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L’AICCRE Puglia ed MFE Puglia in Fiera per parlare di “Unione Europea-Il Mediterraneo tra terra e mare e progetti strategici”

Intervento- Clelia Conte

di Clelia Conte 


La Segretaria regionale del MFE Puglia, Simona Ciullo in collegamento da Lecce
Giuseppe Valerio, Presidente AICCRE Puglia

9 ottobre 2020-L’MFE Puglia con L’AICCRE Puglia d’intesa con l’ANCI Puglia,  ha organizzato in Fiera del Levante (padiglione della Regione Puglia) il convegno: “Unione Europea, il Mediterraneo tra terra e mare e progetti strategici”

Tommaso De Palma , sindaco di Giovinazzo del Consiglio regionale dell’ ANCI

 

Hanno introdotto la dott. Simona Ciullo, segretario Regionale MFE Puglia, il prof. Giuseppe Valerio, presidente AICCRE Puglia e Tommaso De Palma, Sindaco di Giovinazzo del Consiglio regionale dell’ ANCI.

Il Prof. Ennio Triggiani , in collegamento, espone la sua relazione

Le relazioni del prof Ennio Triggiani presidente MFE Puglia e prof. Giuseppe Moggia, V. Presidente AICCRE Puglia

Interventi programmati:

Nicola Cristofaro (MFE, Ufficio del Dibattito)

Loredana Cialdella (AEDE sez. Giuseppina Olivieri, Ruvo Corato Terlizzi)

Giuseppe Moggia

Giuseppe Ventesimo -GFE

Aurora Bagnalasta (assessore Comune di Crispiano)

Interventi nel Dibattito:

Santa Vetturi (Mfe , Segretaria sez. Bari)

Imma Picaro (Mfe, relazioni esterne)

Nicola Cristofaro- MFE Ufficio del Dibattito

Clelia Conte (Mfe, Comitato Centrale)

Sofia Di Clemente (Interprete)

Nel corso dei lavori si è parlato della Macroregione Europea del Mediterraneo (l’UE ha programmato 5 macroregioni: ne sono nate 4 ma il Governo non ha  chiesto l’ attuazione di quella del Mediterraneo), dei 209 miliardi della UE disponibili per progetti strategici per uscire dalla crisi e anche del “Piano Sud 2030” proposto dal Ministro Giuseppe

Calogero Provenzano che è in fase avanzata attuazione.

 

Giuseppe Abbati, Presidente MFE sez. Luciano Bolis di Bari
Santa Vetturi, Segretaria MFE Bari

Ha concluso il Presidente mfe della sez. Luciano Bolis di Bari Giuseppe Abbati (nonché segretario generale dell’AICCRE Puglia) il quale ha detto: “L’Europa c’è ! l’AICCRE e l’MFE sono convinti che la prossima confrenza sul futuro dell’Europa che doveva iniziare il 9 maggio, cambierà la nuova Europa facendola diventare federale e più democratica. E’ indubbio che i 209 miliardi assegnati all’Italia, siano certamente importanti per uscire dalla crisi. Il nostro compito è quello di convincere le regioni del sud, le città metropolitane oltre che i comuni, di lavorare insieme per elaborare progetti strategici anche per ottenere i finanziamenti previsti dal piano 2030 per la coesione, predisposto dal ministro Calogero Provenzano(che ha già sollecitato  le regioni) .

Giuseppe Ventesimo, GFE (Giovntù Federalista Europea)

Il dibattito di oggi, ha dimostrato che c’è un grande interesse per il Mediterraneo e il Prof. Triggiani ha tracciato un percorso preciso che purtroppo non è stato ancora realizzato. Per la Puglia e per il sud dopo la Macroregione europea adriatico- ionica attende l’attuazione della Macroregione europea del Mediterraneo per ridurre:

-Il divario tra nord e sud

-l’esodo degli immigranti

– la fuga dei giovani

Non è importante solo per questo, ma anche per utilizzare i traffici

Loredana Cialdella – AEDE sez. Giuseppina Olivieri -Ruvo

dovuti all’ampliamento del Canale di Suez e i grandi progetti strategici (vedi i collegamenti stabili tra la Puglia e l’Albania, tra la Calabria e la Sicilia e tra la Sicilia e L’Africa).

