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Maria Miraglia poetessa e cultrice della bellezza si racconta

in copertina MARIA MIRAGLIA

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di Cinzia Santoro

C’è un mondo fatto di sentimenti e gratitudine, fatto di gentilezza e attenzione, fatto di incontri e percorsi, fatto di pace e comunione. È il mondo di Maria Miraglia, poetessa e cultrice della bellezza. Incontrare questa donna in un momento storico così difficile e orientato alla violenza e alla guerra, mi ha reso felice, donandomi la speranza che i versi nati dalla sensibilità dei poeti in ogni parte della terra, ci salveranno.

L’intervista

La poesia come elemento di coesione e fratellanza.  Come nasce la sua lunga e interessante carriera?

La poesia è, universalmente, intesa come profonda espressione dell’anima. E’ in quest’ottica che l’abbiamo sempre letta, e studiata.  Ed è proprio perché la più nobile espressione dell’uomo che può essere “strumento” di coesione e fratellanza. I versi svelano l’essenza dell’essere umano spogliato dalle sovrastrutture sociali, culturali, politiche rivelandolo nudo con i suoi bisogni dell’anima, coi suoi sentimenti e le sue emozioni. E quando liberi l’individuo dalle sue vesti vedi in lui l’Uomo che ti rassomiglia, ti riconosci in lui quando ama, quando odia, quando è attraversato dal dolore o vive momenti di gioia. Questo mio pensiero è suffragato dalla lettura, in tempi passati, di poeti soprattutto italiani ed europei. Poi, nelle varie occasioni internazionali d’incontro dove ho avuto il privilegio di incontrare autori contemporanei provenienti da disparate parti del mondo. Il mio percorso come poeta nasce per caso. Non avevo mai aspirato a diventare un’autrice, non avrei mai immaginato che questo potesse accadere e nei modi in cui è avvenuto. Mi sono ritrovata in contesti internazionali di poesia, a ricevere premi anche importanti grazie a situazioni e ad incontri casuali. Uno di questi, quello che resterà, nei miei ricordi, come un momento topico, l’incontro a Delhi con il poeta e spiritualista Yayati Madan Gandh. Non sapevo di lui fino a quel momento. Eravamo in India per un tour turistico del paese che mi ha sempre affascinata sin dalla lettura di Passage to India di Edgard M. Foster. Per quell’occasione avevo fissato un incontro col poeta e filosofo Jernail Anand per discutere di un mio progetto riguardo ad una possibile, futura fondazione per la pace.   Nel pomeriggio il dr. Anand aveva un incontro di lavoro con il suo editore al quale vengo invitata. Mi ritrovo nella casa di Madan Gandhi, un uomo carismatico, venerato in gran parte dell’Asia Questo incontro, anche se di poche ore, mi ha donato delle piccole ali, mi ha fatto segnare il passo verso la donna futura non più solo docente e attivista per la pace ma anche poetessa. Di eventi e circostanze simili ne sono seguiti molti altri che hanno di volta in volta arricchito il mio percorso e indicato il passo successivo

È la fondatrice del World Foundation for Peace. Di cosa si tratta?

Era da tempo che pensavo ad una fondazione per la pace. Avevo lavorato per oltre dieci anni per Amnesty International e ritenevo fosse mio dovere dare un ulteriore contributo alla causa. Ho un bel ricordo di quei giorni, dell’incontro, presso l’Hotel Maurya di Delhi, con l’amico Anand, fino a quel momento on line,  che aveva richiamato la mia attenzione con il suo copricapo tipico dei Singh. Il mattino dopo eravamo al Roy Chat, memoriale dedicato al Mahatma Gandhi. E’ all’ombra di un albero , nei giardini che costeggiavano questo complesso, che abbiamo stabilito i principi che avrebbero guidato la mia fondazione per la pace. Oggi, una struttura che conta oltre quindicimila membri. Persone che appartengono ad etnie, religioni diverse e che provengono da svariatissime aree del mondo. WFP si propone di difendere le libertà dei popoli, le loro vite dagli oppressori ovunque nel mondo. La fondazione non supporta alcun orientamento politico, ma difende l’auto determinazione dei popoli, la dignità dell’individuo, i suoi diritti.  Tra gli obiettivi c’è anche l’emancipazione della donna e il richiamo all’attenzione per una educazione obbligatoria per tutti senza distinzione di generi. E’ per questo che, nel tempo WFP ha accolto le richieste di collaborazioni o partnership con organizzazioni internazionali come Panna Empowering the Women, Ifwd Ong.Drcongo e  Ican.

In quante lingue sono stati tradotti i suoi versi?

Per facilitare la mia risposta a questa domanda generalmente replico che le lingue in cui sono tradotte i miei versi sono trenta. Ma, probabilmente molte di più considerato che mie poesie sono presenti in oltre cento antologie internazionali che raccolgono produzioni poetiche di autori di varie parti del mondo come pure in riviste cartacee oppure online. Mi propongo, tuttavia, di fare un elenco delle traduzioni in lingua straniera e di creare un piccolo archivio. Se non altro per non perdere ricordi e dettagli legati a paesi e ad eventi lontani come il Brunei, la Malaysia, il Giappone, la Cina e quelli più vicini come la Spagna, il Portogallo, l’Olanda, la Romania, la Polonia e così via.

