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Partenza molto buona al botteghino per la commedia  di Alessandro Genovesi Puoi Baciare lo Sposo con un ottimo  e versatile cast

di Romolo Ricapito

  E’ partita molto bene la commedia di Alessandro Genovesi Puoi Baciare lo Sposo con un boom nel week end tanto da arrivare terza in classifica, ma può addirittura migliorare.

A convincere è innanzitutto il cast che vede attori ben scelti per i rispettivi ruoli, ma soprattutto si tratta di nomi non risaputi, il che va in controtendenza con la situazione italiana del cinema, che propone e ripropone di fatto i  soliti volti noti .

Ottima la partenza con l’introduzione dei “fidanzati” Antonio (Cristiano Caccamo, un bel volto da modello al suo esordio come protagonista) e Paolo ( il napoletanissimo Salvatore Esposito, noto per Gomorra-La serie ) ma piacciono molto in ruoli comici anche Diana Del Bufalo (Benedetta) e il barese Dino Abbrescia (Donato) nella parte  di un guidatore di autobus di Acquaviva delle Fonti.

Le risate iniziali del pubblico barese sono tutte per Abbrescia, ma anche la Del Bufalo ottiene molto successo in  sala ed è soltanto l’inizio perché l’azione si sposta da Berlino a un  suggestivo paesino del centro Italia dove vengono introdotti i personaggi dei genitori del bel  promesso sposo (Antonio): Roberto, il sindaco del piccolo comune (Diego Abatantuono) e la moglie Anna (Monica Guerritore).
Va detto  che alla comicità dei già citati attori si aggiunge quella di Abatantuono, sul versante del progressista che non accetta i gay e tanto meno in famiglia, mentre la recitazione di Monica Guerritore è più classica, con punte drammatiche.
Ci piace questa famiglia perplessa e con le tipiche tematiche di chi scopre nel proprio seno un figlio omosessuale, perché è molto più umana di quella di Chiamami col tuo nome, un po’ troppo algida e letteraria.
A ciò si unisce il personaggio di Donato La Vopa (Abbrescia) che ama il travestitismo in privato e  che per questo è  stato allontanato dalla famiglia originaria, mentre gradatamente affluiscono altri caratteri come la nevrotica ex fidanzata di Antonio, Camilla (Beatrice Arnera) la consuocera napoletana Vincenza (Rosaria D’Urso) Frate Francesco (Antonio Catania) il prete pro-unioni civili e infine nel ruolo di se stesso Enzo Miccio, l’organizzatore di matrimoni (wedding planner).
Va detto che una volta “steso” il materiale il regista (e co-sceneggiatore, con Giovanni Bognetti ) si impegna nel condurre il canovaccio d’uso a buon fine, evitando assolutamente qualsiasi presunta volgarità e mantenendo l’impianto su buoni livelli, grazie sia alla sua capacità di filmaker che alla professionalità degli interpreti.
E così al tema principale, quello dell’unione civile, si associano altre tematiche di attualità che vogliono esplorare la provincia italiana. Essa  poi  tanto involuta non è, anzi proprio in quanto  nucleo più “raccolto” è più facile che si adatti a nuove regole, all’abbattimento di pregiudizi millenari e nel raccogliere nuovi  spunti sociali  di progresso   per farli propri.puoi baciare lo sposo
 Nella trama si parla di straforo dell’accoglienza agli immigrati, alla quale il  sindaco è favorevole.
Nel  secondo tempo i personaggi continuano ad essere abbastanza seguiti e il film si trasforma quasi in una commedia spagnola, diciamo alla Almodovar, nel volere trattare personalità al limite che si scontrano con la razionalità del personaggio di Anna (Monica Guerritore). Costei,  nella sua accettazione della diversità del figlio, è l’epitome della vecchia mamma chioccia, con aggiornamenti all’era moderna.
E’ molto riuscito l’imprevisto colpo di  scena sulle note della canzone Don’t Leave me This Way dell’era disco, che molti ricordano nell’interpretazione di Thelma Houston.
C’è qui un accenno di musical, forse per contrasto alla frase iniziale di Diego Abatantuono, che sosteneva di detestare questa forma di spettacolo. Nell’accettazione di ciò è inclusa la metafora della comprensione per la scelta di vita del figlio.
4 marzo 2018

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