All’Mfe e all’AICCRE il compito di seguire i lavori della prossima conferenza, coinvolgere i cittadini e in particolare i giovani perché possa essere un impulso nuovo per un’Europa diversa che tuteli i giovani, ne blocchi la fuga creando lavoro. Un piano straordinario per il lavoro che la pandemia ha reso più indispensabile”.

Sonia Di Clemente (Traduttrice simultanea)

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Relazione del Prof. Ennio Triggiani sul tema della conferenza:

Unione Europea, il Mediterraneo tra terra e mare e progetti strategici

Ennio Triggiani

1.Il Mediterraneo è uno spazio geografico e geo-politico, in cui si misurano amicizie e rivalità antiche, un intreccio di culture diverse, di scambi e tradizioni religiose consolidati attraverso i secoli che lo rendono unica nel panorama mondiale e dalla cui evoluzione storica dipende anche una parte essenziale dell’identità stessa e dei valori dell’Europa e dell’Occidente. Qui sono nate e affermate le grandi religioni monoteiste e sono presenti i loro luoghi sacri ma qui sono collocati anche i grandi giacimenti di oil and gas e si trovano quasi tutti i maggiori Paesi produttori al mondo.

Oggi il Mediterraneo è davanti anche alla sfida della politica di coesione territoriale dell’Unione europea che con la riforma di Lisbona si è arricchita di un ulteriore strumento: le strategie macroregionali. Gli Stati membri e i Paesi terzi che condividono un determinato asset naturale (mare, fiume, catena montuosa, etc.) possono coordinare le loro risorse per affrontare le sfide comuni. E per questa via, usufruiscono di una cooperazione rafforzata avente l’obiettivo di affrontare le problematiche in modo più efficace di quanto non avrebbero fatto individualmente. Le strategie macroregionali dell’UE riguardano sfide e opportunità specifiche di determinate aree geografiche che hanno una portata troppo locale per interessare l’Unione nel suo complesso, ma risultano troppo estese per essere affrontate efficacemente a livello nazionale. In altre parole, esse fungono da elemento di congiunzione tra l’UE e le politiche locali caratterizzandosi per un approccio multilevel fondato sul principio di sussidiarietà con partecipazione e coinvolgimento di Regioni, enti locali, Università, Camere di commercio, società civile.

I settori prioritari e strategici riguardano essenzialmente il trasporto e l’energia, quindi, in relazione al pilastro sulla tutela ambientale, la biodiversità, la riduzione degli inquinanti, la sostenibilità; mentre per il pilastro sulla crescita economica sostenibile le aree prevalenti sono il sostegno all’innovazione, alla ricerca, alle imprese e all’occupazione.  E’ importante sottolineare come le strategie macroregionali dell’Unione possano essere sostenute dai fondi UE, compresi i Fondi strutturali e d’investimento europei.

A oggi, sono state adottate quattro strategie macroregionali UE, ciascuna accompagnata da un piano d’azione progressivo, da aggiornare regolarmente alla luce delle nuove esigenze emergenti e del contesto in mutamento: esse riguardano la regione del Mar Baltico (2009); la regione del Danubio (2010); la regione adriatica e ionica (2014); la regione alpina (2015). Sono così coinvolti 19 Stati membri dell’Unione e 8 paesi extra UE in rappresentanza di oltre 340 milioni di persone.

Una quinta strategia, la Macroregione Mediterranea, è purtroppo rimasta a livello di progetto e non si è finora realizzata. Peccato in quanto, ad es., avrebbe potuto riproporre su scala più ampia i risultati positivi già riscontrati in Puglia e Basilicata, nell’ambito del progetto macro-regionale adriatico-jonico. Infatti, le rotte adriatiche tra Albania, Montenegro ed Italia, precedentemente vie di migrazione incontrollata e di traffici criminali, si sono rapidamente trasformate in virtuose rotte di sviluppo sostenibile di piccole e medie imprese e di turismo.

