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Storia di un derviscio: Amir Labbaf in sciopero della fame. 

di Cinzia Santoro

Una storia tragica, dove un uomo Amir Labbaf è perseguitato perché derviscio, un mussulmano sufi nato in Iran. Mr Labaf è stato testimone oculare della repressione dei dervisci nel Golestan e ha dotuto lasciare l’Iran. Attualmente vive su una sedia a rotelle nel campo di Sadra in Bosnia, dove è al suo quinto giorno di sciopero della fame. Chiede il riconoscimento dello status di rifugiato politico.
Il suo è un gesto estremo che lo condurrà a morte certa. Ma è anche un atto eroico, di ribellione contro la disumanità delle politiche europee migratorie, dove i più poveri tra i poveri non sono riconosciuti come detentori del diritto alla migrazione. Diritto che dovrebbe essere riconosciuto come tale a tutti, perché ogni essere umano ha diritto ad una vita senza persecuzione religiosa, politica, razziale. A Mr Labbaf la nostra solidarietà e l’augurio che possa interrompere al più presto lo sciopero della fame e vedere la sua situazione risolversi.
L’intervista
Mr Labaf dove è nato?
Sono Amir Ali Mohammadi Labaf, sono nato in Iran a Qom.
Cose le è successo in Iran?
Ero uno dei dervisci più in vista in Iran e in passato ho ricoperto una delle posizioni più alte in questo gruppo in giovanissima età . Avevo 27 anni e per aver partecipato ad alcune manifestazioni di protesta per far valere i diritti dei Dervisci Gonabadi, sono stato imprigionato più di otto volte, fustigato, torturato.
In prigione in Iran ho fatto lo sciopero della fame più di sei volte per ottenere il riconoscimento dei miei diritti legali. Infine, nel 2018, dopo aver perso conoscenza due volte a causa della gravità delle torture ed essere stato ricoverato nell’unità di terapia intensiva neurologica, Amnesty International ha rilasciato una dichiarazione in cui condannava il governo iraniano in risposta alla mia tortura, insieme ad altri sette prigionieri che facevano lo sciopero della fame in quell’anno.
Mr Labaf chi sono i Sufi?

I sufi sono la corrente più umanitaria dell’Islam. In Iran siamo musulmani che hanno una visione diversa dal governo iraniano e dal clero nell’abbracciare l’Islam e l’umanità. I Dervisci Gonabadi, di cui sono membro e discepolo, seguono il dottor Noor Ali Tabandeh, l’anziano di questa setta, ucciso dal governo per avvelenamento dopo due anni di arresti domiciliari.

Perché siete perseguitati in Iran?

L’atteggiamento dei seguaci del dottor Noor Ali Tabandeh è la gentilezza verso tutte le creature, animali, piante e umani.
“Non ti piacerà mai il silenzio contro l’oppressione” Con questa frase, il maestro ha insegnato ai suoi discepoli ad amare le creature e ad opporsi all’oppressione esercitata dal governo iraniano sul popolo.
“Sii come l’acqua corrente nell’amicizia e come una spina nel fianco dell’inimicizia. Difendi il giusto ”
Noor Ali Tabandeh era un ammiratore del Mahatma Gandhi e un eminente giurista internazionale con un dottorato in legge conseguito alla Sorbona in Francia.
Questo spirito di rispetto per tutte le creature e la mancanza di silenzio di fronte all’oppressione, ha portato il governo iraniano ad attaccare i dervisci Gonabadi, che erano studenti del Dottor Noor Ali Tabandeh. Hanno distrutto i centri religiosi, e molti dei suoi seguaci sono stati picchiati , torturati e imprigionati.
Come è riuscito a scappare?
Ho lasciato l’Iran illegalmente.
Attraverso le montagne, ho prima raggiunto la Turchia dove ho chiesto aiuto, ma il governo turco non mi ha sostenuto.
Dopo attraversando il mare, sono arrivata sull’isola greca di Lesbo e lì sono stato trattenuto per 9 mesi a Camp Moria. Ero fisicamente e mentalmente vulnerabile.
Poi sono stato ad Atene dove
ho lavorato negli aranceti per tre mesi. Ma era un lavoro precario e temporaneo e ho dovuto proseguire il viaggio a piedi con i pochi soldi che avevo risparmiato.
Come è arrivato in Bosnia? Che ricordo ha del viaggio?
Prima sono entrato in Albania, poi in Montenegro e infine in Bosnia.Ho presentato domanda di asilo in Bosnia a metà del 2019, ma a causa della mancanza di attenzione alla mia domanda, ho dovuto trasferirmi in Croazia.
Dopo che sono arrivato in Croazia e ho chiesto asilo, hanno preso il mio cellulare e le mie cose e mi hanno rispedito in Bosnia. Non capivo.
Poi ho compreso che non accettano un iraniano senza famiglia perché è iraniano e single.
Ho riprovato di nuovo a raggiungere la Slovenia dopo aver chiesto asilo in Croazia.
Cose le hanno fatto?
Uso una sedia a rotelle da un anno e nove mesi a causa di una vertebra rotta. Sfortunatamente, sono caduto in una valle vicino al confine sloveno in terra croata e sono stato portato a lato della strada con l’aiuto di immigrati. La polizia mi ha visto il giorno dopo e mi ha accompagnato al Regica City Hospital.
Nonostante avessi chiesto asilo, il giorno successivo mi hanno portato nei boschi intorno alla Bosnia.
I poliziotti picchiavano tutti.
I migranti fuggivano e la polizia mi ha lasciato solo nella foresta, senza telefono, vestiti e i miei farmaci.
Dopo essermi trascinato per terra per un giorno, ho raggiunto una strada secondaria e con l’aiuto di un autista sono arrivato alla stazione degli autobus nella città di Claudosha. Da lì, con l’aiuto di altri immigrati, abbiamo preso un autobus per il campo di Bihach, dopo sono stato portato all’ospedale.
Dove vive oggi?
Amir Labaf

