio coloro che mi hanno aiutato a terminarlo.

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