La Macroregione Mediterranea coinvolgerebbe tutte le regioni del mezzogiorno in un’unica grande Zona Economica Speciale  con caratteristiche e bisogni simili, in un progetto “green” di economia circolare, coordinata e sostenibile, basata su PMI innovative e tecnologiche, agro-alimentare di alta qualità e turismo, immersa in quel naturale incubatore di interscambi che è sempre stato il Bacino del Mediterraneo.

La strategia stenta, tuttavia, a decollare, anzitutto a causa dell’instabilità politica e dei conflitti armati che interessano l’area. Basti pensare a tutte le vicende sviluppatesi dalle c.d. “primavere arabe” in poi (2011), alla pluriennale guerra in Siria e dai tanti e troppo complessi Paesi che dovrebbero partecipare alla strategia. Un’ulteriore difficoltà potrebbe essere ricondotta alla volontà di scomporre in macro-territori un’Unione europea già sempre meno unita, coesa e solidale per di più attraversata da tendenze alla frammentazione, ai tentativi di ritorno agli Stati-nazione e di “rinazionalizzare” le politiche. In tal senso, far proliferare le strategie macroregionali potrebbero evocare, per alcuni, una sorta di “balcanizzazione” dell’Unione con conseguenze negative, ad esempio, nella ripartizione dei fondi strutturali, nella formazione delle norme e delle politiche comunitarie (fase ascendente) e nell’attuazione degli obblighi derivanti dall’ordinamento europeo (fase discendente). Il tutto, nella delicata fase che attraversiamo, con possibili rischi sulla necessità di rafforzare il processo di progressiva integrazione fra gli Stati membri.

Diversa però sarebbe una visione strategica che fosse fondata su un protagonismo “regionale” all’interno di una Unione articolata in una rete non necessariamente gerarchica di attori diversi sub-statali improntata alla “multi-governance” in opposizione al rigido modello “intergovernamentalista”. Si tratta di inverare il processo d’integrazione sulle radici profonde espresse dalle comunità regionali e locali.

2.Un’ulteriore forma di aggregazione nell’area è l’Unione per il Mediterraneo (UpM) un organismo internazionale ispirato al modello dell’Unione europea, il quale intende avvicinare i rapporti fra gli Stati che si affacciano sul Mar Mediterraneo. L’UpM è stata presentata a Parigi il 13 luglio 2008 e costituisce una conseguenza naturale del Processo di Barcellona, che dal 1995 si propone di avvicinare l’Unione Europea alle nazioni mediorientali e africane. Le sue priorità sarebbero la risoluzione delle problematiche relative all’immigrazione dai paesi meridionali verso quelli settentrionali, la lotta al terrorismo, il conflitto israelo-palestinese, la tutela del patrimonio ecologico mediterraneo.

In particolare, è stata data priorità a sei iniziative concrete: il disinquinamento del Mediterraneo, la costruzione di autostrade marittime e terrestri per migliorare le fluidità del commercio fra le due sponde, il rafforzamento della protezione civile, la creazione di un piano solare comune, lo sviluppo di un’università euromediterranea (già inaugurata a Portorose, in Slovenia), e un’iniziativa di sostegno alle piccole e medie imprese.

La complessità della situazione è comunque legata alla circostanza che il Mediterraneo è sempre di più al centro della competizione tra potenze regionali e globali. Infatti, gli scenari stanno cambiando radicalmente  come evidenziato dal ritorno della Russia come potenza mediterranea, dal progressivo disimpegno americano, dalla nuova ondata di diffusione del jihadismo in molti Paesi dell’area, dalla crescente infiltrazione economica della Cina. Ed allora l’Europa e l’Italia devono dare vita ad una nuova strategia per il Mediterraneo per evitare di rimanere marginalizzati e rivendicare invece leadership e protagonismo in una regione strategica per il futuro.

