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Riflessioni sul terzo giorno dell’invasione russa in Ucraina

di Cinzia Santoro

“Qualunque piano strategico funziona finché non si  trova il nemico”. L’ antico detto prussiano, familiare tra i generali che combattevano in Russia qualche secolo fa, è  attuale ancora oggi in tutte le guerre, anche quella che sta colpendo l’Ucraina da tre giorni.
Massicci bombardamenti riecheggiano nell’aria gelida del paese da ore.
I russi sono i grado di combattere nelle città e lo abbiamo visto con la guerra in Siria e l’intervento in Cecenia. Ma gli stessi sanno qual è  il costo di un combattimento urbano agli occhi del mondo perché documentato dai giornalisti presenti.

Zelenski in un selfie per comunicare coi cittadini

Quindi per scelta strategica, Putin sta inviando carrarmati leggeri, i mezzi pesanti arriveranno dopo e distano secondo fonti locali a 150 km dalla capitale Kiev. Mezzi che verranno usati se la trattativa tra Zelensky e l’oligarca russo non andrà a buon fine. È  di questa mattina la notizia che il presidente ucraino tranquillizzava i propri cittadini dichiarandosi pronto ad affrontare i negoziati.
L’offensiva russa sta cercando uno spazio politico comunque.
Cosa ci si può aspettare nelle prossime ore? Sicuramente un martellamento pesante su Kiev e sul suo aeroporto. Circa 200 elicotteri russi hanno sorvolato la zona eliminando circa 200 ultranazionalisti che fino a quel momento avevano resistito.
Anche se stanotte in altre città come Mariupol’  non si è combattuto.
Dunque è tutto sospeso tra due opzioni, una che chiede l’azione decisa dentro le città come è successo a Kharkiv e l’altra, dove si cerca di evitare i combattimenti in città, perché lo spargimento di sangue sarebbe davvero cruento e il costo umano e materiale potrebbe essere davvero insopportabile.

Donna ucraina ferita

Questa è anche una guerra dove l’informazione gioca un ruolo fondamentale.  Notizie su notizie che vengono smentite dopo qualche ora.  Vadislav Surkov, teorico della guerra non lineare nonché il gran burattinaio che ha mosso i fili nella prima parte del “regno” di Putin, aveva già da tempo dichiarato la necessità di destabilizzare la percezione pubblica come elemento fondamentale di qualunque strategia militare. E su questo pensiero che i russi hanno imparato, attuandolo in primis in Siria e ora in Ucraina. Ma anche Zelensky con il suo passato da attore sa quando è essenziale il ruolo della comunicazione nella strategia militare. Ad esempio quando Putin lo ha definito nazista dinnanzi al mondo intero, Zelensky ha dichiarato di essere ebreo, chiamandosi fuori da una narrazione che gli veniva cucita addosso così come al suo popolo. Così come stamattina il suo sorriso era un mezzo per rassicurare il suo esercito, dopo che Putin ha sollecitato i militari ucraini ad ammutinarsi affinché non ci fosse una carneficina.
In realtà la gente, bambini, donne anziani, giovani e uomini continuano a vivere terrorizzati e nascosti in rifugi di fortuna.  I malati e gli ospedalizzati non trasportabili vengono curati negli scantinati degli ospedali. E per gli ucraini è stata la terza notte di dolore e paura. 

26 febbraio 2020

One thought on “Riflessioni sul terzo giorno dell’invasione russa in Ucraina

  1. Qui in Puglia siamo apparentemente lontani da voi Ucraini, ma in realtà vicinissimi. Resistete, e speriamo che i soldati proletari russi disobbediscano prima o poi agli ordini del dittatore sanguinario Putin e dei suoi compari!!!

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