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Tenera, irresistibile “Tonya”: il film di Craig Gillespie “riabilita” la discussa pattinatrice Harding

margot robbie
di Romolo Ricapito
Sta ottenendo un buon successo di affluenza e ha la terza  migliore media di spettatori per sala il film statunitense Tonya (I,  Tonya)  che narra le imprese sportive della pattinatrice Tonya Harding (1969) defenestrata del mondo dello sport “a vita” perché fu accusata di avere procurato il ferimento della “rivale” Nancy Kerrigan.

Tonya, interpretata da Margot Robbie (che ha ottenuto una candidatura agli Oscar) è ritratta con luci e ombre, ma la tesi del film propenderebbe sul fatto che la Harding non abbia realmente complottato ai danni della Kerrigan. Ad averlo fatto fu il marito, Jeff Gillooly (Sebastian Stan, ottimo co-protagonista, di origine rumena) in combutta con alcuni loschi figuri come il “ciccione” disadattato Shawn Eckhardt (Paul Hauser).
Ma il film è interessante  anche, o soprattutto, perché descrive sapientemente il rapporto di Tonya con la madre, LaVona, che la spinge sulle piste ghiacciate sin dalla più tenera età . Trattasi di donna brutale ed esigente, con tre matrimoni alle spalle (terminerà la sua “carriera” con un quinto matrimonio, dopo la lite definitiva con Tonya).
Di origine umile, Tonya Harding non si inserirà mai nel mondo dello sport “vip”, in quanto le viene rimproverato uno stile rozzo nel vestire, negli atteggiamenti e nelle sue esibizioni.
Nella sceneggiatura si evidenzia  come, a corto di soldi, si cuciva da sola i completi con i quali poi gareggiava.
Epperò le sue abilità tecniche, forte di talento naturale unito a una determinazione d’acciaio, creavano un’atleta insuperabile, anche perché fu la prima a portare in pista il salto triplo axel, come nella pellicola viene detto (e mostrato) più volte.
Dunque la storia della pattinatrice è anche un pretesto per esaminare diversi fattori: la violenza psicologica della madre (Allison Jannery, l’attrice che la interpreta, ha vinto l’Oscar come miglior protagonista) ma altrettanto -e ancora di più- quella fisica del marito Jeff, pericoloso sociopatico col quale fu spostata dal 1990 al 1993.
Si può dire che per tutta la durata del film Tonya viene trattata dal consorte soltanto a suon di botte.
Questa dipendenza psicologica della pattinatrice dalle figure materna  e coniugale, saranno anche la causa della caduta anche perché, non sapendo gestire( forse per la giovane età) tali caratteri predominanti, non si accorge che essi minano, oltre la sua esistenza privata,  soprattutto quello a cui ella tiene di più: la carriera sportiva.
La forza della Harding è ammirevole per quanto  si spende nello  sport, anche perché come vediamo in alcune scene, è sofferente di asma.
La pellicola si svolge sotto finta forma documentaristica con i protagonisti che si raccontano alla telecamera, separatamente.
Poi ecco le scene del privato e del pubblico, con una bella colonna sonora che attinge all’epoca, gli anni Novanta  durante i quali si volge la vicenda clou (quella dell’attentato alla “rivale”) ma si usano anche brani risalenti agli anni Ottanta. Tra le canzoni troviamo Romeo and Juliet dei Dire Straits, Barracuda delle Heart e Gloria di Laura Branigan.
Ma il film è riuscito anche perché, grazie alla sceneggiatura  di Steven Rogers, riesce ad acchiappare un pubblico eterogeneo: non certamente e soltanto quello interessato allo sport, ma chi ama le biografie, le storie sentimentali e d’inchiesta.
Giova, a tal proposito, anche  il taglio giornalistico: le interviste ai personaggi sono realizzate sui testi di quelle veramente rilasciate dai caratteri originali.
Va detto che Tonya Harding ha sempre negato di avere ordito un attentato nei confronti della collega.
Ma ad ogni modo la rivalità da parte della protagonista emerge in alcune scene.
Vinta, sfatta, ancora giovane ma ai margini della società, Tonya è un concentrato di ironia ma nello stesso tempo parolacce e volgarità, come è del resto ben descritto l’ambiente umile  da cui proviene.
Una madre spietata, spregiudicata, dalla volgarità quasi oscena che Tonya “eredita” per forza di cose, riversandola e stemperandola sulle piste di pattinaggio sul ghiaccio con la sua carica travolgente.
Ma volgare e prepotente è anche il marito, per non parlare dell’ambiente da quest’ultimo frequentato, ricco di malavitosi di bassa tacca.

La Tonia-Margot e sulla sinistra, la Tonia originale
Insomma il film diretto da Craig Gillespie, oltre che “assolutorio” parteggia decisamente  per Tonya, vista come una vittima delle circostanze, dei natali e dell’educazione.
Sono bellissime le scene che ritraggono la pattinatrice in azione: dopo lo scandalo fu privata dei titoli precedentemente conquistati.
Il film documenta principalmente le imprese alle Olimpiadi invernali, 1992 e 1994.
C’è poi un buon cast che annovera anche Julianne Nicholson nei panni dell’allenatrice personale di Tonya, Diane.
Nei titoli di coda sono stati usati dei filmati originali della vera Tonya Harding.
E’ percepibile il confronto a sfavore della Harding a causa di una  certa goffaggine (al di là della bravura sportiva)  ma anche per una non eccelsa avvenenza paragonata con l’attrice Margot Robbie, la sua raffinata interprete sul grande schermo.
3 aprile 2018

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