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Stop agli austericidi: Maggiore intervento UE con maggiore solidarietà e cooperazione per affrontare e superare la crisi

Macron-Merkel

 

 

di Giuseppe Ventesimo

Siamo nella fase 2 dell’epidemia del Covid-19, che è la fase di convivenza con il virus ed è cruciale e decisiva per tutti noi. Anche in Europa c’è una dinamica di eventi e si sta lavorando senza sosta per arginare gli effetti economici e sociali, dovuti alla crisi pandemica, che vanno ad aggravare la crisi economico-finanziaria del 2008 nel territorio europeo. 

Christine Lagarde

È di questi giorni la proposta franco-tedesca, dei rispettivi presidenti Emmanuel Macron e la Cancelliera Angela Merkel, dove hanno proposto un Recovery Fund di 500 miliardi di euro con bond a lungo termine emesso dalla Commissione Europea, con risorse e trasferimenti a fondo perduto (grants) destinanti ad aiutare i Paesi e i settori maggiormente colpiti dalla pandemia. Questo fondo non appesantirà i debiti pubblici dei Paesi colpiti. Questa proposta, che deve essere valutata nei prossimi giorni dalla Commissione Europea e successivamente dal Consiglio Europeo. Questa proposta si andrebbe ad aggiungere alle misure adottate del MES per investimenti diretti e indiretti in campo sanitario, all’intervento della BEI (Banca Europea degli Investimenti) per erogare prestiti alle PMI a tasso agevolato e per investimenti infrastrutturali e all’intervento del SURE di 100 miliardi della Commissione Europea per finanziare la Cassa Integrazione e Guadagni dei lavoratori, si aggiunge anche al programma della BCE PEPP (Pandemic Emergency Purchase Program) di 750 miliardi di euro fatto con le operazioni di mercato aperto, cioè con l’acquisto di titoli di stato, e si va ad aggiungere al programma dell’attuale governatrice Christine Lagarde del QE2, denominato PSPP (Public Sector Purchase Program). Invece il precedente governatore della BCE Mario Draghi aveva fatto da battistrada a queste manovre con il QE1 del 2015. 

I paesi maggiormente colpiti hanno accolto la proposta franco-tedesca sul fondo, mentre alcuni paesi sono restii ad accoglierla, come Austria, Svezia, Paesi Bassi, Danimarca che puntano invece sulla linea dei prestiti (loans). 

Ursula von der Leyen

Il Recovery Fund potrebbe essere la spinta per ingrandire ed irrobustire il bilancio europeo per il 2021-2027, poiché attualmente il bilancio europeo rappresenta l’1% del PIL. La presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen ha definito il Recovery Fund il “Piano Marshall nel bilancio europeo”, in quanto si tratta di ingenti risorse atte a salvare e a far uscire l’Europa dalla crisi, proprio come gli USA contribuirono a fare riprendere l’Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ma adesso si tratterrebbe di un’Europa che salva se stessa. 

In seguito alla sospensione del Patto di Stabilità e Crescita e alla deroga del divieto di aiuti di Stato, molti Stati hanno dato sussidi alle imprese, come per esempio la Francia ha fatto verso i suoi campioni nazionali, Air France e Renault. Anche la Germania con la sua mega-manovra ha dato ingenti sussidi alle imprese, ma il problema è la penuria di domanda. Infatti come diceva Keynes la domanda traina l’offerta e fa da moltiplicatore all’economia. Perciò bisogna fare politiche che spingono la domanda. E per questo si spiega il calo della produzione (dovuta anche alla disarticolazione delle CGV) e delle vendite delle automobili tedesche, specie la Volkswagen, ma ha colpito anche altre automobili e molti settori. Come riportato da un articolo del “Il Sole 24 Ore” il totale di aiuti alle imprese notificati alla Commissione Europea il 51% riguarda la Germania, il 17% la Francia, il 15,5% l’Italia. 