Ora vivo a Camp Sadra in Bosnia e la mia domanda di asilo non è stata ancora accettata. In questo campo, sono il rappresentante degli iraniani.
Ho più volte protestato contro la mancata osservanza della legge nel campo. Sfortunatamente, le regole non sono completamente rispettate. Si fa largo uso di droghe e alcol nel campo. Questi comportamenti sono stati osservati da alcuni immigrati e ne sono stato informato in qualità di rappresentante.

Perché è in sciopero della fame?

Il governo bosniaco non ha ancora fatto nulla per proteggere la mia sicurezza di rifugiato politico. Hanno ignorato le mie proteste.
Ho dovuto rendere pubblico il luogo dove mi trovo perché tra i molti iraniani che si trovano in questo campo, alcuni sono affiliati al regime della Repubblica Islamica. Quando ho scoperto che l’Iran era stata informata della mia presenza qui, l’ho reso pubblico.
Ho dovuto protestare facendo uno sciopero della fame.
Con il passare del tempo diventa più difficile dormire, ma mi avvicino all’obiettivo. Non importa se vai o rimani. L’obiettivo è la giustizia e l’umanità. Grazie per avermi sostenuto.
02 aprile 2021

3 thoughts on “Storia di un derviscio: Amir Labbaf in sciopero della fame. 

  1. Mancano le parole per commentare quanta prevericazione, violenza, negazione dei diritti più elementari subiscano milioni di esseri umani. Io sono sconvolta dalla cattiveria e dalla disumanita’di cui sono capaci molti individui e di come tutto ciò accada con il beneplacito di alcuni governi e la connivenza di altri;e chi con l’umanità sofferente è solidale viene indagato e incriminato.

  2. Gente. ma Dott. sa
    Cinzia Santoro, mi scusi del disturbo.
    Mi Romano. Alcuni amici italiani ci hanno segnalato il caso da Lei riportato nell’articolo di cui sopra.
    Noi siamo in Sarajevo – Bosnia e, quando possiamo, interveniamo a favore di immigrati in modo diverso. Il caso in questione però appare critico oltre che urgente e trattasi di riconoscimento di “asilo politico”. Pertanto s’è possibile vorremmo sapere se la storia del Dott. Amir Alì è corredata da fonti accessibili in modo che noi si possa dire a vie anche Istituzionali Bosniache. Intanto La informo che stiamo coinvolgendo testate locali (anche islamiche) per dare risonanza del caso in oggetto.
    Grazie per un suo gradito e sollecito riscontro. Nell’attesa mi è gradito porgerle i miei più cordiali saluti.
    G. Romano

  3. Buongiorno sig.Romano,chieda in redazione il mio numero di telefono.(redazione@gazzettadaltacco.it) Grazie

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