Rispetto a quanto immaginato negli anni Novanta a Barcellona con i programmi Med 1 e Med 2 e con l’idea di un’area commerciale di libero scambio nel Mediterraneo siamo oggi entrati in un’altra fase della storia. Quel tipo di proposta, incentrata su una soluzione esclusivamente politico-commerciale è stata spazzata via dal radicale cambiamento del quadro politico generale che ha stravolto l’orizzonte e lasciato di fatto l’Europa senza una strategia. Tale assenza, del resto, si proietta nell’incapacità di intervenire con efficacia sui crescenti flussi migratori provenienti da questa area sia dal punto di vista degli interventi negli Stati terzi attraverso i quali le migrazioni si sviluppano sia nella distribuzione in tutti i Paesi membri dell’UE dei migranti comunque entrati in Europa. E la lotta contro il traffico illecito di armi e persone non appare ancora sufficiente nonostante la nuova missione dello scorso aprile EUNAVFOR Med IRINI (“pace” in greco) contro il traffico illecito armi e persone proveniente dalla Libia, il cui comando è affidato all’Italia. Si tratta di un esempio di elevata integrazione delle componenti militari e civili (forze di polizia) europee, capace di operare in un complesso scenario internazionale.

3.L’inadeguatezza della risposta europea in questi anni, a partire dalle Primavere arabe in poi fino oggi alla crisi derivante dalla pandemia, è evidente. Una debolezza figlia soprattutto di divisioni, tra gli Stati europei, e di miopia politica, oltre che legata alla fragilità strutturale dell’Unione come soggetto politico unitario dotato di una sua proiezione globale. D’altronde, vincolare le decisioni della Politica estera e di sicurezza comune al criterio dell’unanimità si traduce ovviamente nell’impotenza politica. Si giocano, quindi, l’identità stessa dell’Europa e la sua sicurezza, la stabilità dei suoi confini e la capacità di diventare un soggetto unico.

E’ ormai indispensabile una visione comune e condivisa, con risorse economiche e un nuovo protagonismo superando le divisioni e gli egoismi ricordando che l’Europa è una comunità di valori: rispettare la dignità delle persone e i diritti umani prevenendo le morti nel Mediterraneo è l’obiettivo più importante da perseguire. Per fortuna sta emergendo il convincimento sia nella Commissione europea sia in molti Stati membri dell’Ue che i problemi affrontati da quelli fra di loro posti al confine meridionale dell’Unione richiedono una risposta comune a livello europeo a partire dalla redistribuzione dei migranti regolari e dei titolari di asilo.

Uno spiraglio positivo si è aperto con il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo del 23 settembre 2020 che è un interessante documento programmatico con un orizzonte di legislatura. La volontà di tradurlo in tempi brevi in atti giuridici è dimostrata dalla contestuale pubblicazione delle proposte di atti normativi, ben nove, e da una tabella di marcia che scandisce una serrata tempistica verso la loro approvazione. Inoltre, il Consiglio europeo ha deciso  il 1° ottobre 2020 di organizzare  una conferenza multilaterale sul Mediterraneo orientale per affrontare temi sui quali occorrono soluzioni multilaterali, tra i quali la delimitazione marittima, la sicurezza, l’energia, la migrazione e la cooperazione economica.

La Conferenza sul futuro dell’Europa, il cui inizio programmato per il 9 maggio scorso in occasione dei 70 anni della Dichiarazione Schumann è stato rinviato a causa della pandemia, potrebbe essere l’irripetibile occasione per costruire un vero e proprio spazio pubblico europeo attraverso le ormai indifferibili riforme del Trattato di Lisbona. Si spera che gli impensabili nuovi scenari di solidarietà, aperti proprio dalla crisi sanitaria ed economica conseguente al Covid 19, possano trovare concreta espressione nella progressiva costruzione di un’Europa federale anche solo fra gli Stati disponibili.

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