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Saman: morte di un’ adolescente che voleva vivere all’occidentale

di Cinzia Santoro
“Come faremo a spiegare in Pakistan tutto questo?” Sono le parole della madre di Saman dinnanzi alle assistenti sociali, che le comunicavano che la figlia non sarebbe tornata a casa, perché messa in sicurezza in un centro protetto.

Genitori di Saman all’aeroporto di Malpensa

Saman all’epoca minorenne si era opposta al matrimonio combinato dai genitori con un lontano parente in Pakistan.
Saman era grintosa e cocciuta, così descritta dalle assistenti sociali che se ne erano occupate. La madre era apparsa preoccupata delle convenzioni sociali ma non di sua figlia che in casa protetta non poteva più né vedere o sentire.
Saman scompare e il suo corpo non è stato ancora ritrovato.  Inutili i tentativi di depistaggio della famiglia, già volata in Pakistan prima della denuncia di scomparsa fatta dal fidanzatino italiano della giovane.
Il fratello minore di Saman scappa e denuncia lo zio quale esecutore materiale del delitto, suo cugino e i suo genitori complici nella tremenda morte della sorella.
Ma quali dinamiche si nascondono nelle famiglie di immigrati che pur vivendo e lavorando in Italia non hanno recepito alcuna integrazione con gli usi e i costumi occidentali?
Yassine Lafram, il presidente dell’Associazione Islamica degli Imam e delle Guide Religiose dichiara “A noi mussulmani ci disonora pensare che ci siano dei mussulmani che pensino che nel Corano ci siano dei versetti che incitano a lavare con il sangue il disonore. Nel Corano invece ci sono due versetti che dicono che chi uccide un solo essere umano ha ucciso tutta l’umanità e chi salva un’anima ha salvato l’intera umanità. 

Saman Abbas

È questo che noi insegnamo nelle moschee. Nel caso di Saman si parla di un ambiente degradato che insegna ad odiare le donne, quindi vi è un problema patriarcale che continua a mietere delle vittime. Queste idee malsane non trovano posto nelle comunità Islamiche. I nostri imam continueranno ad essere vigili per monitorare situazioni simili sia per coglierne i primi segnali.”
In realtà nella comunità pakistana di Novellara, paese della bassa Romagna di 13 mila anime,  nessuno vuole parlare, soprattutto le donne. Nessuna integrazione culturale, isolamento e arretratezza caratterizzano le famiglie immigrate.
Resta il dolore e l’incredulità di una morte atroce, per una ragazza di soli 18 anni che, vestita all’occidentale con le cuffiette nelle orecchie, camminava cantando.

21 giugno 2021

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