Ma molti Stati, tra cui la Danimarca per prima, hanno rifiutato di dare sussidi a imprese che collocano la loro sede all’estero. Infatti è odierno il caso della FCA (Fiat Chrysler Automobili). La FCA ha la sua sede legale nei Paesi Bassi, ad Amsterdam e ha chiesto al governo italiano 6,3 miliardi di euro di prestito con garanzie e nel frattempo vuole staccare cedole da 5,5 miliardi di euro di guadagni per i dividendi ad azionisti e manager. Questo non fa altro che aumentare il calderone di denaro, un vero “lingotto d’oro” a detrimento delle tasche dei cittadini italiani e con la sede nei Paesi Bassi, una vera botta ai piedi per il gettito fiscale italiano, per l’economia italiana e per i cittadini. 

Infatti la Commissione Europa ha indirizzato moniti e rimproveri verso gli Stati che commettono politiche fiscali predatorie, creando un paradiso fiscale a bassa tassazione con agevolazioni, come i Paesi Bassi, dove hanno sede moltissime imprese multinazionali che cercano un profitto alto con atteggiamenti elusivi , però drena investimenti e risorse in maniera scorretta e sleale agli altri Paesi Europei (Italia, Portogallo) che perdono un’importante quota del gettito fiscale, che sarebbe utile per fare investimenti che facciano crescere e sviluppare le loro economie, colpite duramente dalla crisi. Coinvolti nell’inchiesta dei paradisi fiscali oltre ai Paesi Bassi anche Irlanda, Lussemburgo, Malta, Cipro. Questo fenomeno coinvolge anche i giganti del web, che collocano la loro sede in questi paesi. Infatti una proposta per ingigantire il bilancio europeo è quella della tassa sul digitale. 

Infatti è arrivata l’ora di procedere ad un’unione fiscale, perché non è più tempo di questi atteggiamenti predatori e lesivi in un’Europa solidale e cooperativa. 

BCE euroE all’unione fiscale si deve aggiungere anche l’unione bancaria, con un’attività coordinata tra la BCE, le banche centrali nazionali (SEBC) e le varie banche, per evitare la corsa agli sportelli (bank run) e crisi di liquidità, che danneggerebbe il mercato interbancario, le imprese e i risparmiatori. I mezzi sono il Meccanismo di Vigilanza Unico, con un’azione di controllo concertata tra BCE, banche nazionali e altre banche e con il Meccanismi di Risoluzione Unico, dove si cerca di salvare le banche dal dissesto finanziario senza andare a danneggiare l’economia reale e i cittadini e per evitare l’intervento dello Stato per il salvataggio. Infatti gli azionisti, obbligazionisti, conto correntisti superiori a 100.000 euro devono rinunciare alle ripartizioni delle azioni e dei guadagni e dedicare parte delle loro rendite ad affrontare e superare le situazioni di crisi aiutando le banche a rischio crisi liquidità e a rischio dissesto. Si dovrà procedere con un accordo per la garanzia dei depositi. 

L’unione fiscale e bancaria completerebbe e perfezionerebbe l’UEM (Unione Economica e Monetaria) con la moneta unica dell’Euro, un sistema a cambi fissi irrevocabili e contribuirebbe a procedere per un’integrazione più avanzata che consentirebbe all’Europa di avere un grandissimo peso nel quadro internazionale. 

A ciò si devono aggiungere politiche industriali ragionevoli con ingenti investimenti in istruzione, ricerca, innovazione, sviluppo, sanità, infrastrutture che fanno aumentare l’effetto moltiplicatore di lungo periodo e non seguire più la strada dell’austerità post crisi 2008 che è stato un vero cappio al collo per l’economia UE. 

Solo così si potrà rendere stabile e prospera l’area euro e l’UE ed essere importanti e avere una grossa voce nel panorama internazionale. Infatti l’Europa deve rispondere con una sola voce e fare accordi con gli altri Stati terzi nei consessi internazionali (G7, G20) per uscire da questa lunga fase di stallo, che continuerà a durare e a dispiegare i suoi effetti. Bisogna recuperare lo spirito dei padri fondatori, a 70 anni dalla dichiarazione Schuman, che ha dato l’avvio all’integrazione europea di come la conosciamo oggi e bisogna avanzarla e rilanciarla maggiormente in questo periodo.

21 maggio 2020

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