di Romolo Ricapito

Il Bene Mio, regia di Pippo Mezzapesa, vede Sergio Rubini protagonista assoluto nel ruolo forse più maturo e riuscito della sua carriera.

L’attore pugliese infatti, nei panni di Elia, sopravvissuto a un disastroso terremoto e ancora residente nella sua casa ormai inagibile, unico abitante del borgo di Provvidenza, nel sud Italia, disegna un personaggio nelle sue corde senza mai cadere nel patetico, ma dando una prova di alta recitazione bilanciata tra toni sommessi e una buona dose di sottile ed elegante ironia.

Nonostante l’impianto drammatico infatti si ride, o meglio si sorride di alcuni situazioni-limite e ciò non guasta anzi, aggiunge in qualità, come  anche la presenza di altri attori di talento, per esempio il barese Dino Abbrescia nel ruolo di Gesualdo il conducente di pullman turistici.

Il tempo sospeso nel quale Elia si è rifugiato, nel custodire un passato felice trascorso assieme alla moglie Maria, deceduta nel crollo della scuola elementare assieme ai suoi alunni, deve necessariamente venire a patti con le azioni quotidiane generate   dal rapporto con una vecchia amica, Rita (Teresa Saponangelo)  che lo rifornisce di viveri e utensili, ma anche per le  visite di turisti giapponesi che visitano i ruderi del paesino e ancora l’interfacciarsi “forzato”  con una profuga che si nasconde in casa a sua insaputa, tale Noor, interpretata da Sonya Mellah.

Il bilanciare o bilanciarsi di questi e ancora più elementi (il rapporto col capo dei vigili urbani che vuole “sloggiare” Elia, l’intrusione di un gruppo di bulli motorizzati tra le rovine, etc) creano un’azione viva e si posizionano in maniera organica nel costrutto dell’opera, rendendo Il Bene Mio un film riuscito per l’impegno degli sceneggiatori Massimo De Angelis, romano, della giornalista Antonella Gaeta (di Palo del Colle, Bari) e infine dello stesso Pippo Mezzapesa (di Bitonto, Bari, tra l’altro amico d’infanzia della brava e bella Bianca Guaccero attualmente conduttrice di Detto Fatto su Rai 2) rifuggendo da storie già viste, dai canoni dei soliti film commerciali e dalla retorica del vecchio sud che si compiange, rendendo soddisfatti gli spettatori che hanno già visto il film in sala.