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L’amore ai tempi di Iannacone: ultimo appuntamento con le storie di “Che ci faccio qui”


di Cinzia Santoro

La natura, la famiglia, il riscatto. C’è un filo robusto e invisibile che collega le storie di questa sera su Rai 3 a “Che ci faccio qui”: l’amore.

val di Fiemme Tronchi
Domenico Iannacone con Fabio Ognimbeni


Quell’amore declinato in tutti i tempi possibili: il passato, il presente e il futuro.
Fabio Ognibeni e la sua valle, i tronchi d’albero d’amare e far vibrare di suoni armoniosi. Nella Val di Fiemme, dove in soli due giorni, milioni di abeti rossi furono divelti da raffiche di vento fino a 200 km orari e dopo giorni di pioggia battente, vive e lavora Fabio. Lui salva i tronchi e li restituisce alla vita trasformandoli in tavole armoniche. Ogni giorno, in macchina percorre la valle, alla ricerca dei tronchi d’abete che le muffe non hanno ancora intaccato. Cerca solo il legno migliore per gli strumenti che doneranno armonia e luce nel mondo. È circondato dalla natura da sempre e Fabio Ognibeni soffre pensando che generazioni di uomini della Valle non riusciranno a vivere il bosco. Non abbracceranno quegli abeti rossi e i larici falcidiati dalla tempesta e dall’incuria di un mondo colpevole del cambiamento climatico.
Domenico Iannacone ricompone le sequenze del dramma di quei giorni d’ottobre 2018 e dell’amore di Fabio per la sua terra, fermando sullo schermo il respiro del bosco, il passo dell’uomo e il legame ancestrale che li unisce.

Iannacone e Ragona


Danilo Ragona aveva 20 anni e sogni di ragazzo, un terribile incidente d’auto manda in frantumi il suo futuro. Danilo piange, ricorda quando, sperduto nel letto d’ospedale, voleva morire. Si salva  con l’amore per la sua famiglia e per il dono della vita. Danilo oggi è un designer, nella sua Torino recupera carrozzine che raccontano le storie di uomini, donne, giovani e bambini che le hanno usate. Attraverso un’economia circolare le trasforma regalando loro nuova vita. Domenico e Danilo vivono l’esperienza della carrozzina, senza remore e senza buonismo, in comunione, per incontrarsi e farci incontrare. Gli occhi dell’uno nell’altro, sullo stesso orizzonte.
Pier Paolo Martino torna sullo schermo dopo cinque anni e ci incanta nuovamente con la bellezza del suo spirito d’amore. Pier Paolo ama incondizionatamente ogni aspetto della sua vita, ricorda commosso l’anziana madre, la casa dell’infanzia, i compleanni.  Quest’uomo dall’animo di un bambino ci pungola con il suo entusiasmo e il suo amore. È poetico, vivido e presente il ritratto che Iannacone fa a Pier Paolo. “Ho pianto come cinque anni fa, forse ancora di più pensando a quanto la società si sia  irretita, facendo dell’aggressività e dell’indifferenza la propria bandiera”.
Siamo soli e non vediamo il sole nascosto dietro le nubi, ma quest’uomo affetto dalla sindrome di down ci indica il percorso. Lui lo vede, il sole è oltre quei tetti colorati, che sono come i pezzi di un puzzle ci dice con enfasi. L’eterno fanciullo accompagna l’uomo e gli parla. “Domenico io sono come le foglie secche quando sono triste”. Il giornalista accoglie i tempi e le riflessioni di Pier Paolo e le dona allo spettatore attraverso una sapiente regia.
Rifletto e penso che avremmo bisogno di altri centomila giornalisti come Domenico Iannacone per poter riproporre attraverso i media la bellezza, il recupero del tempo e la poesia.
“La mia anima è colorata” afferma Pier Paolo mentre dipinge. Sua sorella ora vive con lui.
E lui la guarda sorridendo.
Penso anch’io questa sera che abbiamo bisogno solo d’amore.

8 maggio 2022

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