Quali sono le sue opere a cui è più legata?

Non c’è un’opera alla quale non sia particolarmente legata. Sta di certo che di volta in volta mi capita di preferirne una, così come accade per le mie poesie. Voglio rassicurare il lettore, in questo caso la lettrice e dirle che non dipende da miei sbalzi di umore ma, da emozioni e ricordi del momento. Potrei menzionare, ora, Le più grandi opere del Poeta Laureato YAYATY MADAN G GANDHI, volume che mi ha vista in un lavoro di traduzione per diversi mesi e  pubblicata da The Poetry Society of India. Un episodio che amo cullare nella memoria ogni qual volta mi capita di averne tra le mani una copia è il modo in cui Madan mi chiese questa collaborazione. Mi disse che gli avrebbe fatto piacere che il mio nome si accompagnasse al suo da quel momento in poi.  E, questo è stato, con mio grande onore, anche quando le organizzazioni culturali nel mondo hanno richiesto la sua nomina al premio Nobel per la pace o per la letteratura. In vero, la conclusione di ogni opera rappresenta un momento speciale per un autore in quanto risultato di un atto creativo.  Dancing Winds, ad esempio, la mia prima raccolta di poesie in lingua inglese, mi è altrettanto cara non solo perché reca la prefazione del Prof Dr. Yawchian Fang , poeta, scrittore, professore e preside della National Taichung Univerity di Taiwan  ma in quanto impreziosita  dalla copertina ricavata da un opera pittorica  del caro amico poeta, oltre che pittore, Nuri Can incontrato per la prima volta in Turchia e poi in Italia.  Un’antologia, questa  tradotta poi  in Telegu dal medico cardiologo e poeta L Sr Prasad  che nella sua edizione ha ricevuto il Golden Pen Award. Altri lavori a me molto cari sono anche quelli progettati con poeti incontrati in festival internazionali di poesia o con amici lontani  in chiacchierate on line come Confluence, un’antologia bilingue  nata dalla collaborazione col poeta, critico  ed editore, Dalip Khetarpal o Whispers from the Blue con  J.S Jernail Anand e ancora l’antologia Trident , scritta a sei mani con L Sr Prasad,  e Ayub  Khawar, produttore esecutivo presso la Geo TV, Pakistan. Collaborazioni  che, insieme a tante altre  con poeti anche europei come Jeton kelmendi, Aljcia Kuberska, Milutin  Djurickovic e altri ancora hanno arricchito il mio percorso di poeta e di persona.

Perché in Italia la poesia soffre ? Cosa manca per avvicinare i lettori ai poeti contemporanei?

Non so se la poesia sia amata e quanto. Ma, ho sempre pensato che si abbia una sorte di pudore, quasi timore d’ avvicinarla. Certo, è più facile entrare nella trama di un romanzo, parlare di prosa, in genere, piuttosto che di versi, forse, perché esprime quella parte di sé che si vuole tenere nascosta, perché non ci si vuole sentire coinvolti nei sentimenti o, a volte, scoprirsi come nudi dinnanzi ad uno specchio. La poesia è sempre stata immaginata come rinchiusa in una torre d’avorio. Un bene per pochi. E, certamente questo non riguarda solo la poesia italiana ed europea ma è ciò che può cogliersi nelle diverse aree del mondo. Penso che il lettore potrà avvicinarsi più facilmente alla poesia contemporanea perché in versi liberi quindi più accessibile, immediata, comprensibile.

Quali sono i suoi progetti futuri?

Mi auguro, naturalmente che la musa non si stanchi di alimentare la mia ispirazione. Ciò che per me rappresenta la vera fonte di intima soddisfazione è riempire fogli bianchi con righe nere che possano mettere le ali e volare superando confini. La pubblicazione di un libro è il momento conclusivo di un lungo lavoro e diventa “il progetto “portato a termine. Tutto il resto viene da sé, a volte in modo eccessivo, come valanga ad interrompere, magari,” il pianificato” da tempo. Basta aprire le mail, atto per me ancora magico per leggere la richiesta di una intervista presso una università indiana, l’invito ad un evento  organizzato nel Brunei, la richiesta di un editoriale e così via.
Per concludere vorrei dire che non credo la mia si possa definire una “carriera” nel senso usuale della parola ma piuttosto un percorso. Questo perché non ho obiettivi da raggiungere, solo accetto quel che viene e seguendo la mia voglia di evasione da ristretti confini, la voglia di conoscere, di esplorare luoghi ma anche il cuore degli uomini, il loro universo interiore ancora più immenso e sconosciuto di quello che abbraccia il mondo. Forse, è anche per questo che amo interessarmi ai problemi sociali, alla pace nel mondo, alla mia fondazione. Gentile amica, le sue domande è come avessero aperto un varco ad un ruscello di montagna che vorrebbero scorrere e gorgogliare ancora e ancora. Ma, mi fermo qui ringraziandola sentitamente per l’interesse rivolto alla mia persona. 

10 maggio 2022

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