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Le Ereditiere: rivelazione al 68° Festival di Berlino, un nuovo regista e la “scoperta”Ana Brun

 

di Romolo Ricapito

Una nuova cinematografia, un nuovo regista (Marcelo Martinessi, di Asunciòn, Paraguay, dove è ambientato questo  soggetto) e due interpreti non più giovanissime, ma davvero intriganti, all’interno di una storia affascinante per i sottintesi, ciò che viene espresso e  infine per alcuni  sorprendenti risvolti.

Questo – e altro – costituisce la sintesi di Le Ereditiere, in proiezione dal 18 ottobre nei cinema d’essai di tutta Italia.
L’ereditiera in realtà è una soltanto, Chela, interpretata da Ana Brun, giudicata  la migliore  attrice dell’ultimo Festival di Berlino.
La donna, sui sessanta e più, ha ricevuto tutti i beni del padre, tra i quali la casa dove è nata nel centro di Asunciòn, una vecchia automobile di marca Mercedes, mobili preziosi che vengono via via alienati.
Chela è legata da un lunghissimo   rapporto sentimentale alla “mascolina” Chiquita, interpretata da Margarita Irùn, in realtà una simpatica e ironica pasticciona che a causa di un imbroglio bancario finisce in galera.
Durante la prigionia dell’amata  la timida Chela diventa tassista per caso .Un’anziana signora, Pitoca, molto elegante (è una  sua vicina)  le chiede di essere portata  al suo bridge quotidiano, presso una compagnia di amiche, pagandola a peso d’oro.
Lo stesso faranno le altre più che attempate giocatrici che eleggeranno la sprovveduta protagonista (guida, ma senza avere mai conseguito la patente!) la loro accompagnatrice di fiducia, sempre a pagamento.
Ascoltando i loro racconti, nei quali domina l’ironia e la straordinaria eleganza degli abiti  della stravagante Pituca (Maria Martins) Chela si riappropria di una sua  personalità mai sperimentata e della vera  identità, soffocate dal rapporto lesbico trentennale, ma anche dall’essere stata , probabilmente, una figlia troppo amata e viziata.
Conoscendo l’attraente, intrigante ed emancipata Angy (Ana Ivanova, che rammenta molto Florinda Bolkan) la metamorfosi di Chela si completa.
Da Cenerentola precocemente sfiorita ecco rinascere una donna libera ( da paure ancestrali e stereotipi) capace finalmente di badare a se stessa senza l’apporto della compagna di vita, ormai considerata inutile e invadente.L’opera, di ambientazione prettamente femminile, propone diversi standard di donne, tra i quali quello molto riuscito di una domestica meticcia, analfabeta (Pati, Nilda Gonzales) che diventa una  vera custode oltre che amica disinteressata della protagonista.
Dialoghi veloci e disinvolti, la descrizione di prigioni popolate da donne imperfette nel fisico ma “vere”, le secondine  divise tra senso del dovere e una sottaciuta umanità e tanti altri particolari fanno di questa coproduzione tra Uruguay, Germania, Brasile, Norvegia e Francia un piccolo gioiello.
il regista Marcelo Martinessi ha anche sceneggiato il tutto.

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